domenica 22 marzo 2009

Inceneritore AMIU: comunicato stampa

Attraverso un famigerato comunicato stampa che è circolato nei giorni scorsi all’interno di un limitato gruppo di contatti, abbiamo appreso che il Comune di Taranto, in accordo con l’AMIU, intendeva presentare ufficialmente alla città la riapertura dell’inceneritore AMIU, camuffandolo in un imballaggio tecnico-retorico che va sotto il nome accattivante di “chiusura del ciclo dei rifiuti”.
Dal punto di vista metodologico, per una giunta che si vanta di sostenere la partecipazione, è apparso sospetto il fatto che i cittadini venissero messi al corrente di un dato di tale importanza per la loro salute, solo a cose fatte e senza che vi fosse stata una preventiva comunicazione e pubblicizzazione dell’evento (i siti istituzionali del Comune e dell’AMIU non ne accennano minimamente). Già questo, ai sensi delle direttive europee circa la trasparenza in materia ambientale, costituisce un grave atto di occultazione e di omissione di informazione nei riguardi del pubblico interessato.
Dal punto di vista etico non si capisce con quale onestà e coerenza le persone che hanno elogiato questo vecchio impianto, già riadattato prima ancora di ottenere le autorizzazioni, si posero alla testa di una manifestazione, quella di Altamarea del 29 novembre scorso, peraltro non organizzata da loro, che nacque dalla legittima aspirazione di tutti i tarantini ad un ambiente sano. La piattaforma, cui tutti i partecipanti aderirono, citava espressamente la contrarietà alla riapertura dell’inceneritore, che avrebbe apportato un incremento di sostanze tossiche su tutto il territorio jonico.
Come non sottolineare quanto un simile comportamento, unito ad una crescente, pericolosa, inerzia in campo ambientale, allontani sempre più da questi amministratori il favore di una cittadinanza che aveva creduto nella loro responsabilità ed onestà, scegliendoli quali guida di una città che già troppo aveva dato alle logiche dello sfruttamento e devastazione del territorio?
Scendendo, invece, sul piano tecnico, come cittadini, non essendo mai stati interpellati in una pubblica discussione in merito, ci sentiamo di osservare e sottolineare tutte le incoerenze di un’azione che, nella migliore delle ipotesi, è solo un ennesimo, inappropriato quanto squallido, modo di fare cassa a spese della salute pubblica.
In primo luogo il “fantasma” della “chiusura del ciclo dei rifiuti”, arricchito da pannelli solari e compostaggi vari, suona come la solita scusa che in tutta Italia viene sventolata per autorizzare queste nefandezze ambientali: Taranto è purtroppo una città di rifiuti che annovera oltre settanta discariche e l’unico inceneritore attivo di Puglia, quello di Massafra. Qui si brucia solo parte dei nostri rifiuti ma in compenso si accolgono quelli di tutta la Puglia, della Campania, e di tante belle e pulite regioni del nord.
Non si coglie la ragione dell’apertura di un altro inceneritore a poche centinaia di metri da quello, su un area già pesantemente offesa da miasmi e inquinamento industriale. Un area di grande valore paesaggistico, a ridosso del nascente parco delle gravine, costellata di sontuose, antiche masserie che non potranno mai più essere convertite in agriturismi e centri culturali e ricettivi, così come accade per le loro omologhe salentine. Per non parlare di coltivazioni e allevamenti già colpiti dal dramma diossina.
In secondo luogo, nella città con il più basso livello di raccolta differenziata d’Italia, suona come una vera e propria presa in giro collettiva la proposta di realizzare un ciclo virtuoso dei rifiuti partendo… dalla fine! Non si può offendere l’intelligenza dei cittadini sostenendo che prima si bruciano i rifiuti e poi si riciclano. Qui, per fare una metafora, non abbiamo neanche l’antipasto e ci propongono di passare direttamente alla frutta (marcia)! Il vero ciclo dei rifiuti si realizza attraverso una reale raccolta differenziata porta a porta (non le eterne sperimentazioni annunciate da anni per prendere tempo) e, soprattutto, attraverso una corretta politica di incentivi allo sviluppo di un bacino industriale, atto al riuso e al riciclaggio dei materiali recuperati. Un inceneritore come quello che Taranto ha già attivo è in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti di una città come Berlino, con un bacino di sei milioni di abitanti e qui, invece, se ne vuole aprire un altro?
In terzo luogo, tecnicamente, stiamo parlando di un impianto a griglia la cui concezione è vecchia di oltre 35 anni e che lo stesso Nello De Gregorio, oggi entusiasta vicepresidente dell’AMIU, definì nocivo ed antieconomico, rispetto ad un sistema di raccolta differenziata serio (come si cambia… diceva una celebre canzone).
Sicuramente, fior di tecnici verranno a raccontarci la favola dell’inceneritore pulito che è la stessa che raccontano ancora oggi a Brescia dove ormai il latte alla diossina viene diluito con il latte tedesco. Ma la cosa essenziale, che nessun tecnico potrà negare, è che le emissioni, sebbene al minimo, sono sempre estremamente nocive soprattutto in un’area critica dove già la percentuale di malattie e decessi per inquinamento è doppia rispetto alla norma! Inoltre la legge italiana non considera l’impatto delle nanoparticelle, che sono la vera peste nera di questi impianti, causa di danni gravissimi alla salute, e delle ceneri da smaltire in discariche speciali. Infine come non sottolineare, proprio alla luce dei fatti di Roma, come la pericolosità di questi impianti risieda anche e soprattutto nella gestione e manutenzione? In una città dove gli enti pubblici sono allo sbando e la forza degli interessi privati prevale sul bene collettivo, chi garantisce sul funzionamento a regime di questa struttura (si veda il caso di Roma)? E’ possibile pensare di aggravare lo scenario delle possibili speculazioni invece di concentrare le forze verso prospettive sostenibili e sane?
In quarto luogo, economicamente, l’apertura di un inceneritore prevede necessariamente un tempo estremamente lungo di ammortamento e quindi di attività a pieno regime: se i nostri amministratori puntano al recupero e al riciclaggio, cosa bruceremo in questo impianto in futuro? Sicuramente non i nostri rifiuti ma quelli raccolti da tutti i comuni più appestati d’Italia!
L’assessore Romeo continua a sostenere che l’incontro in Municipio, consisteva in una consultazione e non in una presentazione ufficiale. Ci permettiamo di smentire con estremo rammarico e profonda delusione chi vuole offendere e prendere in giro la cittadinanza: il bando di gara per la gestione dell’inceneritore è stato già pubblicato da più di tre mesi sul sito dell’AMIU! Ed è anche scaduto!
Non si possono consultare i cittadini senza informarli, convocarli e, soprattutto, sapendo già quale sarà l’esito della consultazione!
In tutto questo marasma di cattiva informazione creata ad arte, vogliamo aggiungere qualche nota a chi ha attaccato direttamente la cittadinanza partecipativa, che si oppone a questo ennesimo impianto tossico. Si tratta di un certo Roberto De Giorgi che,pur essendo nel libro paga dell’AMIU come consulente, si spende come “ambientalista” della Rete Jonica Ambientale, per appoggiare questa scellerata riapertura, accusando addirittura i cittadini di atteggiamenti “olifrenici”. Se già appare quantomeno strano che un ambientalista usi termini introvabili sui dizionari per farsi capire dalla cittadinanza (il che la dice lunga sulle tristi sorti della comunicazione e della condivisione della cosa pubblica), pur immaginando il senso etimologico, vogliamo rigettare un’accusa così stravagante lasciandola cadere nella retorica incomprensibilità che la caratterizza. Alla luce della viva reazione di tutte le associazioni che hanno marciato il 29 novembre contro l’inceneritore AMIU e soprattutto dopo l’acceso dibattito di giovedì scorso a Palazzo di Città, che ha visto i cittadini e le associazioni ambientaliste unite nel condannare duramente questa scelta, non possiamo che rilevare, per rispondere a tono, che la posizione del sig. De Giorgi è palesemente quanto erroneamente olofrastica, con buona pace del nostro che, come noi, andrà a sfogliarsi il primo dizionario sottomano.
Il Comitato per Taranto, l’AIL e tutti i cittadini indignati per questo ulteriore danno alla collettività, delusi per la cattiva gestione di una delega così rilevante per la salute di tutti, si opporranno con tutti i mezzi alla riapertura di questo vecchio inceneritore, superfluo e, nonostante le false garanzie, altamente inquinante.
Nell’offrire la nostra disponibilità a collaborare verso l’introduzione in questa città di pratiche sostenibili e redditizie , chiediamo inoltre che sia convocato ufficialmente al più presto un nuovo incontro con gli amministratori del Comune di Taranto.

