martedì 3 marzo 2015

Martedì grigio fumo


Deputati M5S mostrano un disegno di un bambino del rione Tamburi di Taranto  ©ANSA

Ilva: via libera al decreto


Via libera definitivo dell'Aula della Camera al decreto sull'Ilva. Il testo passa con 284 sì, 126 no (M5S, Lega e Sel) e 50 astenuti (Forza Italia e Fdi)."Riparte la speranza", commenta su twitter il premier Matteo Renzi.
Polemiche le opposizioni con il Movimento cinque stelle che ha esposto in Aula cartelli di protesta contro il provvedimento.
M5s, decreto scritto per le banche, Pd ipocrita - "È una proroga a vita dell'Ilva che è in realtà solo un modo per far rientrare le banche dalle loro esposizioni e dei loro crediti per poi lasciare tutti debiti e danni a carico dello Stato. Ecco cos'è il decreto Ilva": così il Movimento 5 Stelle che oggi ha votato no al decreto Ilva alla Camera. "È palese - ha detto in Aula il deputato Davide Crippa - come il Governo ritenga troppo restrittive le norme dell'autorizzazione AIA per l'Ilva, considerando che si sta facendo di tutto per ampliarne le maglie giustificando di fatto la procedura di infrazione europea". Il decreto introduce una nuova figura, secondo M5S, "l'unto dal Signore": "Al commissario Straordinario tutto è concesso - ha detto Crippa - tanto che viene scritto nero su bianco che non è responsabile penalmente per le operazioni di finanziamento, bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta". "La stessa aula di fatto esonera dai propri doveri e dalle proprie responsabilità colui che sarebbe il responsabile della sicurezza aziendale dell'Ilva che, come si può leggere da cronache recenti, non è per nulla esente da rischi di incidenti. Quindi un infortunio sul lavoro all'interno dello stabilimento Ilva potrà di fatto non comportare più alcuna responsabilità penale del datore di lavoro?". "Non vi nascondo - ha concluso - che ho trovato surreale leggere sui giornali come il deputato Bratti si sia indignato per quanto contenuto nel decreto inserito dal Senato dallo stesso PD per le scorie di fonderia. Ma è l'ipocrisia a cui ci hanno purtroppo abituati".
Lega, no a decreto, governo vada a casa - "Quattromila aziende dell'indotto dell'Ilva attendono da anni i pagamento dello Stato ladro, che ha preteso le tasse e non ha pagato i fornitori. L'ingerenza della politica nella gestione dell'Ilva sta desertificando il patrimonio siderurgico del paese, un tempo ai vertici mondiali. È l'ennesimo fallimento di un governo che merita solo di andare a casa". Lo ha detto nell'Aula della Camera Davide Caparini della Lega in dichiarazione di voto contrario al decreto Ilva. Caparini ha accusato gli ultimi esecutivi di sinistra di "aver ridotto sul lastrico l'azienda, producendo 3 miliardi di insolvenze in due anni e mezzo", e "le 4mila imprese fornitrici, con sede per lo più al Nord, esposte con banche e dipendenti, gravate dalle tasse su incassi mai ottenuti, e in eterna attesa dei pagamenti dello Stato". "Non basta aver inserito i crediti nel calderone della gestione fallimentare, il governo non ha previsto le risorse", ha avvertito Caparini. Per il parlamentare del Carroccio il governo, sul caso Ilva, "ha dimostrato di non avere una politica industriale" e di "voler azzerare il patrimonio industriale del paese". "Le nostre aziende chiedono solo di poter lavorare, i nostri laureati chiedono di non dover scappare all'estero per avere prospettive". "Il governo sta impedendo alle nostre imprese di lavorare e di creare lavoro, se vuole far qualcosa di utile per il paese ha una sola strada: andare a casa".
Verdi, Taranto condannata a morire - ''In nome del popolo inquinato e ammalato, ingiustizia è fatta''. Lo afferma in una nota il coportavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ricordando che la Camera dei deputati oggi ha convertito in legge il decreto su Ilva, ''il settimo - aggiunge - in quasi tre anni, che condanna la popolazione di Taranto a vivere con la diossina e con i veleni''. Secondo Bonelli ''si continua a voler tenere in vita un modello produttivo che a Taranto non è riparabile essendo quello dell'Ilva un impianto vecchissimo, che produce un inquinamento,secondo gli studi dell'Istituto superiore di sanità, che ha provocato un aumento della mortalità infantile del +21% e del + 54% di malattie tumorali tra i bambini rispetto alla media''. La legge approvata oggi, attacca il leader dei Verdi, ''è incostituzionale a partire dalla norma feudale che garantisce l'impunità penale ai commissari Ilva e perché sospende le leggi di tutela sanitaria e ambientale. Questo decreto - denuncia l'esponente ecologista - serve per garantire i crediti delle banche con i soldi dello Stato e quindi dei cittadini, mentre i tarantini continuano a morire nelle corsie degli ospedali''. (ANSA)

