Taranto, verdetto del Tar: regolare lo stop al “piano Cimino”. Confermato il no all’ampliamento di Auchan
Il piano particolareggiato Cimino, che prevede l’ampliamento del 20% di Auchan, la realizzazione di altre strutture commerciali e di 900 alloggi nel versante orientale di Taranto, non si deve fare. Dopo il “no” del Consiglio comunale del 12 dicembre scorso, è arrivato anche quello del Tribunale amministrativo regionale per la Puglia di Lecce - Sezione Terza. Il Tar ha dichiarato «improcedibile per sopravvenuta carenza d’interesse» il ricorso proposto dalla società “Gallerie Commerciali Italia SpA”, rappresentata e difesa dagli avvocati Marco Sica e Pietro Nicolardi. La sentenza è stata depositata l’altro ieri, mentre la camera di consiglio del Tar si è riunita il 14 gennaio scorso con l'intervento dei magistrati Luigi Costantini (presidente), Giuseppina Adamo (consigliere, estensore) e Antonella Lariccia (referendario).I ricorrenti hanno contestato, fondamentalmente, la mancata applicazione del silenzio assenso del Consiglio comunale che, com’è noto, il 26 novembre scorso non si è espresso perché il gruppo consiliare del Partito democratico su tutti ha ritenuto opportuno adottare un’altra procedura per non favorire la redazione del Piano particolareggiato Cimino. Una strategia che in quella seduta di Consiglio è stata contestata dallo stesso sindaco Stefàno, che nell’occasione ha deciso di azzerare la giunta (comunicandolo improvvisamente durante i lavori dell’aula) per poi rinominarla subito dopo tale e quale dopo aver chiarito col partito di maggioranza relativa e con quelli che hanno assunto una posizione opposta a quella del primo cittadino.
“Gallerie Commerciali Italia SpA” ha contestato l’atto di indirizzo del Consiglio comunale del 12 dicembre scorso, attraverso il quale i consiglieri hanno invitato la direzione Urbanistica ed Edilità di non procedere alla redazione del Piano particolareggiato Cimino perché le previsioni sul numero degli abitanti all’epoca contenute nel Prg si sono rivelate completamente erronee e perché sono in corso procedimenti di tipo urbanistico non finalizzati all’espansione dell’abitato ma alla rigenerazione dell’esistente. Il Consiglio, dunque, ha «chiaramente espresso la volontà - si legge nella sentenza - di arrestare l’iter e di non procedere all’adozione del piano esecutivo, perché, in radice, ritenuto inidoneo a soddisfare le esigenze urbanistiche della città».
Sul merito, invece, delle questioni urbanistiche il Tar si esprimerà successivamente analizzando un altro ricorso presentato dalla stessa società.
Il Comune, dunque, ha vinto il ricorso perché si è espresso (negativamente) sul Piano attraverso l’organo deputato a farlo, il Consiglio, competente a dettare la disciplina urbanistica del territorio. L’ordine del giorno del 12 dicembre scorso col quale si è detto “no” al Piano Cimino è passato con quindici voti favorevoli, quattro astenuti e due contrari. Si sono astenuti i tre consiglieri di maggioranza di Realtà Italia (Filippo Illiano, Giovanni Cataldino e Gina Lupo) e quello di minoranza Dante Capriulo (Noi democratici). I due voti contrari, invece, sono stati espressi da Antonino Cannone e Giampaolo Vietri (Forza Italia). In quattro anni a Taranto, dal 2007 al 2011, il Comune ha favorito la costruzione di circa 6mila alloggi: 800 a Taranto 2, 5mila alla Salinella e 150 a Tramontone. L’amministrazione Stefàno ha ritenuto opportuno arrestare un’ulteriore espansione urbanistica, consapevole di poter puntare sulla rigenerazione urbana. Il sogno si chiama Città Vecchia. (Quotidiano)
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