Taranto, decessi per tumori: altra inchiesta in arrivo
Il procedimento «Ambiente svenduto» è ancora in piena corsa e già la procura medita un’altra inchiesta.È quella che sarà aperta sui decessi da malattie tumorali, i cui fascicoli sono stati ammessi di diritto dal gup Vilma Gilli nel maxi-procedimento sfociato in udienza preliminare. Si tratta, ha chiarito ieri il procuratore di Taranto Francesco Sebastio, di quei casi di cui il giudice si è occupato nelle scorse udienze, dando l’ok alle costituzioni di parte civile. Se i familiari delle vittime possono costituirsi parte civile - ha evidenziato il procuratore - è perchè il gup ha ritenuto fondate le ragioni alla base delle istanze. Di qui la richiesta di trasmissione degli atti, per valutare i singoli casi e accertare le eventuali responsabilità in quelle malattie sfociate nei decessi.Dagli accertamenti necessari, ha fatto intendere il dottor Sebastio, potrebbero scaturire elementi di reità nei confronti dei quali la magistratura di Taranto ha il dovere di procedere. Nella giornata della procura, nell’ambito della preliminare di «Ambiente svenduto» sulle produzioni inquinanti dell’Ilva e sui presunti intrecci affaristici dei suoi ex vertici, proprio la procura della Repubblica di Taranto ha fornito un elemento di rilevante novità in fase di udienza. D’altra parte, non era un caso che proprio la giornata di ieri, a conclusione degli interventi del pool della procura della Repubblica, fosse dedicata alla sicurezza e alla tutela della salute: nel caso specifico, all’interno della fabbrica tarantina.
Sul punto, nell’udienza celebrata dal gup Gilli, è intervenuto il sostituto procuratore della Repubblica Raffaele Graziano, titolare della tranche di inchiesta legata agli infortuni sul lavoro. Nello stabilimento Ilva di Taranto, ha sottolineato il dottor Graziano, sussisteva «un modello organizzativo insicuro». Insicuro e pericoloso, dal momento che era (ed è) strettamente collegato con il piano della tutela ambientale, della prevenzione degli incidenti rilevanti e dell'igiene e della sicurezza sul lavoro. Nel corso del suo intervento, il pubblico ministero ha evidenziato anche le presunte violazioni amministrative di cui si sarebbero rese responsabili le tre società, cioè Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, imputate insieme con quarantanove persone fisiche.
Il magistrato inquirente ha parlato anche delle presunte responsabilità dei vertici dell’industria siderurgica per due morti “bianche”. Quelle di Claudio Marsella (che fu schiacciato da un locomotore all’interno del reparto Movimento ferroviario il 30 ottobre 2012) e di Francesco Zaccaria (che finì in mare con la cabina in cui stava lavorando, mentre era impegnato ad un'altezza di circa sessanta metri: l’uomo e la sua cabina furono travolti dal passaggio di un tornado il 28 novembre 2012). In sostanza, il dottor Graziano ha sottolineato come quei decessi sarebbero avvenuti “per colpa e negligenza”, e per inosservanza di quelle regole basilari che sono il fondamento della tutela dei lavoratori.
In una inchiesta divenuta nota, soprattutto, per il coinvolgimento della politica, l’inserimento di contestazioni riferite a omicidi e a lesioni colposi aveva corrisposto all’esigenza dimostrare che l’ambiente gestito dalla società siderurgica, compreso quindi anche quello del lavoro, non sarebbe mai stato in cima ai pensieri dei padroni dell’acciaio. Nella prossima udienza del 12 marzo sono previsti i primi interventi dei legali delle parti civili, a cominciare dall’avvocato Sergio Torsella che rappresenta gli allevatori (che subirono danni dall’abbattimento dei capi di bestiame contaminati dalle diossine). (Quotidiano)
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