Ilva: il giorno del decreto, ma nel futuro dell'Ilva altiforni chiusi e vendita

Ora che è diventato proprietario, o per lo meno ne è unico gestore, lo Stato si trova costretto a dare una risposta a quella domanda che tante volte era stata posta ai Riva: si può unire diritto alla salute e diritto al lavoro? Si può avere una fabbrica che produca, guadagni, senza inquinare? Sui tavoli dei commissari straordinari e del consulente del premier Matteo Renzi sulle crisi aziendali, Andrea Guerra, una prima risposta c'è. "Sì". E per farlo contano su un dossier riservato messo a punto in questi mesi e che numeri alla mano passi appunto a una trasformazione della produttività dell'Ilva, che può arrivare anche alla chiusura dell'area a caldo. "Chiudere progressivamente gli altiforni, o comunque ridurne fortemente l'utilizzo - dicono fonti interne all'azienda - puntando principalmente sulla lavorazione del prodotto, significherebbe far fare pace alla città con la sua aria e con la sua anima ambientalista".
Un'ipotesi questa, comunque, realizzabile non a breve giro. Oggi in primo piano ci sono i numeri. E il futuro immediato di un'azienda che così com'è è tecnicamente fallita. Ilva conta una perdita netta che va dai 200 ai 300 milioni di euro all'anno. La criticità principale è la sotto produzione che dovrebbe essere stabile sugli otto milioni di tonnellate all'anno (anche se gli indiani di Arcelor avevano parlato di nove) per essere competitiva ma che invece negli ultimi due anni sono passati da 5 a 6,5. Soltanto di produzione si perdono circa tremila tonnellate al giorno (da 18.500 a 21.500), che significano circa 20 milioni al mese. Per rimettere in senso le cose, il Governo ha pensato appunto alla realizzazione di questa Newco che dovrà prendere in fitto l'azienda, liberandosi così dalla zavorra dei debiti e soprattutto delle spese per l'ambientalizzazione.
A quello ci penserà il commissario Piero Gnudi che, con i soldi del fitto (nessuna cifra ufficiale per il momento, c'è chi stima una spesa che possa andare dai 400 ai 600 milioni) dovrà innanzitutto fare i conti con i debiti. Ilva ha oggi circa tre miliardi di esposizione, 1,9 dei quali con le banche che sono le vere protagoniste di questa partita. Non a caso il Movimento 5 stelle (che oggi annuncia una manifestazione di protesta a Roma in contemporanea con l'approvazione del decreto alla Camera) parla di un decreto salva banche piuttosto che salva Ilva. "L'unico obiettivo del Governo è tutelare gli istituti di credito che, fortemente esposti con l'Ilva dei Riva, soltanto così potranno avere la possibilità di riprendere il loro denaro" spiegano i parlamentari e senatori grillini. "In sostanza l'Ilva di Gnudi lavorerà per pagare le banche e non certo per risarcire i tarantini di 30 anni di inquinamento".
Il Governo chiaramente fa sapere che sono tutte "fandonie". "Avevamo due alternative - spiega una fonte di Palazzo Chigi -Prendere l'Ilva dei Riva e svenderla a due lire al primo che fosse capitato, magari gli indiani. Senza di fatto avere nessuna garanzia né sulla qualità né tantomeno sull'occupazione. La seconda scelta era assumerci la responsabilità del commissariamento, bonificare con i soldi dei Riva e soprattutto rimettere in piedi l'azienda per poi venderla a un prezzo di mercato. Noi abbiamo scelto la seconda ipotesi. E siamo sicuri che ce la faremo". Come?
Il primo punto era fare arrivare liquidità, e come ha spiegato ieri il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, "l'Ilva sarà un'azienda molto liquida e nei prossimi mesi potrà fare rinello sanamento ambientale e gli investimenti necessari'. Qualche numero: pagati i fornitori più per un'esigenza sociale che industriale, servono 300 milioni per fare fronti ai debiti e 500 circa per avere di nuovo un magazzino all'altezza. "E' fondamentale poi investire sulla qualità" dicono da Ilva. Che significa? "La fortuna dello stabilimento di Taranto è sempre stata quella di produrre qualcosa di altissima qualità, a prezzi concorrenziali, in tempi strettissimi. Oggi il prezzo è rimasto sostanzialmente invariato, ma i tempi di consegna si sono allungati e la qualità abbassata". Che fare, quindi? "E' necessario investire sugli impianti" dicono da Ilva. "E non soltanto per ambientalizzare. Rimodernare significa inquinare meno e produrre di più". Il piano è già pronto. "La ripresa del ciclo produttivo evidenzia la scelta strategica di operare sulla catena industriale" dicono, per poi entrare specifico degli interventi.
"Si fermerà per ragioni ambientali l'Altoforno numero 5, che rappresenta il 40 per cento circa della produzione giornaliera di ghisa. Ma la ripartenza dell'Altoforno 1 entro il prossimo primo agosto comporterà un incremento della produzione della ghisa giornaliera in grado di avvicinarsi a quella del numero 5. Una volta ripristinato anche quest'ultimo la produzione di ghisa giornaliera consentirebbe a Ilva di tornare a un importante ciclo industriale".
E' chiaro che questa operazione mira a rilanciare l'area a caldo che è il vero problema dell'inquinamento tarantino. Si chiude, come chiedono da tempo gli ambientalisti tarantini? No. Ma l'intenzione è quella sicuramente di ridurre. Oggi il mercato è in surplus di produzione, la forza dell'Ilva potrebbe essere la lavorazione della materia prima, la cui realizzazione potrebbe essere fortemente ridotta. "Taranto dice Gnudi - è l'unico sito produttivo italiano a ciclo integrale perché parte dalle materie prime (carbon fossile e minerale ferroso) e giunge a ottenere il prodotto finito: l'acciaio". Oggi Ilva è il secondo come capacità produttiva a ciclo integrale in Europa, dopo Duisburg e prima di Dunkurque. "Una riduzione della produzione sarebbe assolutamente tollerabile, comporterebbe sicuramente una diminuzione della forza lavoro ma che sarebbe compensabile con gli operai utilizzati per le bonifiche". E poi? I contatti con Arcelor non si sono mai interrotti. Al contrario i franco- indiani sono lì, pronti a comparare. "L'interesse del gruppo Arcelor Mittal per l'acquisizione del gruppo Ilva con tutti i suoi impianti. Siamo interessati, seri, determinati, il nostro interessamento verso l'Ilva è vero ma siamo privati e tutto deve essere basato sulla realizzabilità economica".
Comunque vada da oggi, l'Italia, la Puglia, avranno una nuova Ilva.
(Rep)

