lunedì 23 marzo 2015

I grandi economisti con le pezze al...

L'Ilva e il Sole 24h (che l'ha sempre sostenuta) sono in rosso da anni... 
Una piccola ma gustosa rivincita per tanti cittadini attivi che i suoi miopi giornalisti bollarono (e bollano ancora oggi) come visionari ambientalisti perditempo! 
Ora chi sta veramente fuori dal suo tempo?

FINANZA/ Se la grande stampa chiede aiuti come l'Ilva (e tratta Google come l'Isis)

Il Sole 24 Ore chiude in perdita anche il 2014 e dedica due pagine di inchiesta per certificare l’inaridimento strutturale dei ricavi di un’industria editoriale italiana ancora troppo tradizionale.  Repubblica  (il cui gruppo ha difeso l’utile nell’ultimo esercizio) non rinuncia a ospitare nella sua sezione culturale della domenica un affresco di  insider-outsider  della  web industry globale: internet, dicono questi /anti-guru/, non ci ha affatto resi più liberi e più ricchi, ma - al contrario - più poveri, meno autonomi e, in un numero crescente di casi, più disoccupati.  Il Corriere della Sera  (ancora oberato di enormi perdite da debiti sulle acquisizioni spagnole) continua a far notizia soprattutto per l’estenuante procedura di sostituzione del presidente e del direttore e per il progetto di cessione in blocco della divisione libri.
È in questa cornice di cifre e umori che la grande stampa nazionale scalda i motori per l’apertura di un tavolo per l’editoria alla Presidenza del Consiglio: Fieg e Fnsi si presenteranno da Luca Lotti, braccio operativo del premier Matteo Renzi anche sul delicato fronte Rai media. Maurizio Costa (presidente Fieg, ex amministratore delegato della Mondadori e candidato presidente di Rcs) ha già avuto modo di sintetizzare la posizione degli editori di giornali italiani : la crisi ha effetti insostenibili essenzialmente per lo strapotere di Google e la contromisura immediata è una tassazione straordinaria sulla principale e simbolica web company da destinare ad aiuti altrettanto straordinari agli editori e ai giornalisti italiani (la posizione è ovviamente condivisa in blocco dalla Fnsi). 
Che ciascuna “parte sociale” faccia la sua parte non è sorprendente e tanto meno scandaloso. Però - e la posizione viene oggettivamente ribadita sul giornale di questa giovane web media company - il lecito e motivato lobbyismo dell’editoria e del giornalismo nazionali sembra datato così come le strategie e le gestioni dei diversi gruppi media che chiederanno quattrini pubblici in nome di un interesse generale e nazionale che - ultimamente - ha giustificato l’investimento statale di salvataggio dell’Ilva (che è stata in ogni caso commissariata). 
 Così come tutti sanno - sappiamo - che l’industria siderurgica è infinitamente cambiata rispetto ai tempi in cui lo Stato costruì il gigantesco impianto di Taranto, tutti sanno - sappiamo - che l’industria dell’informazione è sideralmente cambiata rispetto a quando in Italia si stampavano e vendevano sette milioni di copie di quotidiani cartacei. Le imprese editoriali italiane - anche se con ritmi diversi - sono cambiate a velocità molto bassa in un settore in cui tutto è rivoluzionato: la domanda di contenuti, la tecnologia, la struttura concorrenziale del mercato e l’imprenditoria che decide di investirvi e giocarvi. (Ilsussidiario)

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