giovedì 27 agosto 2009

I lavoratori: solo "numeri" per il paròn

Produzione ridotta di un terzo, piccole imprese in crisi: allarme del sindacato Ilva, duemila operai dell'indotto a rischio
"I lavoratori tirano a campare con gli ammortizzatori sociali"
Mario Diliberto (La Repubblica - BARI)

Duemila posti di lavoro cancellati in meno di un anno. E' il prezzo salatissimo pagato da Taranto sull´altare della crisi dell´acciaio. La recessione ha messo in ginocchio l'Ilva e la grande fabbrica piazzata alla periferia della città è stata costretta a ridurre sino al 30% il suo regime di produzione di lamiere e coils. Con le commesse praticamente azzerate i magazzini traboccano di acciaio già stoccato e in attesa di compratori. Da dicembre dello scorso anno, quindi, migliaia di tute blu sono in cassa integrazione. La punta massima prevista per i dipendenti diretti di Ilva era di 6500, ma in realtà non si è mai superata quota quattromila, grazie al collaudato meccanismo delle rotazioni e delle ferie.
Ma a scontare più di tutti la mannaia della crisi sono stati i lavoratori dell'indotto. Lo stesso mondo in cui vivevano le ultime vittime di morti bianche registrate all'ombra delle altissime ciminiere del siderurgico tarantino. Sino al 2008 erano in settemila alle dipendenze delle aziende dell´appalto Ilva. Oggi al lavoro sono solo in tremila. All'appello mancano 4000 operai.
La metà di loro sbarca il lunario grazie agli ammortizzatori sociali. Tirano a campare con 700 euro circa al mese. Decisamente peggio è andata agli altri 2000. Questo esercito silenzioso è stato ingoiato dal gorgo della disoccupazione. Si spera nella ripresa, ma i segnali non sono positivi. "Purtroppo è stata grave l'emorragia di lavoratori nel mondo dell´appalto" - conferma Rocco Palombella, segretario provinciale della Uilm. "Se in Ilva ha funzionato l´ombrello della cassa integrazione è chiaro che nell´indotto è tutto più complicato". Ora i sindacati si interrogano sul futuro della grande azienda che ha spento tre grandi forni su quattro. "A settembre - spiega Palombella - tornerà in funzione un altoforno. Così risaliremo sino al 50% della produzione". La percentuale resta, però, deficitaria e tra le tute blu serpeggia la preoccupazione. A fine agosto comincerà l'ultima trance di tredici settimane di cassa integrazione. In questo periodo non si annunciano scossoni sul mercato dei coils e delle lamiere.
"L'azienda - insiste il segretario della Uilm - parla di segnali di ristagnamento del mercato almeno sino a fine anno. Ciò vorrà dire che occorrerà pianificare una nuova strategia occupazionale". Di certo per quell´esercito di nuovi disoccupati la speranza di ritrovare il lavoro perso resta una chimera.

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