Centotrentadue i principali siti industriali italiani censiti per amianto: 25 officine ferroviarie, 19 cantieri navali, i servizi portuali di 14 scali, 15 impianti siderurgici, 12 di costruzioni meccaniche, una decina di fabbriche varie, da quelle di laminatura a quelle che producono olio di semi. E poi 37 centrali termoelettriche. Dove ci sono produzioni che richiedono alte temperature oppure fabbricazione di oggetti coibentati dalle variazioni termiche, come i vagoni ferroviari.
Molte di queste installazioni sono in via di smantellamento, e questo chiama altri problemi: come farlo si sa, le tecniche di messa in sicurezza di lavoratori e ambiente circostante esistono. Ma costano, non fosse che in termini di smaltimento, oltre che di lavoro specializzato. Dalle industrie oltre che dagli edifici civili (abitazioni, ma soprattutto uffici e impianti sportivi) parte un flusso di smaltimento che in alcuni casi finisce nel circuito illegale.
Nel censimento dei siti industriali dove l’amianto è entrato nelle lavorazioni ci sono: officine Breda costruzioni Ferroviarie di Pistoia e Matera; Ferrovie Nord Milano; Servizio Materiale Rotabile Novate; Magliola Vercelli; Cima Mantova; S. G. I. Macerata; Officine Ferroviarie Veronesi Galtarossa; Ansaldo trasporti Napoli e Sesto San Giovanni; la Fervet di Viareggio e Castelfranco Veneto; la Breda di Reggio Calabria; la OM Fesa Lecce, la Fiat Ferroviaria Colleferro; l’Officina Fiore Ercolano, la Sige Ferroviaria Caserta; la Fieema Trasporti Caserta; I.M.S.A Messina; la Firema di Cittadella, Padova e Potenza; le Officine S. Giorgio Padova. Per la cantieristica navale, c’è la Fincantieri di Trieste, Monfalcone, Venezia, La Spezia, Genova, Livorno, Ancona, Civitavecchia, Napoli, Taranto, Palermo, molti dei cantieri navali di Ancona, Pesaro, Livorno e Messina. Nei porti, l’amianto è entrato quasi dovunque, anche nell’attività dei servizi portuali e degli spedizionieri (a Savona, Marina di Carrara, Ancona, Livorno, La Spezia, Ravenna, Trieste, Palermo, Napoli, Chioggia, Venezia, Imperia, Genova, Monfalcone).
Nella siderurgia ci sono: l’Ilva di Cornigliano, Taranto, Bagnoli e Piani a Torino; l’Oscar a Senigallia; l’Italsider Iritecna Campi Genova; la Nuova Siet a Taranto; l’Icmi di Napoli; l’Italsider di Selvosa, Marghera e Piombino; gli Acciai Speciali di Terni; l’acciaieria di Piombino assieme all’Italsider e alla Lucchini; l’AST di Torino. Per le costruzioni meccaniche, la Dalmine di Bergamo e l’Ansaldo (Sampierdarena, Genova Campi, Genova Feggino, Sestri Ponente, Monfalcone, Gioia del Colle, Legnano, Sesto S. Giovanni), l’IVG Corbacchini a Padova e la Fbm di Bergamo. Ben 37 le centrali elettriche cui si aggiungono una decina di industrie di vario genere. (Terra)
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