giovedì 6 marzo 2008

Cibi, politici, rigassificatore, salute, inceneritore, democrazia ed elezioni.


Non agitare affatto prima dell'uso.
di Giovanni Matichecchia (Comitato per Taranto)



È tempo di scelte, forti e decise.

È ormai evidente che il nostro futuro, la nostra vita sono solo nelle nostre mani, nella nostra capacità di contrastare il bieco capitale, quello del profitto per il profitto, insieme al camaleontismo diffuso dei politici ionici (e non solo) che il periodo elettorale porta a cambiare il pelo per lasciare notoriamente intoccato il vizio di turlupinare la gente. Una miscela antidemocratica che sta devastando la salute e il vivere civile della nostra comunità.

Un clima capace di dare forza ai potentati economici spingendoli alla tracotanza se non proprio alla più assoluta indifferenza per le legittime richieste di salute dei cittadini. Accade così che rimangano inascoltate, snobbate le più elementari richieste dettate dal buon senso e dalla paura per la propria salute.

Se l'industria produce il 90% della diossina italiana, questa diossina dove va a finire? Tutta e soltanto nei polmoni di chi muore di tumore? Non entra per caso anche nel ciclo alimentare? E se vi entra, chi si occupa di tutelarci? Per l'aria, si dividono le competenze del monitoraggio Comune, Regione, Dipartimento di prevenzione ASL, Arpa, Provincia. E per gli alimenti?

A chi possiamo chiedere se vengono effettuati controlli sul pane e sulla pasta che mangiamo, sul latte che beviamo, su una serie di alimenti che ormai sono culturalmente parte della nostra dieta e che mangiamo senza sognarci di mettere in discussione: il vino, l'acqua. A chi possiamo rivolgerci per essere certi che le analisi che vengono fatte su tali prodotti sono all'insegna della trasparenza, della ripetibilità e del rigore scientifico?

Ai nostri politici? Probabilmente no.

Hanno le idee confuse in tema di rifiuti, di salute, di ambiente, di emissioni, di inquinamento. Sono sensibili al vento dei consensi, del potere economico e al peso della carta moneta.

Ce ne sono alcuni che, convinti in campagna elettorale, si sono fatti prendere dalla voluttà di partecipazione. Così dalle idee apparentemente chiare sul no al rigassificatore, oggi decidono di affidare, democraticamente, le scelte al popolo sovrano, attraverso la più alta espressione di democrazia diretta: il referendum.

Sanno benissimo che chi vuole il rigassificatore può investire una valigia di biglietti da cento e cinquecento euro senza battere ciglio. Chi si batte per il no ha solo la forza delle proprie idee. È notorio che quando una buona idea si scontra con una valigia di bigliettoni di euro, la buona idea, benché sostenuta dal popolo, ne esce sconfitta. È notorio che noi non stiamo dalla parte della valigia piena di bigliettoni.

E non siamo neanche nella logica di chi amministra.

È capitato infatti che qualcuno, partecipando ai nostri incontri del Comitato per Taranto, condivida le nostre buone idee. A cavallo di una poltrona di amministratore invece si sbiadiscono le idee, si rallenta il passo fino a camminare con i piedi di piombo per, infine, rimanere fermo.

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