Dal PD se ne va Bray e arriva Vico, l'amico dei Riva dell'ILVA
Il mondo alla rovescia nel quale vivono Renzi, il suo partito e la maggioranza ieri ha fatto registrare un nuovo capitolo: nel giorno in cui Massimo Bray chiedeva e otteneva dalla Camera le dimissioni da deputato, il ministro Lupi rivendicava il suo attaccamento alla poltrona e cercava di farci credere che i tentacoli del sistema-Incalza si muovessero a sua insaputa.Con Bray ci siamo confrontati quando è stato ministro dei Beni Culturali e ne abbiamo apprezzato la lealtà, la signorilità e il sincero interesse per la tutela e lo sviluppo del nostro patrimonio artistico-culturale. Bray lascia e al suo posto gli subentra il collega di partito Ludovico Vico (Pd), personaggio di tutt'altra pasta.
Il pugliese Vico, già deputato nella precedente legislatura, è la stessa persona che in una telefonata intercettata del 5 maggio 2010 parlava con il famigerato Girolamo Archinà, l'ex addetto alle relazioni istituzionali del gruppo Ilva. A Vico, Archinà dice che "Dobbiamo fargli uscire il sangue" a Roberto della Seta, ex senatore del Pd non allineato nei confronti dei Riva, i padroni dell'Ilva.
Dalla porta girevole del Pd esce Bray ed entra Vico: non ne fanno una giusta. (BG)
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