lunedì 17 marzo 2008

Un'importante iniziativa a Taranto il 28 marzo 2008

Il Forum Pugliese dei movimenti per l'acqua organizza a Taranto un incontro sul tema "Acqua Bene Comune"


Il FORUM PUGLIESE DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA

segreteriacomitatopugliese@gmail.com

INVITA
TUTTE LE ASSOCIAZIONI E MOVIMENTI
A
TARANTO
SALONE DI RAPPRESENTANZA
PALAZZO DELLA PROVINCIA
VIA ANFITEATRO
venerdì 28.03.2008
ORE 17.00


AD UN INCONTRO SUL TEMA

“ACQUA BENE COMUNE”



Il “Forum Pugliese dei Movimenti per l’Acqua” organizza un incontro a Taranto per evidenziare il “problema acqua” che liberalizzazioni indifferenziate stanno per trasformare in merce.
La battaglia sarà dura perché il nuovo “oro blu” sta diventando appetitoso sostituto di altri ori più o meno neri.
Propongo le riflessioni che seguono perché ciascuno si faccia una propria convinzione e partecipi e sottoscriva la propria adesione.
Aggiungerei che la già operante riduzione dei diritti civili nel nostro paese porterebbe, attraverso l’acqua/merce, anche ad un conseguente ridimensionamento della democrazia.

Ubaldo Molinari
ubaldomolinari@libero.it
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INVIARE LE ADESIONI A:

segreteriacomitatopugliese@gmail.com
forumacquapuglia@lists.riseup.net

sono gratuite e non comportano altro che l’adesione scritta.

Vi aspettiamo.

La natura del bene acqua

L'acqua è un bene pubblico in quanto risponde ai caratteri di non-escludibilità e non rivalità. Infatti, il suo utilizzo da parte di un soggetto o di un gruppo non ne impedisce la fruizione da parte degli altri (ovvero, il consumo da parte di un individuo non ha effetti sull'ammontare disponibile di quel bene per gli altri individui) e in quanto non è possibile escludere (teoricamente) alcun individuo dall'uso della stessa. All'acqua, inoltre, è attribuito il carattere di bene comune nella misura in cui ad ogni individuo è riconosciuto un comune diritto di accesso. Poiché tali principi sono riconoscibili anche a scala mondiale, ne deriva che l'acqua è un bene pubblico comune globale. Più nello specifico, i beni pubblici globali sono caratterizzati da transcalarità della loro azione (il ciclo dell'acqua è alla base dell'equilibrio ecologico del sistema terra e le conseguenze di una sua alterazione, anche nel caso in cui sia prodotta a livello locale, si riflettono a scale diverse). Infatti, essi sono definiti come quei beni i cui "benefici o costi coinvolgono più o meno tutta l'umanità; i cui effetti esprimono una forte componente intergenerazionale; la cui fornitura richiede una forte componente cooperativa dagli stati" (Bizzarri, Baranes, 2006). L'acqua è anche un bene sociale in virtù sia del suo ruolo sociale e culturale che dell'esistenza di esternalità positive legate al suo utilizzo. Infatti, l'utilizzo di acqua potabile pulita e di buona qualità incide sul miglioramento generalizzato delle condizioni igienico-sanitarie, miglior cura della persona, maggiore qualità nutrizionale degli alimenti.
In ambito istituzionale, il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ONU, 2003), nell'osservazione generale n° 15 sull'applicazione del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, specifica che "l'acqua è una risorsa naturale limitata e un bene pubblico fondamentale per la vita e la salute. Il diritto umano all'acqua è indispensabile per vivere dignitosamente ed è la condizione di altri diritti umani". Nel testo si evidenzia come per diritto umano all'acqua debba intendersi: "Il diritto di tutti a disporre di acqua sufficiente, salubre, accettabile e accessibile per uso personale e domestico".
Tale affermazione giunge in seguito ad una riflessione che ha investito intellettuali e politici e un percorso "istituzionale" piuttosto travagliato che, nato negli anni '80, identificava inizialmente l'acqua come un bene economico e considerava l'accesso ad essa come un bisogno vitale da soddisfare piuttosto che come un diritto umano da garantire. La differenza fra bisogno e diritto, lungi dall'essere meramente terminologica, è sostanziale. Parlare, infatti, di accesso all'acqua come di diritto umano significa affermare che è "responsabilità della collettività assicurare le condizioni necessarie e indispensabili per garantire un tale diritto a tutti" (Petrella, 2001). Al contrario, intendere l'acqua come bisogno non comporta alcuna responsabilità collettiva e, pertanto, spetta a ciascuno individuo darsi i mezzi per soddisfare il bisogno in base alle proprie capacità.
La partecipazione alla gestione, l'attenzione alle esternalità sociali positive e alla tutela ambientale mal si coniugano con un modello gestionale privato, orientato al profitto e per di più in una situazione di monopolio naturale.


Nella nostra Provincia ci sono paesi in cui il 50 % della popolazione non ha rete idrica potabile e paga l'acqua sporca di pozzo tre/quattro volte più cara dell'acqua di acquedotto.
Ecco alcune motivazioni per sostenere con urgente passione la legge di iniziativa popolare già sottoscritta da numerosi enti locali ed associazioni.

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