giovedì 5 marzo 2015

Le barzellette non finiscono mai

Ilva, Riva al contrattacco, citati i commissari

«La mano pubblica potrà impunemente non eseguire quelle stesse misure per la realizzazione delle quali ha illegittimamente sottratto a degli imprenditori privati la propria fabbrica». La famiglia Riva passa al contrattacco e con una citazione al tribunale civile di Milano depositata dagli avvocati Luisa Torchia, Alessandro Triscornia, Nicola Rondinone, Sirio D’Amanzo e Francesca Luchi, tutti domiciliati presso lo studio legale dell’ex presidente della Consob Guido Rossi, chiede di revocare lo stato di insolvenza della società Ilva, dichiarando al contrario lo stato di insolvenza della impresa Ilva soggetta a commissariamento straordinario, oppure di inviare gli atti alla Corte Costituzionale, affinché dichiari l’ille gittimità delle leggi salva Ilva varate nel 2013 e appena l’altro ieri dal Parlamento.
Un attacco a tutto tondo dal quale non si salva praticamente nessuno. Nelle 64 pagine dell’atto giudiziario, ce n’è per la magistratura di Taranto - rea di aver sequestrato gli impianti dell’area a caldo pur regolarmente autorizzati dall’Aia del 2011 e senza che vi sia stata una formale contestazione di quella stessa Aia - e per il governo che ha commissariato la società nel giugno del 2013 pur non essendoci i requisiti di legge e che nel dicembre del 2014, con il decreto della vigilia di Natale, ha fatto in modo di farla ammetere alla procedura straordinaria dopo una gestione dissennata attribuibile, secondo i legali della famiglia Riva, unicamente ai commissari statali Enrico Bondi e Piero Gnudi. Secondo la ricostruzione dei legali dei Riva, il commissariamento dell’Ilva era stato giustificato dall’eccezionale contingenza creata dal sequestro dei beni delle società Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici nel maggio del 2013, sequestro che comportò le dimissioni del consiglio di amministrazione dell’Ilva. Quel sequestro venne annullato dalla Cassazione nel dicembre 2013 ma il commissariamento non fu revocato.
Gli avvocati segnalano che Riva Fire, socio di maggioranza dell’Ilva, ha più volte espresso ai commissari governativi la volontà di collaborare per il futuro dell’azienda ma «l’azionista di maggioranza è stato tagliato fuori - si legge nell’atto - da ogni flusso informativo in merito alla gestione dell’azienda».
La situazione sarebbe poi precipitata con il passaggio di consegne tra Bondi e Gnudi, nel giugno del 2014. «Il nuovo commissario - proseguono gli avvocati dei Riva - ha da subito concentrato dichiaratamente la propria attività nella ricerca di un acquirente di Ilva, sebbene tale alternativa dal sapore marcatamente espropriativo non fosse legislativamente percorribile». Vengono poi allegati i numeri, in verità eloquenti, riguardanti lo stato di salute dei conti dell’Ilva.
Il bilancio del 2012, malgrado la bufera giudiziaria di metà anno, si è chiuso con ricavi per 6 miliardi e un utile netto di 88 milioni. Perché «pur avendo subito sul piano industriale prima e sul piano economico poi l’impatto negativo dei provvedimento di sequestro disposti dal gip di Taranto, Ilva restava una società solida patrimonialmente, resiliente economicamente e sana finanziariamente ». Invece nel 2013 i ricavi sono franati a 3 miliardi e 600 milioni di euro, quasi la metà del 2011, e nel 2014 non è andata meglio.
«E dal punto di vista industriale - si legge nella citazione - con 3,5 miliardi di euro l’Ilva non può operare. È evidente che l’impatto della gestione commissariale sull’Ilva è stato devastante».
Per questa citazione è stata fissata una udienza per il prossimo 10 giugno e sempre prima dell’estate dovrebbe essere discusso il ricorso presentato al Tar del Lazio da Riva Fire per chiedere l’annullamento di tutti gli atti varati dai governi Letta e Renzi finora. La settima legge salva Ilva, promulgata ieri dal presidente Mattarella dopo il via libera del Parlamento, finisce peraltro nel mirino dell’Unione Europea. Bruxelles infatti «sta seguendo attentamente gli sviluppi» relativi all’ultimo provvedimento legislativo e «ha chiesto alle autorità italiane informazioni sull'eventuale concessione di aiuti statali». Lo ha specificato il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, risponde all’interrogazione presentata da nove eurodeputati del M5s, con la tarantina Rosa D’Amato quale prima firmataria. (GdM)

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