«Protesta all'Ilva» Operai contro contratti di solidarietà
Diversi lavoratori dell’Acciaieria 1 e 2 dell’Ilva di Taranto si sono radunati davanti ai cancelli della direzione dello stabilimento per protestare contro l'applicazione dei contratti di solidarietà. Lo rende noto l’Usb (Unione sindacale di base), che ha chiesto un incontro all’azienda per “discutere di una serie di gravi anomalie” nell’applicazione dell’ammortizzatore sociale nei reparti Acciaieria 1-Colata continua 1 e 5 e Gestione rottami ferrosi (Grf) esercizi e manutenzione “che vanno in spregio – si sostiene – alle normative vigenti agli accordi in essere”.Il sindacato di base segnala “decine di casi in cui i lavoratori posti in contratto di solidarietà (Cds) vengono sostituiti dai capi, come nel caso delle manutenzioni CCo-Co8 o dei gruisti, locomotoristi e preparatori siviere di Acciaieria 1” e altre anomalie sono relative a “sostituzioni di lavoratori in contratto di solidarietà con responsabili, turnistiche modificate di giorno in giorno, lavoratori con periodi lunghi di contratto di solidarietà e altri che non sono interessati pur lavorando nello stesso gruppo”.
In diversi casi, secondo l’Usb, che sollecita il principio della rotazione per l’individuazione degli esuberi, “il giorno di contratto di solidarietà settimanale obbligatorio per una serie di figure sembra più basato su una logica di risparmio economico per le casse aziendali che per vera esigenza tecnica”. (GdM)
Ilva: tensione tra i lavoratori su contratti solidarietà
All'Ilva di Taranto i contratti di solidarieta' sono entrati da quasi due mesi nel terzo anno di attuazione, coinvolgono poco piu' di 3mila addetti a fronte di un accordo sottoscritto, per il 2015, per un numero massimo di 4.074, "ma la loro applicazione si sta rivelando fonte crescente di proteste e di disagi". Lo dichiarano i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm di Taranto annunciando che per fine mese l'azienda ha convocato un incontro per discutere di contratti di solidarieta' e formazione."Non passa giorno che non ci giunga una segnalazione dalla fabbrica in merito all'organizzazione di lavoro o alle procedure di sicurezza sul lavoro" dicono ancora i sindacati a proposito dell'attuazione "spinta" dei contratti di solidarieta' nell'Ilva di Taranto. "Il fatto che ci sia meno gente al lavoro - sottolineano - spesso porta a rivedere assetti organizzativi consolidati e questo provoca malumori, disagi, insofferenze". "Ma l'elemento piu' significativo - rilevano i sindacalisti - e' che tanti lavoratori chiedono di lavorare e di fare meno ore di solidarieta' perche' non ce la fanno piu' economicamente. Arrivare a fine mese sta diventando problematico per tantissimi. I contratti di solidarieta' hanno infatti notevolmente inciso su buste paga che gia' non sono elevate. E se a questo poi si aggiunge il fatto - proseguono - che nell'Ilva si percepisce ancora una copertura salariale al 60 per cento perche' la solidarieta' non e' stata ancora adeguata di quell'altro 10 per cento reintegrato dal decreto Milleproroghe, si capisce come il disagio economico sia al massimo. Certo - rilevano ancora gli esponenti di Fim, Fiom e Uilm - ci e' stato assicurato che l'Inps dara' all'Ilva la direttiva per l'adeguamento della solidarieta' al disposto del Parlamento, e quindi copertura al 70 per cento, ma sinora i lavoratori hanno percepito una busta paga piu' leggera rispetto al 2014 e questo non va bene". Altro elemento di preoccupazione e' che i tagli allo stipendio si aggiungono alle incertezze generali che continua a vivere l'Ilva. "E' fermo mezzo stabilimento, due altiforni su quattro, un'acciaieria su due, parte dei tubifici - osservano i sindacalisti -. Si vedessero i cantieri dell'Autorizzazione integrata ambientale all'opera, sarebbe gia' diverso. I lavoratori potrebbero almeno dire che si', stanno facendo dei sacrifici economici ma almeno finalizzati a qualcosa, ad un miglioramento, e invece di lavori non se ne vedono perche' e' tutto fermo. Un mese fa e' stato spento l'altoforno cinque, il piu' grande d'Europa, ma ancora - sottolineano - non sappiamo quando partiranno gli interventi di adeguamento, ne' chi li effettuera'". "C'e' la nuova legge sull'Ilva, tutti dicono che e' lo strumento che ci voleva, ma i soldi promessi non sono ancora arrivati e la situazione dell'azienda purtroppo continua a restare stagnante. Non si vedono prospettive, non c'e' lavoro e si prendono in busta paga sempre meno soldi. Una situazione - osservano i sindacalisti - che per noi e' davvero difficile governare". E intanto partiranno nella prossima settimana circa 16mila lettere raccomandate dell'Ilva ad altrettanti dipendenti dell'azienda - 11 mila solo a Taranto - affinche' possano rivendicare i loro crediti precedenti all'avvio dell'amministrazione straordinaria con la legge Marzano (21 gennaio scorso). Ogni lettera conterra' un documento illustrativo ed una password con la quale i dipendenti, collegandosi al sito dell'Ilva, potranno accedere ai loro dati.
Il tutto in vista dell'udienza del 29 giugno prossimo al Tribunale di Milano nella quale il giudice delegato alla procedura dell'amministrazione straordinaria, Caterina Macchi, effettuera' la verifica dello stato passivo della societa'. I crediti dei dipendenti riguardano trattamento di fine rapporto, ferie, premi, riposi e quant'altro maturato dal singolo dipendente sino al 20 gennaio scorso. Predisposto un modulo specifico intestato al Tribunale di Milano, sezione fallimentare, che andra' spedito al sito dell'Ilva solo via posta elettronica certificata. La spedizione da parte degli interessati dovra' avvenire un mese prima del 29 giugno ma, si apprende da fonti sindacali, siccome le lettere ai dipendenti dovevano gia' essere spedite nelle scorse settimane, l'Ilva, causa lo slittamento, non esclude di chiedere un rinvio dei termini. Anche perche', osservano i sindacati, ciascun dipendente dovra' controllare i propri dati, verificarne la veridicita', e questo richiedera' tempo. Inoltre, l'operazione coincide anche con quella dei modelli 730. Sono 15, in totale, le "voci" dove l'Ilva dira' a ciascun dipendente quanto deve ancora avere dall'azienda, la quale indichera' anche il totale complessivo. Per il tfr, i dati sono calcolati sino al 2006 perche' dall'anno successivo sono scattate le norme sulla previdenza complementare e quasi tutti i lavoratori, con la modifica del sistema, hanno chiesto la liquidazione di quanto era stato accantonato in azienda. Molti, infine, coloro che hanno chiesto anticipi parziali per cui il monte tfr ancora presente in Ilva si e' ridimensionato. Infine, per il tfr che e' nel fondo previdenziale metalmeccanici, precisano i sindacati, non andra' fatta alcuna domanda perche' non e' toccato dall'amministrazione straordinaria dell'Ilva. (AGI).
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