Comitato per Taranto
AIL
Meetup Amici di Beppe Grillo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"...si posero alla testa di una manifestazione, quella di Altamarea del 29 novembre scorso, peraltro non organizzata da loro" si dice nell'articolo; ma nessuno degli organizzatori mosse un dito!

coxta ha detto...

Il "mettersi alla testa" era evidentemente inteso in senso soprattutto figurato, indicando l'appropriazione della piattaforma come parte del loro programma politico.Il protagonismo dei politici è sempre aggravato dai giornalisti che si accalcano per intervistarli e fare scoop.
In un paese libero, in una manifestazione libera non si può cacciare nessuno e non si possono tenere lontani i giornalisti dai politici...

Anonimo ha detto...

ma indirizzare i politici a mettersi fra la folla e non in posizione preminente e tutti insieme, questo lo si poteva fare: avrebbero sentito dalla viva voce del popolo cosa questo pensava e forse avrebbero scoperto che su qualche problema ambientale i cittadini avevano soluzioni migliori.

Anonimo ha detto...

Come darti torto... ma purtroppo il cartello di associazioni e cittadini in Altamarea, per una esigenza concreta di allargamento a tutto il panorama ambientalista e attivista locale, comprendeva anche gruppi e associazioni con posizioni diciamo così "più morbide" nei confronti della politica locale. L'occasione era troppo importante per scatenare, in quel momento, un putiferio che avrebbe danneggiato l'immagine di una città in marcia.
Il fatto riveste invece oggi grandissima importanza, dal momento che ci troviamo di fronte al travisamento di un accordo con quei politici che, nell'inerzia ingiustificabile di Altamarea, cui cercheremo assolutamente di porre rimedio, stanno riaprendo un inceneritore tossico sulle nostre teste!
Ti invito a partecipare alle riunioni aperte del Comitato per Taranto o di Altamarea per far sentire le tue giuste osservazioni e mettere alla prova l'apertura reale alla città di questi gruppi.

Anonimo ha detto...

Tra l'altro proprio un membro del Comitato per Taranto ha invitato energicamente i politici, dal palco della manifestazione, ad andare a lavorare per il bene della città, piuttosto di venire a fare le belle statuine in parata! (ed oggi capiamo quanto avesse ragione...)