Ilva: Legambiente, nulla concreto su monitoraggio Aia e controlli

"Quello approvato e' un decreto a senso unico, schiacciato sulle esigenze della produzione, invece che sulla necessita' di protezione della salute e dell'ambiente".
  E' netto il giudizio di Legambiente, attraverso il suo presidente Vittorio Cogliati Dezza, sul decreto Ilva convertito oggi in legge. "Seguiremo nelle prossime settimane l'effettivo inserimento in altro provvedimento legislativo di norme che consentano il potenziamento degli organici di ARPA Puglia e l'arrivo dei fondi sequestrati dalla magistratura milanese e vincolati all'attuazione delle prescrizioni Aia - ha continuato Cogliati Dezza -, la dotazione finanziaria assegnata al Commissario rende comunque possibile cominciare a mettervi mano senza attendere". Per Legambiente, di positivo, nella conversione in legge dell'ultimo decreto Ilva, c'e' la completa modifica della norma con cui si dispone l'utilizzo delle somme sottoposte a sequestro penale ai fini della realizzazione del Piano ambientale. I cambiamenti apportati dovrebbero rendere disponibili per l'attuazione delle prescrizioni AIA 1,9 miliardi di euro. A queste disponibilita' vanno aggiunti 150 milioni provenienti da Fintecna e 400 milioni di finanziamenti che dovrebbero essere erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti con garanzia dello Stato. Al commissario vengono quindi messe a disposizione risorse certe aggiuntive con cui puo' da subito cominciare ad effettuare gli interventi previsti dal Piano ambientale. Nel decreto, poi, e' stata introdotta una esplicita indicazione dei tempi di ultimazione del Piano ambientale, coincidente con la scadenza del 4 agosto 2016, gia' prevista dal decreto legge n. 61 del 2013. Accolta anche la richiesta che il ministro dell'Ambiente presenti alle Camere una relazione sull'attuazione dell'AIA e sulle risultanze dei controlli ambientali effettuati, "ma con cadenza semestrale invece che trimestrale come da noi proposto", commenta Legambiente. Infine, il Programma per la bonifica dell'area di Taranto deve essere contenuto nel Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) che andra' sottoscritto entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, cosi' da fissare un termine ravvicinato per la predisposizione del Programma delle bonifiche. Detto cio', "purtroppo il decreto manca ancora di indicazioni tese a migliorare la protezione ambientale e sanitaria e non ci sara' nessun incremento di monitoraggi e controlli: non ci sara' la Valutazione del Danno Sanitario per lo stabilimento Ilva prodotta da Arpa Puglia utilizzando criteri metodologici piu' protettivi per la salute dei cittadini, ne' l'obbligo che il Piano ambientale venga attuato dal commissario straordinario secondo le scadenze intermedie in esso stabilite, ne' la comunicazione entro 30 giorni delle scadenze degli interventi che il Piano ambientale rinvia a data successiva alla adozione del piano industriale (che continua a non esistere). Legambiente - viene ricordato - aveva chiesto che il commissario comunicasse entro 30 giorni la proposta di riesame del piano di monitoraggio e di controllo presente nell'AIA cosi' come previsto dal decreto di emanazione del Piano ambientale (DPCM 14 marzo 2014, articolo 2 comma 7), ma nessuna di queste richieste e' stata accolta, lasciando cosi' totale discrezionalita' al commissario - dice ancora l'associazione ambientalista - e senza alcun obbligo di rendere subito esigibile l'aggiornamento del piano di monitoraggio e controllo previsto dall'AIA". Inoltre, non e' stato inserito nel decreto il potenziamento degli organici di ARPA Puglia necessario a potenziare l'attivita' di monitoraggio e controllo. (AGI).

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