giovedì 16 aprile 2015

Ai posteri la sentenza

Ilva, Corte Ue rigetta ricorso su presunta leucemia da emissioni


La Corte europea per i diritti umani ha dichiarato oggi inammissibile il ricorso di una donna di Taranto, morta nel 2012, che aveva attribuito la propria leucemia alle emissioni inquinanti dell'impianto siderurgico Ilva.
Secondo la Corte di Strasburgo non c'è stata infrazione dell'articolo 2 della Convenzione europea sui diritti umani, quello relativo al diritto alla vita, dice un comunicato.
La vicenda risale al 2006, quando a Giuseppina Smaltini fu diagnosticato una leucemia mieloide acuta. Subito dopo la donna denunciò un manager di Ilva, accusando l'azienda di aver provocato il suo tumore a causa delle emissioni inquinanti. Nel 2008 il gip che si occupava del caso ordinò un'inchiesta epidemiologica, da cui però risultò che l'incidenza della leucemia nel campione di età in cui rientrava la donna non era più elevata a Taranto rispetto ad altre zone italiane.
Dunque, dice il comunicato, pur riconoscendo che le emissioni dell'Ilva potevano avere conseguenze per la salute, gli esperti, sulla base dei dati scientifici disponibili, esclusero l'esistenza di un rapporto di causa-effetto col caso Smaltini.
Nel 2009 il caso approdò a Strasburgo, perché la donna contestava che la giustizia italiana non avesse provato il rapporto di causa tra le emissioni e la leucemia. La donna morì poi nel 2012 di meningite, che non potè essere curata a causa dell'immunodeficienza provocato dal tumore.
Secondo i giudici, che hanno votato all'unanimità il rigetto del ricorso perché "manifestamente infondato", alla luce dei dati scientifici disponibili all'epoca, non è stato dimostrato che le autorità italiane siano venute meno all'obbligo di proteggere la vita della donna, come impone la Convenzione europea. (Reuters)

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