Non si sa se sia più drammatica la situazione rilevata dall'ARPA a Brindisi o la penosa e gretta affermazione del rappresentante della UILCEM che, come tutte le constatazioni frutto di scarsa conoscenza e poco interesse per le condizioni dei lavoratori, si ferma ad accusare gratuitamente giornalisti e ambientalisti.
Siamo noi che ci interessiamo della salute pubblica "per hobby" (sacrificando il tempo libero e le altre attività) o è il nostro bravo sindacalista che non fa quello per cui è pagato?
Inquinamento: "le torce accese fanno danni"
Una cabina di monitoraggio per la qualità dell’aria tra le campagne di Ostuni, per confrontarne i dati con quelli registrati da una seconda centralina denominata “Sisri” e posizionata nella zona industriale di Brindisi. E’il sistema messo a punto dall’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente “Arpa”, per meglio comprendere gli effetti indotti sulla qualità dell’aria della città di Brindisi, ogni qualvolta una delle torce del Petrolchimico entrano in funzione. Occasione per il primo confronto è stato l’episodio dello scorso 23 febbraio, e quel che ne emerge è uno scenario incontrovertibile.
Confrontando i dati registrati a cavallo tra il 22 e il 24 febbraio scorso nelle due stazioni, la concentrazione di benzene, polveri sottili, monossidi d’azoto e carbonio, mostrano nella stazione di Brindisi impennate dei valori anche di ottanta volte superiori rispetto a quelli rilevati a Ostuni. Stesso refrain per quelle di Torchiarolo, San Pietro Vernotico, e Brindisi via Taranto.
Dal primo febbraio, e per circa tre settimane, tutte le linee dei grafici restano immobili e appiattite a livello zero, salvo impercettibili spostamenti. Poi, dal 22 al 24, l’impennata. Picchi verso l’alto che riguardano ogni singola stazione, tranne quella di Ostuni. Che lontana da Brindisi, continua a registrare valori nella norma. E questo per la prima volta, da quando la scorsa estate sono cominciate le anomalie presso lo stabilimento industriale che hanno portato alle accensioni delle torce, avviene con una stazione di confronto.
Ad oggi, i più scettici, hanno sempre sostanzialmente cercato di giustificare quelle impennate come eventi quasi fisiologici, normali. E la concomitanza con le accensioni delle torce, praticamente delle mere coincidenze. Il paragone con i dati parallelamente registrati a Ostuni, città vicina a Brindisi ma non tanto da sentirne gli effetti, evidenziano senza più alcun margine di dubbio come l’attivazione delle torce comporti un’impressionante aumento nell’aria, della concentrazione di pericolosissimi inquinanti. E non semplice vapore acqueo e anidride carbonica, così come si sono affrettati a tranquillizzare i dirigenti dell’impianto, rispondendo alle richieste dell’Arpa.
“I dati registrati dalle stazioni fisse – si legge nella relazione dei tecnici Arpa – hanno mostrato aumenti delle concentrazioni orarie di Pm10 ( polveri sottili, Ndr), benzene, monossido di carbonio e diossido di azoto nelle ore serali del 23 e nella giornata del 24 febbraio, nelle centraline collocate nell’area urbana di Brindisi e nel comune di Torchiarolo.
Tale fenomeno – proseguono – non si è riscontrato nello stesso periodo nel sito di monitoraggio posto in agro di Ostuni presso la Masseria Montalbano, dove si trova attualmente il mezzo mobile di Arpa”.
Quindi “il fenomeno dell'inquinamento prodotto dal blackout avvenuto nell'area industriale brindisina, pur se transitorio, appare significativo poiché tale da aver portato all’aumento di molti dei parametri rilevati dalle centraline fisse e mobili”.
Dati e grafici scientifici definiti “incomprensibili” dal segretario della Uilcem Carlo Perrucci, e in contrasto con quelli forniti da non specificati “altri enti o aziende”, e attacca: “Da diverse settimane – dice – è ripresa, su alcuni quotidiani locali, quell’opera di vile aggressione fatta di titoloni e di articoli riproposti con le solite foto del nostro sempre più bistrattato Petrolchimico, da parte sia dei soliti (pochi per fortuna) ‘bene informati giornalisti’ sia delle solite associazioni ambientaliste che non poco danno stanno arrecando al nostro territorio”.
“Capiamo benissimo – prosegue – che l’avvicinarsi di una nuova campagna elettorale, le scelte ideologiche da parte di alcuni, oltre ad una condizione lavorativa ed economica agevolata per la maggior parte dei componenti di queste associazioni, non permette loro di trovare altri hobby o altre motivazioni politiche, se non quelle di perseverare con la ‘sconfitta’ politica del NO, e di attaccare ancora l’unica fonte certa di una occupazione stabile e dignitosa della provincia”.
Senzacolonne.it
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