mercoledì 25 marzo 2015

Più decreti che acciaio

Ilva, pronto un altro decreto. Ma per i sindacati la ripresa è troppo lenta 

L’impegno c’è, così come la spinta a risollevare il gigante dell’acciaio sofferente. Ma lo sforzo dei commissari dell’Ilva non viene considerato ancora, dai sindacati, risolutivo. E i tempi delle procedure, come matasse difficili da sbrogliare, sembrano ai rappresentanti dei lavoratori del siderurgico troppo lunghi per garantire gli oltre 11mila dipendenti di Taranto.
A due mesi esatti dal passaggio del gruppo in Amministrazione straordinaria occorre ancora un nuovo decreto per puntellare i fondi che sostanzieranno la newco, la nuova società Ilva. Newco che non partirà subito ma per la quale occorrerà attendere l’estate. La dilatazione rispetto alla tabella iniziale di marcia non è un boccone facile da ingoiare per le organizzazioni dei metalmeccanici. Che faticano a fornire risposte alle tute blu, al lavoro come sempre nei reparti. Al lavoro nonostante le incertezze e nonostante una produzione rallentata, rallentatissima dalla metà di marzo con la fermata dell’altoforno 5. Oggi si bloccherà anche l’acciaieria, resta una sola linea di colata e due altiforni. Acciaio ai minimi storici, dice qualcuno, più che nella crisi del 2009. E alla vigilia dell’ennesimo stop di un reparto dell’area a caldo ieri al Ministero dello Sviluppo Economico il vertice su Ilva con il ministro Federica Guidi e il sottosegretario al lavoro Teresa Bellanova, non ha dai quei risultati che le segreterie di Fim-Fiom e Uilm si aspettavano.
Alla riunione hanno relazionato i tre commissari Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi e il direttore generale dell’Ilva Massimo Rosini. Il direttore generale, da qualche settimana al vertice dello stabilimento, ha diviso le due fasi di gestione dell’industria. In una prima fase occorre stabilizzare e normalizzare; in una seconda, rilanciare e sviluppare la società. La prima è quella che, probabilmente richiede più tempo e certamente più impegno. Proprio il ministro Guidi ha parlato della newco, inizialmente prevista per marzo. Per Federica Guidi è imminente, forse già nel prossimo consiglio dei ministri, l’approvazione di un Dpcm, un decreto, che preveda l’istituzione di un fondo di turnaround (ovvero per la ristrutturazione delle grosse imprese italiane in crisi) che sarà operativo attraverso la newco. Il primo intervento della società di turnaround sarà proprio concentrato su Ilva. Per puntellare l’azienda occorrono risorse. Soltanto dopo si potrà recuperare terreno sul mercato e quindi produzione.
A proposito di risorse economiche, il commissario Enrico Laghi ha comunicato che nei prossimi giorni saranno disponibili le risorse del contenzioso Fintecna, i 156 milioni versati da quest’ultima ad Ilva. Ed è in fase di soluzione anche il recupero del miliardo di euro sequestrato ai Riva. Ai sindacalisti nazionali presenti avrebbe poi parlato di contatti con gli istituti di credito per la riapertura delle linee di credito. Rassicurazioni sono arrivate anche per i cantieri Aia con la ripartenza dell’altoforno 5 confermata al 2016.
Le tre segreterie erano rappresentate da Marco Bentivogli (Fim Cisl), Rocco Palombella (Uilm Uil) e Rosario Rappa (Fiom Cgil). Che hanno commentato il vertice in modo non positivo. «Il programma previsto dal Governo è in preoccupante ritardo: sul piano ambientale, industriale e sulla newco. Questi elementi allontanano gli obiettivi di ambientalizzazione e rilancio industriale, vanno coinvolti soggetti industriali siderurgici nel più breve tempo possibile, recuperare tutti i ritardi e assicurare tutte le risorse per il rilancio dell’Ilva e del suo indotto. La situazione è al collasso e il perdurare di carenza di risorse e interventi rischia di rendere molte problematiche sempre più di costosa e irreversibile criticità», ha detto Marco Bentivogli.
Preoccupazione espressa anche dal segretario generale della Uilm Rocco Palombella: «La situazione dell'Ilva sembra ancora difficile e complicata. Avremmo voluto date e dati più certi perché i lavoratori hanno bisogno di essere rassicurati sul futuro». «Il rischio - ha aggiunto - è che la solidarietà possa essere utilizzata completamente visto che quest'anno, per il blocco dell'altoforno numero 5 e per il fatto che l'altoforno 1 non è ancora partito e lo sarà solo nel terzo trimestre, la produzione scenderà ancora».
«In questa fase, che si sta rivelando sempre più difficile, i lavoratori dell'indotto stanno pagando il prezzo più alto» hacommentato Rappa per la Fiom. «Dopo il passaggio all'amministrazione straordinaria sono ripresi da parte dell'azienda i pagamenti delle aziende dell'indotto, sembra purtroppo che invece i loro lavoratori non vengano ancora pagati. Abbiamo chiesto perciò ai commissari di vigilare su questo e da parte di Ilva abbiamo avuto rassicurazioni in merito» ha detto Rappa. Inoltre, ha proseguito il sindacalista, «su iniziativa del sottosegretario Teresa Bellanova, si punta a creare un bacino di lavoratori dell'indotto, che sia un bacino privilegiato dati gli alti livelli di specializzazione e competenza, al quale Ilva possa attingere al momento della ripresa degli investimenti». (Quot)

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