«I nostri cari morti per lavoro l'Ilva di Taranto ci risarcisca»
Richieste di risarcimento milionarie sono state presentate dagli eredi di alcuni operai morti per malattie che avrebbero contratto lavorando all’interno dello stabilimento siderurgico Italsider prima e Ilva poi. Oltre a una decina di familiari delle vittime, ha chiesto di costituirsi parte civile anche la Fiom Cgil. Sono imputati 32 ex dirigenti del Siderurgico per cooperazione in omicidio colposo e cooperazione in omissione colposa di cautele o difese contro gli infortuni sul lavoro. Una trentina i casi di operai morti o che hanno contratto gravi malattie lavorando a contatto con quella che il pm Italo Pesiri ha definito «una particolare miscela di elementi dannosi per la salute».
Gli episodi presi in esame riguardano un arco di tempo di 35 anni. Tra le carte processuali c’è la storia in filigrana dell’Italsider, della monocultura siderurgica, del passaggio dalle Partecipazioni statali al Gruppo Riva, della lotta all’inquinamento. La magistratura tarantina ha puntato l’indice sulle conseguenze sociali, sanitarie e ambientali della presenza dello stabilimento siderurgico. In alcuni casi, come evidenziato dall’avv. Giuseppe Lecce, uno dei difensori di parte civile, le consulenze tecniche hanno già evidenziato il nesso di causalità fra le patologie di cui sono rimasti vittime gli operai ed il loro luogo di lavoro e l’Inail eroga già assegni vitalizi agli eredi. Il legale ha citato per la responsabilità civile il rappresentante legale pro tempore dell’Ilva. Gli imputati, sempre a parere del pm Pesiri, avrebbero omesso di informare i dipendenti dello stabilimento dei rischi che la loro salute stava correndo alla luce delle sostanze e degli elementi, come le polveri, con cui avevano contatto.
Gli altri familiari delle vittime sono rappresentati in giudizio dagli avvocati Rosario Orlando (che ha chiesto per tre assistiti un risarcimento di un milione e mezzo di euro), Stefania Pollicoro, Caterina Campanelli e Francesco Nevoli. L’inchiesta fu avviata in seguito a una denuncia contro ignoti presentata da un avvocato di Matera, figlio di un operaio del Siderurgico morto per neoplasia. Le indagini sono state supportate dall’acquisizione di un’imponente mole di documenti e di testimonianze e dalle consulenze tecniche assegnate per ricostruire, partendo dalle cartelle cliniche degli operai deceduti per malattie ritenute di natura professionale, la diretta conseguenza del decesso con l' assorbimento o l' inalazione di sostanza letali, prima fra tutte l' amianto, che è comunque la sostanza che ha causato le morti per asbestosi.
Sono finiti sul banco degli imputati coloro che fra il 1960 ed il 1995, ha ricoperto ruoli dirigenziali nell’ambito dell’allora Italsider-Ilva. Il cocktail di sostanze tossiche sarebbe stato composto soprattutto da acidi tossici, apirolio, diossina, polveri di amianto, polveri sottili, carbone, silice, particelle di ferro, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, policlorobifenili, mercurio, anidride carbonica. I dirigenti avrebbero dovuto informare i dipendenti dei rischi che correvano.
L’udienza preliminare è stata aggiornata al 20 aprile prossimo. In quella sede, i difensori degli imputati presenteranno le loro eccezioni e il gup Carriere si esprimerà sulle richieste di costituzione di parte civile.
La Gazzetta del Mezzogiorno
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