mercoledì 18 marzo 2009

Cancro. E' possibile salvarsi?

Ci sono oggi al mondo più persone che vivono di cancro, di quante ne muoiano per il cancro.
Si può quindi immaginare quale tipo di interessi si vada a toccare, nel momento in cui si parli di una qualunque terapia alternativa che esca dal seminato, e possa fare a meno del classico percorso chirurgia-chemioterapia-radioterapia che tiene in piedi un'industria mondiale di dimensioni colossali.
E che nel frattempo conduce alla morte la quasi totalità dei suoi pazienti.
Basta infatti una piccola indagine per rendersi conto dello scarsissimo "entusiasmo" con cui venga accolta dall'establishment medico ogni nuova proposta di cura alternativa. Invece di voler approfondire almeno quelle che sembrano più promettenti, ci si trova sistematicamente di fronte ad un muro di gomma, che rifiuta qualunque terapia che non sia "scientificamente dimostrata", dimenticandosi che il compito della sperimentazione starebbe proprio a coloro che rifiutano questa terapia. (E quando la sperimentazione venga imposta a furor di popolo - come nel caso Di Bella - essa viene condotta in maniera talmente distorta da denunciare chiaramente l'intento di invalidarne ogni eventuale potenzialità, invece di rimarcarla).
Mentre vengono impunemente vendute medicine "a rischio di morte" (per loro stessa ammissione, da bugiardino), si trovano ovunque dozzine di avvisi "premurosi" contro la presunta "tossicità" di certe erbe, o altri prodotti curativi, che sono invece notoriamente innocui.
Di fronte a questo totale ribaltamento dei valori, solo l'individuo che decida di prendere nelle proprie mani la sua salute - anche con il sostegno del medico di famiglia, se disponibile - ha una possibilità reale di sopravvivere a situazioni che la medicina ufficiale condanna a morte senza nessuna speranza.
Ma solo dopo aver tratto il massimo profitto dalle sofferenze dello "sfortunato" paziente.
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