martedì 28 aprile 2015

Forza e responsabilità

Il grido di Rita, malata di cancro: lotto per una Taranto migliore

«Anziché rischiare di perdere la vita per un tumore, preferirei non avere un lavoro e morire di fame...». Massimo Russo, 44 anni, operaio dell’Ilva, è sposato con Rita Corvace. Sua moglie, trentottenne, convive dal 24 maggio 2013 con un cancro al seno, «provocato da inquinamento atmosferico, come accertato da un’indagine medica alla quale mi sono sottoposta». Il carcinoma duttale infiltrante, in stato avanzato e minaccioso per i polmoni, è stato «combattuto» con due interventi a distanza di un mese l’uno dall’altro, rispettivamente in mastectomia ed in quadrantectomia, «che mi hanno asportato completamente la mammella destra e parzialmente la sinistra. In seguito - ricorda Rita - ho rischiato di contrarre una leucemia fulminante a causa del blocco del midollo osseo, come uno degli effetti collaterali della chemio che, in un anno di mezzo, per 30 cicli, mi ha tolto i capelli, le unghia, le ciglia e la mia personalità, sino ad indurmi in stato di anoressia e depressione».

Il calvario di Rita è stato appesantito dall’isterectomia, «il terzo intervento che ho subìto e con il quale mi hanno asportato l’utero, le ovaie e le tube di Falloppio». Ma la mamma casalinga sopravvive alla malattia. Vive combattendo quotidianamente. Lo ha fatto anche ieri, giorno del diciannovesimo anniversario di matrimonio con Massimo, quando si è sottoposta alla Pet che tra una settimana dirà se il cancro è stato sconfitto o se nel suo corpo ci sono attività cellulari sospette.
«Se tutto va bene - dice Rita - potrò considerarmi guarita dal male, anche se nella mia vita resterò in allerta, come mi ricorda il farmaco antitumorale, il Tamoxifene ». Tale terapia ormonale riduce il rischio che la malattia torni dopo l'intervento e l'eventuale chemioterapia, abbassando del 40 per cento la probabilità che si sviluppi un nuovo tumore nell'altro seno.

Dati recenti hanno dimostrato che l'effetto protettivo di questa cura si protrae a lungo. Per le donne che l'hanno seguita regolarmente, per cinque anni il rischio di morire di tumore al seno nei 15 anni successivi è inferiore di un terzo rispetto a coloro che non si sono sottoposte al trattamento.

Indipendentemente dalla rassicurazioni farmacologiche, Rita nei due anni di malattia e cure invasive ha visto cementare dentro se l’ottimismo, «perché ho imparato a convivere con la paura. Il tumore mi ha fatto capire ancora di più quanto è preziosa la vita. Io la difendo ogni giorno, soprattutto per il bene di Massimo e di Doriana e Francesco, i miei figli».
I giorni duri ma vivi all’ospedale «Moscati» di Taranto sono racchiusi nei ricordi di Rita: «Ho conosciuto un’equipe sanitaria stupenda, con il primario di oncologia Salvatore Pisconti in testa, che mi ha dato sempre supporto, medico e psicologico, nonostante le difficili condizioni in cui è costretta ad operare. E devo dire che l’asta con i farmaci della chemioterapia, l’albero di Natale, come la chiamo io, un po’ mi manca...».

Se questa struttura a Nord del capoluogo jonico negli ultimi anni è migliorata a livello organizzativo, il grazie va dato anche a Massimo, marito di Rita, che ha denunciato le cattive condizioni in cui si operava. «Un esempio su tutti - ricorda Russo - era la chemioterapia fatta da una novantina di persone contemporaneamente. Uno scandalo per una città civile come Taranto. Qui la politica pensa a realizzare un mega polo oncologico nuovo di zecca: perché non ci si adopera invece per rafforzare le strutture esistenti, supportando la buona sanità che lavora ogni giorno?».
Russo è uno dei membri del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che nell’estate rovente dell’acciaieria più grande d’Europa, nel 2002, nacque spontaneamente «per rompere l’inerzia cittadina e provare a combattere il velenoso sistema-Ilva. Noi siamo per la chiusura di ogni fonte inquinante e per la riconversione industriale di Taranto».
Se tornasse indietro Massimo, ex sindacalista Fiom, ammette che non andrebbe a lavorare nel colosso siderurgico, «perché ora mi sento in colpa, visto che questa industria ha provocato molte morti, ultima quella di un amico di 45 anni. Ho visto mia moglie soffrire, rischiare la vita, ora temo per i miei figli. Spetta a noi tarantini provare a cambiare le cose, lottando per dare loro un futuro».
L’1 maggio prossimo il Comitato Libero e Pensante promuoverà la terza edizione della Festa dei lavoratori.
La discussione ed il concertone con big della musica indipendente, in stile Piazza San Giovanni, verterà sul tema «Giustizia». L’evento si terrà al Parco delle Mura Greche, sul cui palco l’anno scorso ci salì Rita Corvace. «Parlai di come ti cambia la vita quando contrai un tumore. Di come si convive con il male, di come è dura resistere nella tua città, segnata da una politica miope e dalla mancanza di coesione civile. Ma Taranto io e la mia famiglia la amiamo e crediamo che, lottando, potremo contribuire al suo cambiamento. Ovvero una quotidianità senza inquinamento ». Un anno dopo l’eco della sua testimonianza resta viva ed attuale. (GdM)

Nessun commento: