sabato 30 luglio 2011

MANI NEL COLORE... MANI NELLA VITA

Un nuovo appuntamento con "MANI NEL COLORE... MANI NELLA VITA" : iniziativa organizzata dal Comitato Donne per Taranto.
Alle ore 19, in PIAZZA MASACCIO - ai TAMBURI - rione periferico a ridosso della zona industriale, il Comitato invita soprattutto i bambini del quartiere a prendere parte ad un gioco: un modo per togliere i bambini per qualche ora dalla TERRA CONTAMINATA dei giardinetti e "farli sporcare" con i COLORI.... i COLORI della VITA.
I bambini saranno impegnati a realizzare attraverso lavori manuali e recitazione un piccolissimo spettacolo che presenteranno ai genitori l'ultimo sabato.

Sulla pagine di facebook del Comitato Donne per Taranto si legge:

"Nel nostro OBIETTIVO di "INFORMAZIONE e DENUNCIA", proseguiamo il
percorso di "vicinanza" alla popolazione del Quartiere tamburi e lo facciamo
in un modo semplice partendo dai bambini i più colpiti da una situazione pericolosa per la loro stessa salute. Sarà allo stesso tempo per noi l'occasione di stare in mezzo alla gente di informare, sensibilizzare e soprattutto "SPINGERE" le nostre ISTIUZIONI a darci CHIARIMENTI rispetto all'ordinanza del 23/06/2010 sul DIVIETO di ACCESSO nelle aree a verde perchè contaminate da sostanze pericolose per la salute...

Chiediamo ancora (e questa volta lo facciamo STANDO in quei luoghi e condividendo con i bambini lo stesso "pericolo"):

Quale sia ad oggi lo stato dell’arte dell'ORDINANZA 45/2000 e in particolare:

1. Vista la natura “contingibile ed urgente” dell’ordinanza in esame, se la stessa sia mai stata applicata e quali misure siano state adottate da questo Comune per far si’ che fosse resa esecutiva.

2. Se l’ordinanza sia tutt’ora vigente, non essendo stata ufficialmente revocata;

3. Quali azioni precauzionali siano state adottate fino ad oggi dal Sindaco di Taranto autorità sanitaria locale, al fine di tutelare la Salute e la Vita dei bambini del Quartiere Tamburi, maggiormente esposti a fattori cancerogeni presenti sul terreno e che a tutt’oggi , continuando inconsapevolemente a giocare in esso, entrano inesorabilmente in contatto (come da foto allegate scattate nei giorni 18-19 c.m.)

4. Quale tipo d’impegno il Comune intenda assumere per la Bonifica dei terreni contaminati, come da relazione tecnica del comune stesso “Progetto esecutivo di Bonifica dei suoli e piano d’indagini integrative sulla falda sotteranea” (ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006) e da successiva comunicazione ad Arpa Puglia del 5.10.2010 nella quale si evidenziava la correttezza tecnico-scientifica e legale della relazione precedente e se ne confermavano i risultati.

http://www.facebook.com/no​te.php?note_id=10150280788​361480

E ci auguriamo che in questo tempo il Sindaco ci dia risposte...


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SERVONO - COLORI - PENNELLI - PENNARELLI...
CUORI, MANI... E VOGLIA DI METTERSI IN GIOCO...
CHI VORRA' AIUTARCI in qualsiasi modo: CONTATTATECI
Donne per Taranto
http://www.facebook.com/gr​oup.php?gid=12667731403812​0


Ancora fumo, ancora indifferenza! Grazie ENI!

I testimoni parlano del fumo sprigionato dalla raffineria dell'Eni a Taranto che per un'ora ha annerito il cielo pomeridiano. Un guasto a un impianto ha causato il temporaneo blocco della raffineria e la conseguente emissione di fiamme e denso fumo nero da tre torce. Il cielo dei quartieri a ridosso della zona industriahttp://www.blogger.com/img/blank.gifle è stato invaso dal fumo generando allarme tra la popolazione. Diverse telefonate sono giunte al centralino dei vigili del fuoco. Il personale dello stabilimento ha allertato l'Arpa e i Vigili del fuoco. In seguito al blocco della centrale è scattato il sistema di 'ecosentinelle' che prevede proprio la fuoriuscita di fumo dalle torce: la carenza energia ha provocato un'interruzione del ciclo pruoduttivo e una ripartenza degli impianti. Il processo ha innescato la messa in sicurezza del sistema, che ha bruciato l'eccesso di produzione. La nube non è passata inosservata alla popolazione che a pochi minuti dall'evento già ha pubblicato le immagini sui profili di Facebook. Nella galleria, le immagini postate da Ilaria Longo (La Repubblica)



Fumo nero dalla Raffineria: non è una novità

Breve cronistoria e pro-memoria delle fumate nere

Oramai siamo "abituati" - alle fumate nere provenienti dalla raffineria ENI. Ma questo non significa che i tarantini - abituati, assuefatti, rimangano serenamente a guardare. Destano preoccupazioni quelle fumate nere, che di certo non sono sinonimo di "sicurezza" - "ambientalizzazione" - "produzione eco-sostenibile" - "rispetto del territorio e della salute dei cittadini".

Qui di seguito riportiamo un breve pro-memoria delle fumate nere provenienti dall'Eni di Taranto.

Ma, andiamo per ordine:

Era il primo marzo 2007 - la Gazzetta del Mezzogiorno informava di una nube tossica - questo il titolo: "Nube Tossica, incubo interminabile
Decine di chiamate ai vigili del fuoco ieri mattina per il forte odore di gas. «Ci stanno avvelenando», si sentiva dire nei capannelli di fedeli, ieri mattina, al termine della messa di mezzogiorno". L'articolo lo trovate nel sito di Peacelink.

Era il 14 marzo 2008 - La Gazzetta del Mezzogiorno titolava: "Taranto, tragedia sfiorata in raffineria. La tragedia, questa volta, è solo sfiorata. Ma avrebbe potuto diventare l’ennesima tragica giornata sul lavoro. A farne le spese, due operai della raffineria Agip di Taranto".
- Ma all'interno dello stesso articolo si legge "il 12 ottobre una nube avvolse la città".
Potrete trovare e leggere l'articolo sul sito di Peacelink.

Era il 20 agosto 2008: il sito La Repubblica titolava "Fiamme a Taranto, paura all´Eni
Il fuoco lambisce la raffineria. Brucia pure l´oasi di Urmo. Per i due incendi evacuate 50 villette con turisti alcune case e i locali del Sert"

E lo stesso giorno usciva il comunicato stampa del Comitato per Taranto.

Era il 26 settembre 2008 - Leo Corvace di Legambiente in un'intervista alla gazzetta del Mezzogiorno denunciava: "A maggio 2006 ci fu uno sversamento di 30 mila metri cubi di gasolio da un serbatoio che peraltro era il più vicino all’area dove si sarebbe voluto realizzare il rigassificatore. Ad ottobre 2007 si verificò un altro incidente all’impianto di desolforazione Rhu, ora quest’altro»
Nell'intervista - che trovate pubblicate sul sito di Peacelink - Leo Corvace "punta il dito
contro gli «incidenti che si stanno susseguendo in tempi sempre più stretti»". Una situazione inaccettabile che continua ancora oggi, sotto gli occhi di tutti. Ma le istituzioni, dove sono?


Era il 7 ottobre 2008, e questo blog, con immagini e post informava:

ENI. I cittadini si fanno sentire!
Ecco una lettera di un cittadino all'ARPA in merito alla "fumata nera" delle torce ENI e, di seguito, la risposta dell'Ente.



Era il 14 luglio 2009, e sul sito di Peacelink si leggeva (ma si può ancora trovare):

Esce fumo nero dall’Eni: perché il prefetto di Taranto non attiva il livello 1 del piano di emergenza?



Della fumata nera avvenuta nella notte tra l'11 e il 12 marzo 2010, gli Amici di Beppe Grillo di Taranto hanno realizzato un video che "mostra le stille di petrolio che sono cadute sulle auto al quartiere tamburi... Come è possibile affermare che non ci sono state ricadute di carattere ambientale?"



Sempre sul sito di Peacelink è possibile trovare un articolo pubblicato dal Corriere del Giorno che porta la firma di Michele Tursi, dal titolo:
L'incendio si è sviluppato a notte fonda
Fuoco e fumo alla raffineria Eni Paura in città
Perdita di combustibile dall'impianto di idrogenazione
Michele Tursi
Fonte: Corriere del Giorno - 13 marzo 2010



Non era passato nemmeno un mese!

Eppure.... l'8 aprile 2010 .... il sito Forum Ambiente e Salute raccoglieva una serie di articoli pubblicati da quotidiani locali. Era accaduto di nuovo: una fuoriuscita di combustibile e di idrogeno a contatto con l’aria, aveva preso fuoco.

Tra i tanti articoli, un titolo abbastanza eloquente è quello pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno: "DA UN TUBO DELLA RAFFINERIA FUORIESCE IDROGENO CHE PRENDE FUOCO A CONTATTO CON L’ARIA - Eni, esplosione nella notte paura in città ".

Ora la storia - già vista, sentita, letta - si ripete. L'incubo si ripete, ma ancora nessuna risposta dalle istituzioni.
Il corriere del mezzogiorno oggi titola: "Fumo nero da raffineria Eni - La centrale viene fermata- Si è trattato di un guasto temporaneo ad un impianto
Il blocco causa la fuoriuscita di fumo nero dalle torce"

"Rispetto è una parola indispensabile" recita lo spot dell'Eni - qui a Taranto di "rispetto" da parte dell'Eni non se n'è mai visto! Sarà perchè i tarantini hanno la grande sfortuna di vedere ( e sentire!) ogni giorno l'Eni con occhi (e nasi) diversi.

INQUINAMENTO DIOSSINA: PERCHE' TARANTO E' UNA QUESTIONE DI TUTTI / Taranto prima produttrice di diossina del continente

Fonte: UNoNotizie.it

PERCHE' TARANTO E' UNA QUESTIONE DI TUTTI. la città pugliese è prima produttrice di diossina del continente. Ultime notizie - Perché con la sua acciaieria oltre a detenere il primato della prima d’Europa per capacità produttiva e quello più inquietante di prima produttrice di diossina del continente con il suo 90%, rappresenta la concreta volontaria incapacità del sistema di risolvere il problematico rapporto ambiente /sviluppo ambiente/lavoro, con la giustificazione che in un periodo di grave crisi economica ed occupazionale non ci si può permettere di adottare modi di produzione e consumo ecosostenibile.

L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per incrementare l’occupazione viene ripetuta fino alla nausea dagli economisti, politici, industriali e sindacalisti con l’ausilio dei mass media, focalizzando come nucleo essenziale del PIL il centro della produzione, a cui contribuisce significativamente il peso economico dell’Ilva di Taranto; ma, se dal 1960 in poi in Italia il prodotto interno lordo si è più che triplicato, escludendo gli anni 2008-2009, come si spiega con una crescita così apprezzabile la riduzione dell’occupazione ? la risposta più evidente ci viene data dall’impostazione del sistema economico che spinge verso la crescita indipendentemente dall’utilità effettiva dei prodotti, si continua ad investire in tecnologie avanzate a discapito della forza lavoro, generando così iperproduzione e disoccupazione, un’iperproduzione che si innesta pericolosamente con la crisi ambientale generata e alimentata dallo stesso apparato che ha mercificato settori sempre più ampi della vita individuale e sociale.

Per risollevarsi dal precipizio della crisi economica e contemporaneamente tutelare i settori di produzione industriale e le lobby finanziarie, la classe dirigente non trova di meglio che dare il via a deroghe alle norme urbanistiche per incentivare la ripresa dell’attività edilizia; concedere incentivi all’acquisto di beni durevoli: automobili, mobili, elettrodomestici; coprire i debiti delle banche con denaro pubblico, progettare grandiosi piani di opere pubbliche. Tutte operazioni, queste, che fanno crescere i debiti pubblici al limite del’insolvenza per poi ritornare indietro strangolando le persone adottando drastiche misure di contenimento (vedi eliminazione welfare, sanità, scuola, pensioni ecc);un cane che si morde la coda tra l’altro un cane cieco e sordo e autodistruttivo perché non considera che le risorse sono finite e la crescita infinita non è possibile e magari le innovazioni tecnologiche, dovrebbero essere direzionate verso un nuovo ciclo economico.

Né influenzano le decisioni governative gli incoraggianti risultati economici di paesi che hanno investito nei settori verdi, al contrario l’Italia continua ad importare mezzi di produzione di grande peso economico e ambientale e contemporaneamente viene incentivata la proliferazione di megaimpianti di produzione di energia pulita, legati alle lobby internazionali, che oltre a produrre un impatto ambientale devastante, non garantiscono la continuità nell’erogazione dell’energia, problema che si potrebbe risolvere con piccoli impianti per autoconsumo messi in rete per scambiare le eventuali eccedenze.

Ritornando alla questione Taranto l’ipotesi più logica sarebbe quella di procedere verso una graduale diversificazione del sistema produttivo locale, considerando che le produzioni “verdi” sono ad elevata intensità di lavoro, per cui sarebbe possibile conservare i livelli occupazionali correnti anche con un significativo ridimensionamento delle capacità produttive del siderurgico. essendo in contrazione la principale fruitrice del siderurgico cioè la produzione automobilistica.


Un’operazione questa che, se correttamente condotta potrebbe consentire, l’aumento dell’occupazione e il superamento della crisi. Si tratta di lasciarsi alle spalle le logiche del medioevo neocapitalista in cui siamo precipitati, coniugando il sapere scientifico-tecnologico con un equilibrato consumo di risorse ma soprattutto liberandoci della schiavitù del PIL come indicatore di benessere sociale,che al contrario è solo un indicatore monetario, quindi può solo misurare tutto ciò che può essere scambiato con denaro, certamente non la qualità della vita.

Ma per arrivare a questa modifica radicale si deve procedere partendo dalla trasformazione dei rapporti di forza tra i lavoratori e il sistema padronale, una lotta quindi che non è più economica e locale ma politica e quindi generale, perchè deve far intervenire lo Stato, tramite i suoi strumenti, per poter operare una trasformazione radicale.

In quest’ottica risulta riduttivo e controproducente continuare a fare lotte parziali e localistiche, che sono utilissime e determinanti nella prima fase per la sensibilizzazione dei cittadini e la denuncia, ma devono evolversi in una forma di dissenso condiviso e allargato contro lo straripante potere che opprime la società civile: le proteste circoscritte a un territorio o a un tema vanno collegate in modo da assumere un’unica direzione e questo vale per Taranto come più in generale per la difesa del territorio, o contro la costruzione delle grandi opere.




Taranto: chi di cozza ferisce di cozza perisce. Lo strano caso del repentimo accumulo di diossine e Pcb negli allevamenti del Mar Piccolo.

fonte: radicali Italiani

La vicenda delle cozze alla diossina allevate nel Mar Piccolo di Taranto oscilla tra il kafkiano e il surreale. Nel gennaio del 2011, analisi effettuate dal fondo antidiossina rilevarono una presenza di PCB e Diossine superiore ai limiti previsti dalla legge. Il ministro Fazio, onorando l’italico tuttappostismo, si affrettò a dichiarare: “Escludiamo rischi per la salute dei consumatori”. Nemmeno il tempo di commentare la vicenda, rivolgendo qualche opportuna domanda, che sulla testa degli interroganti si scatena un fuoco di fila nutrito dalle consuete accuse di allarmismo, irresponsabilità, minacce di querela e tutto il noto armamentario di chi è attrezzato da tempo a negare anche l’evidenza. “Le cozze di Taranto sono sane e non c’è rischio contaminazione”, tuona la Confcommercio. L’associazione di categoria si affretta a spiegare che i mitili sono “al riparo dal rischio di contaminazione”, in quanto allevati in sospensione e che le cozze cattive sono solo quelle proibite prelevate sui fondali. Intanto, le analisi di Matacchiera e Marescotti parlano chiaro: 13,5 picogrammi di PCB e Diossine nelle cozze pescate sui fondali, a fronte di un limite di 8 picogrammi. Negare, negare, sempre negare. Ma a parlare non è solo la Confcommercio. Il 13 gennaio, a margine del consueto tavolo tecnico con Asl e Arpa, convocato dal governatore Vendola, l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, tranquillizza gli avvelenati, vessati, asfissiati abitanti di Taranto attraverso un’intervista rilasciata ad Antenna Sud nella quale dichiara: “Non ci sono motivi di allarme e di allarmismo men che meno”. A ruota interviene l’assessore alla Sanità Tommaso Fiore, che tranquillizza affermando che le cozze sono soggette a controlli periodici e che chi di cozza ferisce di cozza perisce.

Nemmeno sei mesi ed eccoci di nuovo in piena “emergenza” cozze. Colpo di scena e contrordine compagni. In pochi mesi si è verificato un repentino accumulo di veleni che ha reso inappetibili anche le cozze allevate in sospensione negli allevamenti del primo seno del Mar Piccolo. Dalle cronache emergono notizie frammentarie, dalle quali, però, ricaviamo alcune certezze. Da analisi condotte dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo emerge una contaminazione da PCB-Diossine pari a 10,5 picogrammi. Il 22 luglio, l’Asl di Taranto con l’ordinanza 1989 dispone il blocco del prelievo e della movimentazione di tutti i mitili allevati nel primo seno del Mar Piccolo, gettando nella disperazione 24 mitilicoltori. Il 25 luglio, si riunisce il consueto tavolo tecnico, che non può far altro che prendere atto della situazione. Questa volta nessuna accusa di allarmismo o sabotaggio può essere rivolta ai biechi ambientalisti.

Chissà cosa penserebbero Nicastro, Fiore e Fazio della dottoressa Catherine Leclercq, ricercatrice di primo livello e responsabile del programma di “Sorveglianza del rischio alimentare” presso l’Inram(Istituto Nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione), se sapessero che la Leclercq, a costo di apparire “allarmista”, ha risposto ad una domanda sulla pericolosità dei PCB affermando che trattasi di sostanze cancerogene per l’essere umano anche se assunte in piccolissime quantità.
Alla luce di quanto avvenuto in questi mesi, verrebbe voglia di cambiare il titolo di un noto successo di Elio e le storie tese in “La terra delle cozze”, e verrebbe anche da interrogarsi sulla resistenza manifestata dalla Giunta Vendola alle grida di dolore provenienti da una città letteralmente martoriata da ogni sorta di sostanze tossico-nocive.

La verità è che mentre le perfide cozze del Mar Piccolo si ingozzavano di veleni per far dispetto a Nicastro e Fiore, il compagno Nicky cantava la sua Puglia in un’intervista pubblicata sulla rivista “Il Ponte”, edita da Ilva Spa. E mentre associazioni e comitati si dannavano l’anima a denunciare il quotidiano avvelenamento di tutte le matrici ambientali, lo stesso Nicky era impegnato a stanziare soldi – tanti – per il San Raffaele di Taranto. Forse il buon Vendola, già in odore di santità, mossosi a compassione e dopo aver fatto una telefonata al pio Riva per chiedergli se fosse sempre credente, avrà pensato di tradurre il diritto alla salute nel diritto all’ennesimo ospedale, puntando sul fatto che di questo passo, ahinoi, a Taranto la materia prima sarà sempre più abbondante.

Dopo l’ennesima beffa consumata sulla pelle dei tarantini, materializzatasi con il parere positivo in fase istruttoria all’AIA(Autorizzazione Integrata Ambientale) richiesta dall’Ilva, ecco che il dramma si trasforma ancora una volta in farsa: il 26 luglio, a ridosso del divieto emanato dalla Asl di Taranto, la Regione Puglia annuncia di voler istituire un marchio di qualità per i gustosi mitili tarantini, ovviamente solo per quelli ubicati “in zone ritenute idonee”. Tutte le altre cozze, ha annunciato il governatore di tutte le puglie, saranno deportate all’interno degli stabilimenti dell’Ilva e delle raffinerie Eni; le più fortunate finiranno alla Cementir.
Domanda: ma se continuiamo così, quando si potrà mettere un marchio di qualità sull’aria respirata a Taranto? E soprattutto, se gli infelici mitili potranno magari emigrare in specchi di mare meno inquinati, dove mai potranno andare i disgraziati abitanti del quartiere Tamburi?

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani

Il Comune di Taranto non è dalla parte dei cittadini

Pubblichiamo il comunicato stampa dei Verdi di Taranto sulla bocciatura all'ordine del giorno da parte del Comune di Taranto sulle mappe epidemiologiche- comunicato stampa che vogliamo condividere. Troviamo il comportamento dell'amministrazione comunale assolutamente inaccettabile nei confronti di una città che continua a contribuire con la fatica, con le sue vittime dell'inquinamento, vittime del "sacrificio della produzione industriale".
Dopo l'approvazione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, dopo tutte le delusioni subite e maldigerite dalla città in tema ambientale e sociale, l'approvazione dell'ordine del giorno da parte del Comune per chiedere alla regione le mappe epidemiologiche doveva essere un atto dovuto!
Così non è stato: i cittadini se ne ricorderanno al momento delle elezioni!



Comune di Taranto – Ordine del Giorno, su mappe epidemiologiche, bocciato

Non abbiamo ancora metabolizzato il pesante schiaffo ricevuto con la concessione dell'autorizzazione integrata ambientale all'ilva di Taranto con tutte gli inadempimenti delle istituzioni regionali, provinciali e comunali che il Consiglio Comunale di Taranto ha dato un ulteriore prova di quanto la politica italiana sia basata sull'anti-ecologismo.

Con il voto negativo di ieri sull'ordine del giorno in cui si chiedeva di rivolgersi alla regione Puglia per finanziare immediatamente e nella sua interezza l'asl ionica affinché realizzi le mappe epidemiologiche, il Comune di Taranto ha deciso da che parte stare: sicuramente non dalla parte dei cittadini di Taranto che da decenni devono fare i conti con l'inquinamento fra i più alti d'Italia.

Ancora una volta la politica, compresi taluni partiti che si fanno chiamare ecologisti, dimostra la propria inaffidabilità, in materia di ecologismo, non riuscendo a vedere con chiarezza quali sono le scelte ineludibili che si devono compiere, che consistono nell'imboccare con coraggio la strada della riconversione ecologica dell'area industriale di Taranto.

Secondo noi Verdi resta questo l'obiettivo da perseguire con fermezza, in quanto l'unico in grado di garantire la salute e la vita stessa dei cittadini di Taranto e delle future generazioni. In questa ottica rigettiamo la falsa contrapposizione tra occupazione e salute che sinora ha avuto funzione di ricatto nei confronti di coloro i quali chiedevano un ripensamento globale delle politiche industriali attuate nel territorio di Taranto.

Gregorio Mariggiò – Presidente dei Verdi nella provincia di Taranto.

venerdì 29 luglio 2011

Proposta geniale di SEL: rottamiamo il Mar Piccolo!!!

Taranto, cozze diossina «Sel» chiede all'Ilva di pagare trasloco vivai

Un tavolo con gli operatori e gli enti locali per stabilire la tracciabilità e, di conseguenza, garantire la sicurezza delle cozze tarantine, ma soprattutto per avviare la procedura del marchio «doc» delle stesse cozze nostrane. E’ stato ieri il consigliere regionale Alfredo Cervellera (Sel) a raccogliere la disponibilità in tal senso dell’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno.
Ma per Cervellera - che pure approva ciò che stanno facendo Regione, Prefettura e Comune - occorre fare di più. In primo luogo il sindaco dovrebbe non solo velocizzare «le procedure burocratiche, ma richiedere formalmente all’Ilva di sostenere prontamente le spese per il trasloco forzato degli impianti a Mar Grande, spesa che ricade tutta sulle spalle dei miticoltori».
In replica, quindi, al consigliere regionale Arnaldo Sala (Pdl), che il giorno prima aveva accusato di immobilismo gli avversari del centrosinistra, Cervellera commenta: «Dovrebbe unirsi a questa mia richiesta, ma stranamente nel suo intervento non fa un cenno alle responsabilità “oggettive” dell’Ilva, eppure era insieme a me nella commissione Ambiente quando sollevai il caso della mancata messa in sicurezza da 11 anni della falde di superficie e di profondità dal parte dell’Ilva, che lascia tranquillamente sversare in mare i suoi veleni nonostante gli obblighi derivanti dalla conferenza decisoria del 25 marzo scorso del ministero dell’Ambiente».
Ma a tal proposito la stoccata finale è ancora per il sindaco: «Perché tergiversa e non emette l’ordinanza sindacale richiesta dal ministero dell’Ambiente contro le inadempienze dell’Ilva?»
Infine, nuovo capitolo nella questione campionamenti (dovrebbe presto essere effettuato il terzo) dell’impianto di agglomerazione Ilva di Taranto. Fatti rapidi calcoli matematici, ammesso pure che il terzo campionamento dia «emissioni zero» di diossina, è impossibile con i dati delle due prime campagne (valori medi rispettivamente 0,68 nanogrammi per metro cubo e 0,70 nananogrammi per metro cubo a cui è già stato sottratto il 35% del margine di incertezza previsto dalla norma) scendere sotto il limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo in tossicità equivalente fissato dalla legge regionale 44 del 2008 (la media delle tre campagne di misurazione sarebbe (0,68 + 0,70 + 0) / 3 > 0,46).
Se ne sono accorte le associazioni ambientaliste che ora in una lettera-diffida chiedono «ad Arpa Puglia di dare - a norma di legge - immediata comunicazione all'assessorato all'Ecologia della Regione del superamento da parte dell'Ilva del valore limite di emissione di diossine e furani. Appena ricevuta la comunicazione di Arpa Puglia, diffidiamo la Regione ad intervenire immediatamente sul gestore dell'impianto al fine di tutelare la salute pubblica». (GdM)

mercoledì 27 luglio 2011

Oggi "l'Isola, che voliamo"

Piazza Castello: INFO POINT
-ACCOGLIENZA
-DISTRIBUZIONE MATERIALE INFORMATIVO
-PROMOZIONE DI VISITE GUIDATE GRATUITE A CURA DELLA COOPERATIVA
POLISVILUPPO (Servizi per i Beni Culturali)

1) Piazza Municipio: CITY HALL – THE URBAN VENUE
- URBAN DJ SET(HIP HOP, R’N'B’, NU SOUL)
- DANCEHALL CON SISMA SOUND E JONIO ROOTS
- LIVE SHOWCASE

2) Giardinetti Scesa Vasto: VILLAGGIO VINTAGE DOPPIAVI ZONE
-MUSIC & DRINK A CURA DI CELESTE MONTORSI E GOFFREDO SANTOVITO
-MOSTRA/MERCATINO VINTAGE DI ABITI , OCCHIALI, DISCHI, SCOOTER

3) Pendio La Riccia: MOSTRA MERCATO
- MERCATINO DELL’ARTIGIANATO/ANTIQUARIATO A CURA DEL C.N.A.

4) Pensilina Liberty: SAGRA DEI PRODOTTI ITTICI LOCALI
-DEGUSTAZIONI DI PESCE FRITTO E FRUTTI DI MARE

5) Largo D’Enghien: VISTA MARE
-MUSIC & DRINK
-LIVE CONCERT

6) Piazzetta Crocifisso: NOSTRA SIGNORA ART
- STREET ART, FOTOGRAFIA E TEATRO A CURA DI DAVIDE INTELLIGENTE, CINZIA ALBANO, ELISA GIOVE E PIERO VINCI
-SELEZIONI MUSICALI A BASE DI ELETTROWAVE A CURA DI “MR SHADE”
- “LE STANZE DI AMALIA”, A CURA DI ALESSANDRA GUTTAGLIERE E GIOIARTE
-SPETTACOLO CAPOEIRA LEMBRANÇA NEGRA
-CORNER DRINK

7) Largo San Gaetano/Cantiere Maggese: MUSICA & AMBIENTE
- “NEW TARAS JAZZ BAND” in concerto; New Taras jazz band” nasce nel 1999 è composta da 9 elementi, sin dagli esordi l’orchestra, ha abbracciato le sonorità swing, il jazz suonato dai bianchi, prediligendo l’orchestrazione tipica delle big band degli anni ’40 e ’50, grazie agli splendidi arrangiamenti del maestro Silvano Martina. Esibitasi nell’ambito di contesti culturali eterogenei e prestigiosi, ha immediatamente raccolto ampi consensi di pubblico per la verve, il ritmo, l’energia e la passione che contraddistingue ogni concerto e per la vena deliziosamente malinconica e retrò con la quale vengono eseguiti i brani della migliore tradizione swing.

– DIBATTITI SU TEMI AMBIENTALI A CURA DELLE ASSOCIAZIONI TARANTO LIDER, LEGAMJONICI, ASSOCIAZIONE SAVESE PER LA VITA, TAMBURI 9 LUGLIO 1960 – ANNOZERO.
8) Cantiere Maggese (sede distaccata): CULTURA NELL’ISOLA
Rassegna Culturale “Meridione e meridionalismo”, a cura di Pasquale Vadalà
Ore 19.30 – 20 : Proiezione video ( prodotto dal “Comitato non Lombroso”). Intervento del sindaco di Motta Santa Lucia (CZ), dr. Colacino: “Lombroso, un sopruso che si perpetua”.
Ore 20.30 – 21 : Proiezione video “I primati del regno delle due Sicilie”, a cura dell’associazione “Terronia” – intervento di Angela Teresa Girolamo, rappresentante dell’associazione.
Ore 21.30 – 22 : Lino Patruno presenta “Fuoco del Sud”, Rubettino, 2011. Introdotto da Filomeno Cafagna.
Ore 23 – 23.15 : “A mezz’ore”, recitazione in vernacolo tarantino a cura di Roberto MIssiani. Per l’occasione incentrata sulla narrazione popolare che il tarantino fece e fa di sé medesimo. Autori classici.
-MOSTRE E INSTALLAZIONI ARTISTICHE (a cura di LWB PROJECT & PARTNERS)

Torre dell’Orologio: INFO POINT
c/o il Tempo del Mare – esposizione permanente sulla mitilicoltura tarantina
Esposizione permanente realizzata dal Centro ittico Tarantino SpA, in collaborazione con Cnr “Talassografico” IAMC – Taranto, Centro Studi Le Sciaje e Comune di Taranto.
-ACCOGLIENZA
-DISTRIBUZIONE MATERIALE INFORMATIVO
-Visite guidate all’interno dell’esposizione da concordare a cura dell‘associazione di promozione sociale “Centro Studi documentazione e ricerca – Le Sciaje”

9) Piazza Sant’Eligio: LES FRU PROJECT
- ARTE ED INSTALLAZIONI AUDIO/VIDEO, DISCOBAR
- INTRATTENIMENTO E MUSICA IN SINTONIA CON LA SCENOGRAFIA (TARANTO VECCHIA 1860)
- A CURA DIFABIO DELL’ERBA E ENZO ENRIQUEZ

10) Arco San Giovanni: AGORÀ ART-È
-Ore 21.00 Concerto IUNEMA
-Ore 22.30 Festa Art-E’
In consolle : Alex Campese, Giovanni Tursi , Gianfranco Derasmo. Voice : Marianna Memmola Animazione: Tacco100
All’interno della Piazza l’Organizzazione Tacco100 avrà un piccolo stand nel quale allestirà per ogni settimana una mostra fotografica a tematica gblt. Durante la serata nello spazio loro affidato sarà proposto il corso: “Un Giorno da Drag” .

11) Piazzetta Monte Uliveto: ACOUSTIC SOUND
-PERFORMANCE IN ACUSTICO DI MUSICISTI VARI

12) Ipogeo de Beaumont-Bellacicco: CONTENITORE FILONIDE
-ESPOSIZIONE UNIFORMI STORICHE E CIMELI MILITARI (A CURA DI MARCO ARENA)
-LECTIO MAGISTRALIS, A CURA DELLA PROF.SSA IRMA SARACINO,
-READING POETICI E PILLOLE TEATRALI A CURA DI INSEGNANTI & ALLIEVI DELLA HERMES ACADEMY

13) Palazzo Galeota: LA CORTE
- 27 LUGLIO : DUO CONCORDE VIOLINO – CHITARRA (A CURA DELL’APT DI TARANTO-Phttp://www.blogger.com/img/blank.gifROGRAMMA CITTÀ APERTE)
Il Duo violino – chitarra, formazione cameristiche di grande fascino timbrico, può vantare una letteratura di notevole spessore, sia nell’Ottocento che nel Novecento. Il duo ConCorde, formatosi nel 2009 e composto da Francesco Clemente, violino, e Antonio Ruffo, chitarra, si è prefisso di studiare e diffondere questo vasto e particolare repertorio che partendo da Paganini si spinge fino alla musica moderna e contemporanea, attraverso autori come De Falla, Piazzolla, M.D. Pujol. In pochi anni il Duo ConCorde si è esibito in varie città italiane (Matera, Cosenza, Roma, Napoli, Milano), ospite di Istituzioni Musicali e Associazioni Culturali.

15) Da Piazza Duomo (itineranti): ARTISTI DI STRADA
-A CURA DELL’ASS. DI ARTISTI DI STRADA PACHAMAMA
-MUSICA COUNTRY E FOLK ITINERANTE CON ALBERTO DATI E DAVIDE NACCARATI
(Fonte: Laboratorio idee)

sabato 23 luglio 2011

Cemerad: aspettando l'ASL...

CEMERAD. SI ATTENDE L’AUTORIZZAZIONE DELLA ASL
Comunicato stampa COMITATO PROVINCIALE LEGAMJONICI

Il comitato provinciale Legamjonici prosegue nel suo impegno volto a fare luce sui ritardi degli interventi di bonifica nel sito ex Cemerad.
In particolare, l’inchiesta riguarda l’impegno assunto dal Comune di Statte di avviare la bonifica del contenuto dei fusti stoccati all’interno di capannoni localizzati nel sito e contenenti materiale radioattivo. Come già detto, per il progetto di bonifica, più volte rinviato, erano stati previsti adeguati finanziamenti. Si tratta dell’ammontare di 3.700.000 euro, cifra poi ‘dirottata’ verso altri lavori non ben identificati.
Oggi si attende la nomina dell’esperto incaricato con il supporto del quale potrà essere avviata la caratterizzazione del materiale radioattivo contenuto nei fusti. Si potrà dunque procedere, come annunciato dal sindaco di Statte, alla successiva bonifica sulla quale però grava la seguente incognita: con quali soldi?
Intanto, il Comune di Statte, in seguito a nostre sollecitazioni, in data 30 giugno 2011, invia una richiesta di autorizzazione alla nomina di un esperto in radioprotezione presso la direzione generale della Asl di Taranto. La richiesta non riceve pero’ alcuna risposta.
Il 15 luglio 2011, nella sede Asl di Taranto un funzionario ci comunica che i ritardi sono dovuti ad una situazione di ‘caos burocratico-amministrativo’ conseguente al passaggio di consegne (avvenuto il 30 giugno) alla guida della Direzione Generale fra l’uscente dott. Colasanto e il dott. Scattaglia.
Dopo aver fatto presente al funzionario Asl la necessità della immediata risoluzione di una questione già ampiamente sottovalutata che viene vissuta con notevole apprensione dagli abitanti di Statte, lo stesso ci ha assicurato che si sarebbe adoperato per accelerare la procedura di nomina dell’incaricato e che ci ‘avrebbe fatto sapere’.
Questo comitato fa presente che è costantemente in contatto con cittadini di Statte pronti a manifestare il proprio esasperato grido di protesta davanti alle sedi degli Enti responsabili di tali ingiustificabili ritardi. La protesta si estenderà anche relativamente al possibile conferimento di nuovi quantitativi di rifiuti speciali provenienti dalla Campania e destinati alla discarica Italcave. I cittadini di Statte non sono disposti ad accogliere ulteriori rifiuti con o senza il nullaosta della Regione Puglia.

venerdì 22 luglio 2011

Degiavù: Stefano elargirà nuove rassicurazioni sotto i baffetti?

Cozze al veleno a Taranto, l'Asl blocca pesca e vendita
Valori di policlorobifenili e diossina superiori ai limiti di legge nei mitili allevati nel primo seno del mar Piccolo, inquinanti nella norma nelle altre zone. Dagli allevamenti fermati, un terzo della produzione della zona. Esposto dei verdi contro l'Aia rilasciata all'Ilva

L'Azienda sanitaria locale di Taranto ha emesso un'ordinanza che blocca il prelievo e la vendita di cozze allevate nel primo seno del mar Piccolo. Dai prelievi effettuati il 13 giugno, sarebbero risultati valori medi di pcb (policlorobifenili) e diossina sommati superiori agli 8 picogrammi per grammo previsti dalle norme. Le analisi sono state compiute dall'istituto zooprofilattico di Teramo. I valori relativi alla sola diossina rientrano nella norma, mentre i valori medi di pcb sono risultati di 10,5 picogrammi.
La produzione del primo seno del mar Piccolo ammonta a un terzo di quella complessiva della zona. Valori nella norma sono stati riscontrati per le cozze allevate nel secondo seno e in mar Grande.
A Taranto sono 103 i miticoltori, il provvedimento ne colpisce 24. Il sindaco ha già detto che la città deve stringersi ai lavoratori, sostenerli e aiutarli. Lunedì si riunirà un tavolo tecnico alla Regione per capire il da farsi cercare di salvare la produzione. E' la prima volta che una misura di divieto ha una portata del genere, si tratta di un colpo significativo all'economia da centiaia di migliaia di euro generata dall'oro nero di Taranto. (La Repubblica)

Bonelli "espone" alla procura sull'Ilva

ILVA: TARANTO; BONELLI (VERDI), ESPOSTO ALLA PROCURA DI ROMA SU AIA
GRAVISSIMO CHE NON SIA STATA PRESA IN CONSIDERAZIONE NOTA DEL NOE
INVIATO ALLA COMMISSIONE IPCC IL GIORNO PRIMA DEL PARERE FAVOREVOLE ALL'AIA


"Ho presentato un esposto alla Procura di Roma affinché si verifichi se sono stati commessi reati di omissione in atti d'ufficio e falso nel rilascio dell'Aia (Autorizzazione Integrata ambientale) all'Ilva di Taranto". Lo dichiara il Presidente Nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che ha deciso di rivolgersi alla magistratura dopo aver appreso che il giorno precedente alla riunione che ha dato il disco verde all'autorizzazione il Noe (Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri) aveva inviato una nota al ministero dell'Ambiente in cui si segnalavano gravi irregolarità riscontrate nel corso dei 40 giorni di indagini e appostamenti riguardanti lo stabilimento dell'Ilva che non sarebbe stata presa in considerazione.
"Il non aver preso in considerazione i rilievi del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri ci preoccupa fortemente perché dimostra che si voleva concedere l'autorizzazione a prescindere da tutto, in questo caso anche dell'inquinamento e della salute dei cittadini di Taranto - conclude Bonelli -. Ci saremmo aspettati che la Commissione IPCC e la Conferenza di servizi rinviassero la decisione in base alle gravi contestazioni e informazioni contenute nella nota dai Carabinieri. Invece si è preferito chiudere il procedimento con un parere 'espresso' come se nulla fosse accaduto e per questa ragione noi Verdi abbiamo deciso di presentare un esposto a Giovanni Ferrara, capo della Procura di Roma alla Procura di Roma, affinché si accertino i fatti e si verifichi se ci sono stati reati".
"Quanto è accaduto con l'Autorizzazione integrata ambientale all'Ilva ha dell'incredibile - dichiara il presidente dei Verdi della provincia di Taranto Gregorio Mariggiò - Gli unici a pagare le conseguenze di quest'autorizzazione, che abbiamo contestato dal primo momento, sono i tarantini che da decenni devono fare i conti con l'inquinamento più alto d'Italia".

Comunicato stampa FEDERAZIONE NAZIONALE VERDI

giovedì 21 luglio 2011

Benvenuta nella capitale dei balenghi!

Quando finirà l'arretratezza mentale dei tarantini? Quando smetteremo di inginocchiarchi e piegarci a novanta ad ogni millantato progresso, che significa solo colonizzazione e sfruttamento del nostro territorio?
Arriva una nave immensa che scarica, brucia combustibili, viene lavata e riversa di tutto nel nostro mare. Arriva dal Brasile, ma non porta ballerine, calciatori, prodotti equosolidali, emigranti, marmi pregiati: porta un carico infinito di minerale di ferro (quella siderurgica è una delle industrie più inquinanti della terra... e noi lo sappiamo bene!). Il ferro verrà polverizzato sulle nostre case, nei nostri polmoni, e fuso raffreddandolo con l'acqua potabile che noi non abbiamo tutte le ore e con l'acqua del nostro mare. Questo minerale ci regalerà anche, insieme al coke, diossina, benzoapirene, pcb, mercurio, cadmio..., asma, allergie, tumori, leucemie, sarcomi...
E noi applaudiamo e sotto
Applaudiamo e sotto
Sempre applaudiamo
E sempre staremo sotto!





Porto di Taranto: ecco la Vale Brasil

E’ arrivata da Ponta de Madeira, un porto privato del nord del Brasile di una multinazionale, ha ormeggiato nella rada del mar Grande di Taranto il 12 luglio ed ha attraccato al quarto sporgente due giorni dopo. Ora scaricherà 391 mila tonnellate di minerale di ferro destinate allo stabilimento siderurgico dell’Ilva per la produzione di acciaio.

Impiegheranno dieci giorni a svuotare la pancia della “Vale Brasil”, la nave portarinfuse più grande del mondo, ieri pomeriggio al centro di un incontro con la stampa nella sede dell’Autorità portuale, alla presenza dell’assessore regionale Gugliemo Minervini, che ha sottolineato la centralità del porto tarantino e il futuro sviluppo grazie alla piastra logistica e alla retroportualità.
La portarinfuse è anche una nave pulitissima, tanto da aver vinto, in Norvegia il mese scorso, il premio “Nor-shipping clean ship award” per aver abbattuto del 35 per cento le emissioni di carbonio per tonnellata di minerale trasportato.
La “Vale brasil” batte bandiera di Singapore, ha una portata di 400 mila tonnellate, viaggia a 14.8 nodi, pesca 23 metri, ha una lunghezza record di 362 metri e una larghezza di 65.(ilnautilus)

Taranto intraprende nuovi traffici con il Brasile
E’ un momento magico quello che sta vivendo il Porto di Taranto. E’ infatti arrivato l’ok della corte dei conti per i 190 milioni di Euro per la Piastra logistica, l’aumento dei traffici nei primi mesi del 2011 e infine l’arrivo della nave porta rinfuse piu’ grande del mondo. Un gigante di oltre 3620 metri che sta scaricando 400mila tonnellate di minerali per conto dell’Ilva. Polvere rossa che arriva dal Brasile che finirà proprio negli altiforni.
L’arrivo a Taranto è stato il frutto di una conversazione a cena tra Jose’ Carlos Martins, top manager della Vale e Fabio Riva, vicepresidente dell’Ilva. “ Eravamo a cena- ha dichiarato il direttore esecutivo della compagnia brasiliana – quando Fabio Riva mi ha detto che a Taranto sarebbe potuta attraccare la Vale Brasil. All’inizio non ci credevo perché non conoscevo il vostro porto nonostante lunghi rapphttp://www.blogger.com/img/blank.giforti commerciali con l’Ilva, ma poi in meno di un mese abbiamo fatto tutto”. Si apriranno sicuramente per Taranto nuove oportunità di business, nuovi traffici e movimenti per cittadina jonica.
“La presenza a Taranto della Vale Brasil – ha dichiarato Prete, presidente dell’Autorita’ Portuale – è una grande occasione per il nostro porto e auspico che la Vale possa guardare al nostro scalo come uno dei porti di riferimento per i suoi traffici internazionali. Nell’attesa pero’ l’attenzione resta ferma sulla Piastra logistica, una struttura la cui canterizzazione cambierò il volto del porto facendone uno scalo di terza generazione in cui le merci vengono lavorate, manipolate e mi auguro anche prodotte. A settembre sarà completata la pratica per la progettazione esecutiva e subito dopo l’opera sarà cantierizzata”.(Mondolibero)

Il porto di Taranto ha accolto la Vale Brasil
E’ arrivata da Ponta de Madeira, un porto privato del nord del Brasile di una multinazionale, ha ormeggiato nella rada del mar Grande di Taranto il 12 luglio ed ha attraccato al quarto sporgente due giorni dopo. Ora scaricherà 391 mila tonnellate di minerale di ferro destinate allo stabilimento siderurgico dell’Ilva per la produzione di acciaio.
Impiegheranno dieci giorni a svuotare la pancia della “Vale Brasil”, la nave portarinfuse più grande del mondo,durante l’incontro con la stampa nella sede dell’Autorità portuale, alla presenza dell’assessore Vale Brasil stern blogregionale Gugliemo Minervini, che ha sottolineato la centralità del porto tarantino e il futuro sviluppo grazie alla piastra logistica e alla retroportualità.
La portarinfuse è anche una nave pulitissima, tanto da aver vinto, in Norvegia il mese scorso, il premio “Nor-shipping clean ship award” per aver abbattuto del 35 per cento le emissioni di carbonio per tonnellata di minerale trasportato. La “Vale brasil” batte bandiera di Singapore, ha una portata di 400 mila tonnellate, viaggia a 14.8 nodi, pesca 23 metri, ha una lunghezza record di 362 metri e una larghezza di 65. (Mondolibero)

E' Taranto la capitale meridionale dei tumori


IL CASO. Presentato a Palazzo di Città il nuovo Registro Tumori. I dati elaborati dalla Asl locale fino al 2006 evidenziano il triste primato del capoluogo ionico. L’allarme del sindaco Stefàno.


A Taranto ci si ammala di tumore più che nel resto del Sud Italia. È quanto si evince dalla lettura analitica dei dati elaborati dalla locale Asl relativi al 2006 e resi noti nell’ambito della presentazione del Registro Tumori, avvenuta a Palazzo di Città. I casi accertati nel periodo in esame sono stati 2802: 1555 hanno riguardato la popolazione maschile e 1247 quella femminile. Vanno, altresì, aggiunti altri 501 casi di tumori alla cute, per un totale di 3303 ammalati. Gli uomini, secondo i dati dell’Asl, vengono più colpiti dai tumori alla prostata, al polmone, alla vescica, al colon retto, al fegato, allo stomaco e al pancreas. Per le donne è ricorrente il tumore alla mammella, al colon retto, alla tiroide, all’encefalo, all’utero e al collo dell’utero.
In termini statistici, il tasso standardizzato di malati accertati è pari al 433,4 per gli uomini e 318,00 per le donne. Nel resto del Mezzogiorno questa stessa grandezza diviene di 408,0 per gli uomini e 267,1 per le donne. Entro il 2012 dovrebbero essere disponibili anche i dati relativi al biennio 2007 e 2008. È stato l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, a prendere precisi impegni a tal proposito: «Questo lavoro diventerà da oggi in poi permanente e continuo. Il nuovo Registro Tumori permetterà di tenere sotto controllo la situazione di Taranto, comprenderne la sua evoluzione e accertare possibili nessi tra patologie tumorali e fonti d’inquinamento».
Il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, considera urgente, e non più procrastinabile, «l’istituzione nel capoluogo ionico di un Dipartimento ambiente e salute, che coinvolga Università, Asl e Arpa, e di un laboratorio attrezzato per effettuare analisi e indagini specifiche». Per le associazioni ambientaliste, però, il rapporto presentato è carente dei cosiddetti dati disaggregati. «In questo studio - argomenta Alessandro Masrescotti, presidente di Peacelink - emerge solo un’informazione preliminare. Servono approfondimenti per capire l’impatto che gli agenti inquinanti hanno avuto sulle aree di popolazione più esposte. Mancano i dati disaggregati di quanti, per motivi di lavoro, entrano in contatto in maniera frequente e massiccia con i cancerogeni industriali.
Gli operai di Taranto è come se fossero desaparecidos per questa mappa del cancro». Di segno completamente opposto il giudizio di Giorgio Assennato, dg dell’Arpa Puglia e responsabile del Comitato tecnico scientifico del Registro Tumori Puglia: «Non posso che dirmi soddisfatto per l’istituzione di un Registro relativo alla sola area tarantina. Siamo in presenza di un sistema che ci consente d’incardinare in modo corretto l’attività di rilevazione. Il dato principale è l’estrema qualità dei dati, nettamente superiore a quelli in possesso da altri registri operanti in Italia» Il vecchio Ospedale Testa, intanto, un tempo ubicato in un’oasi verde, e oggi distante poche centinaia di metri dalla raffineria Eni e dallo stabilimento Ilva, dovrebbe diventare il nuovo Centro regionale per la qualità dell’Aria. Novità importanti per una città che combatte, quotidianamente, la sua battaglia contro l’inquinamento. (Terra)

martedì 19 luglio 2011

Piccolo ritardo mortale...

Diossina, Puglia in ritardo di 29 mesi sul campionamento in continuo

La Regione Puglia ha accumulato 29 mesi di ritardo sul campionamento in continuo della diossina: perché? Quando partirà esattamente? La decisione doveva essere presa dall'inizio del 2009 e invece dopo "i 'due regali' della Regione all'Ilva in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)" la situazione sembra essere molto più complicata.

La Regione Puglia ha accumulato 29 mesi di ritardo sul campionamento in continuo della diossina
La Regione Puglia ha accumulato 29 mesi di ritardo sul campionamento in continuo della diossina: perché? Quando partirà esattamente? Non ci sembra di essere pretestuosi e intempestivi se chiediamo di applicare una legge della Regione dopo 29 mesi di ritardo. Ricordiamo che la decisione sul campionamento in continuo doveva essere presa dall'inizio del 2009.
Dopo il comunicato stampa di PeaceLink sui 'due regali' della Regione all'Ilva in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), il consigliere regionale Alfredo Cervellera ha chiesto lumi all'assessore all'ecologia Lorenzo Nicastro che ha interpellato gli Uffici regionali della Direzione Ambiente per verificare la fondatezza di quanto abbiamo affermato nel comunicato inviato ieri 12 luglio e apparso oggi con ampio risalto.
Nel comunicato davamo notizia che l'AIA, già peggiorata rispetto alla sua prima versione provvisoria (Parere Istruttorio del 2009), rischiava di essere ulteriormente peggiorata. Infatti la Regione – invece di bocciare seccamente tutte le obiezioni dell'Ilva all'AIA - era disposta a prenderne in considerazione due: una sul campionamento in continuo della diossina e una sul sistema di abbattimento inquinanti della cokeria.
L'AIA aveva pochi pregi e molti difetti. Male ha fatto la Regione a dichiararsi pronta a ridiscutere tecnicamente su due punti che giocavano a nostro favore: il campionamento in continuo diossina e il sistema di abbattimento in cokeria. Su questi punti vi devono essere prescrizioni perentorie con date certe e non tavoli tecnici che, è inutile nasconderselo, tendono ad allungare i tempi per le soluzioni da adottare.
Sui pochi punti dell'AIA che giocano a nostro favore si rischia di rivedere la favola di Bertoldo:
“Disse il re Alboino: I miei giudici ti hanno condannato a morte.
Rispose Bertoldo: è giusto. Concedimi di scegliere l'albero cui sarò impiccato. Il re acconsentì.
Allora Bertoldo si mise in viaggio per tutta l'Italia, per trovare un albero adatto. Ma non riuscì mai a trovarlo. E intanto Alboino pagava il viaggio e il mantenimento dei soldati che scortavano Bertoldo”.
Giulio Cesare Croce - Dialoghi tra Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
taranto inquinamento
La decisione sul campionamento in continuo della diossina doveva essere presa dall'inizio del 2009
La Regione si giustifica dicendo che l'accoglimento delle osservazioni dell'Ilva riguardano la parte “introduttiva e tecnica, ma non vincolante” della delibera e tuttavia leggiamo che la delibera della regione considera le sue osservazioni tecniche “parte integrante del presente atto”.
Quindi se quelle osservazioni tecniche sono sbagliate e inopportune, non potranno che offrire un'occasione al Ministero per rendere meno perentorie le poche prescrizioni che erano riuscite a passare.
Ciò nonostante la Regione Puglia difende quelle “aperture all'Ilva”. La Regione, a proposito del tavolo tecnico per il campionamento in continuo della diossina, afferma: “Tale Tavolo Tecnico (del quale si sono già tenute due riunioni, contrariamente a quanto afferma la associazione ambientalista che sostiene che non ce ne siano state) ha già stilato una bozza di protocollo che prevede il campionamento in continuo sin da subito”. È bene specificare che le due riunioni a cui si riferisce la regione sono servite solo a istituire il tavolo tecnico e sono state preliminari.
Se è vero che si prevede il campionamento in continuo della diossina “sin da subito” vogliamo sapere la data: quando sarà questo “subito”? Fra una settimana, un mese, o quando?
La Regione continua: “Le dimensioni e la complessità del problema, rendono davvero risibile l’affermazione, riportata dalla stampa, secondo cui il campionatore in continuo bisognava “montarlo subito e farlo funzionare”… ma evidentemente chi ha affermato ciò non sa di cosa sta parlando”.
Non sappiamo di cosa stiamo parlando?
Ci permettiamo di osservare che del campionamento in continuo della diossina ci siamo occupati organizzando due incontri di studio, uno con il Comune di Taranto (16/6/2009) a cui sono stati invitati specialisti da tutt'Italia e uno con il dott. Stefano Raccanelli (25/2/2011), considerato fra i massimi esperti nazionali di diossina.
Vogliamo aggiungere che l'ing. Antonello Antonicelli (dirigente del settore ecologia della Regione) – dopo che le Iene avevano intervistato il presidente Vendola sul campionamento continuo che non partiva – ci ha chiesto un parere tecnico sulle tecnologie di cui eravamo a conoscenza.
Dire che non sappiamo di cosa stiamo parlando ci sembra veramente una battuta fuori luogo.
Il pubblico deve sapere che i costi del campionamento continuo sono davvero modesti rispetto al controllo manuale della diossina. Sono tecnologie da meno di 150 mila euro e verrebbero probabilmente a costare all'Ilva meno di quanto spenderà lo Stato e la Regione per far riunire svariate volte i “tavoli tecnici”, con spese di aereo, ristorante, albergo, missione, ecc. ecc.
Ricordiamo che la decisione sul campionamento in continuo doveva essere presa dall'inizio del 2009.
Nell'articolo 3 della legge regionale sulla diossina si legge che “entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore delle presenti disposizioni i gestori devono elaborare un piano per il campionamento in continuo”. Considerando che la legge è del 19 dicembre 2008 ed è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia il 23/12/2008, il piano per il campionamento in continuo doveva essere già pronto per febbraio 2009. Vorremmo sapere come mai ci sono questi 29 mesi di ritardo e quanto dobbiamo aspettare ancora in questa attesa “fuori legge”.
Ci permettiamo inoltre di segnalare che l'ottimo sito è stato disattivato e al suo posto appare “Lavori in corso”.
Non ci sembra di essere pretestuosi e intempestivi se chiediamo di applicare una legge della Regione dopo 29 mesi di ritardo. A questo già abbondante ritardo la delibera della Regione offre ulteriori e ghiotte occasioni di ulteriore ritardo, che saranno ovviamente tutte argomentate con i più rigorosi crismi del purismo tecnologico.
diossina taranto
"Se è vero che si prevede il campionamento in continuo della diossina 'sin da subito' vogliamo sapere la data: quando sarà questo 'subito'? "
E veniamo alla cokeria su cui la Regione vorrebbe smentirci usando argomenti che più li sviluppa e più li perde di mano. Infatti sulla cokeria la Regione arriva a dire cose sorprendenti:
- da una parte dice di avere appoggiato lei stessa la prescrizione di creare un sistema di abbattimento degli inquinanti nei camini della cokeria (“tale prescrizione è stata inserita in tale documento tecnico non per iniziativa del Ministero o di chissà chi, ma su iniziativa dell’Arpa Puglia, col pieno consenso dei tecnici di Regione, Provincia e Comuni, nel corso di una delle ultime riunioni del Gruppo Istruttore (maggio 2011); tale prescrizione imporrà all’ILVA un notevole impegno per la realizzazione di sistemi di abbattimento di macro e micro inquinanti dai camini della cokeria”); quindi il merito della prescrizione va all'Arpa Puglia;
- dall'altra però la Regione 'rema contro' l'Arpa Puglia e, invece di difendere la prescrizione dell'Arpa Puglia e respingere l'obiezione dell'Ilva, “dialoga” con l'obiezione dell'Ilva e si riserva di valutarla dicendo che, come Regione, “ritiene che l'aspetto debba essere opportunamente approfondito dalla Conferenza dei servizi”. Incredibile. La mano destra della Regione impone una prescrizione e la mano sinistra non la difende. Questi sono autogol.
Diceva il grande giornalista Joseph Pulitzer: “Un'opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema”. In questo momento tutti siamo consapevoli che il parere in tale vicenda sconcertante spetti all'opinione pubblica. Un'opinione pubblica bene informata metterà la Regione e gli altri enti locali di fronte alle loro gravi responsabilità, prima fra tutta quella di non aver sostenuto le prescrizioni delle associazioni.
Noi viviamo come una beffa un'AIA rilasciata senza aver accolto e appoggiato le rivendicazioni – tecnicamente argomentate - delle associazioni. La società civile da quattro anni si stava spendendo per avere un'autorizzazione con rigorose prescrizioni. E invece l'AIA partorita con l'appoggio della Regione ha tenuto la società civile fuori dalla porta. Quest'AIA è peggiore di gran lunga del testo elaborato nel 2009 che chiedevamo di migliorare con le nostre osservazioni.
Lo dicono tutte le associazioni ambientaliste che questa AIA è un passo indietro rispetto a quello che potevamo ottenere se avessimo fatto fronte unico. Ma la Regione oggi è da sola, in compagnia del Comune e della Provincia, a sottolinearne con retorica inopportuna che quest'AIA, priva delle prescrizioni da noi proposte, sarebbe una 'svolta storica'.
La Regione ha perso il consenso di tutte le associazioni ambientaliste, civiche e sanitarie in un sol colpo e parla di svolta storica? Lasciamo all'opinione pubblica ogni valutazione.
Alessandro Marescotti, Peacelink
Vigiliamo per la discarica ha incontrato il Sindaco e l’Assessore all’ambiente
comunicato stampa (19 luglio 2011)

All’incontro con il Sindaco e con l’Assessore all’ambiente, richiesto dal comitato Vigiliamo per la discarica, hanno preso parte la coordinatrice del comitato, prof.ssa Etta Ragusa e l’avv. Antonio Lupo. Argomento dell’incontro sono stati i rifiuti 191212, così classificati dal codice CER (Catalogo europeo dei rifiuti), e i rifiuti con il “codice a specchio”.
Dai rappresentanti del comitato sono state evidenziate le ragioni della particolare attenzione di Vigiliamo per lo smaltimento dei rifiuti col codice 19.12.12, e cioè di quei rifiuti prodotti dal trattamento e/o dalla selezione meccanica di altri rifiuti che non dovrebbero contenere sostanze pericolose. Attenzione che già da qualche anno si è concretizzata in sollecitazioni sia all’Arpa di Taranto che al presidente della regione N. Vendola.
Infatti, è stato fatto presente al Sindaco e all’assessore all’ambiente, i rifiuti col codice 19.12.12 sono proprio quei rifiuti per cui, come narrato da Roberto Saviano nel libro “Gomorra”, e in particolare per l’operazione “Eldorado” citata in quel libro, la discarica di Grottaglie è risultata essere una delle discariche destinatarie dello smaltimento di questi rifiuti, così come già documentato dalle due sentenze del Tribunale di Milano del 2006 e del 2008 che chiudevano un’inchiesta avviata alla fine del 2003.
Pertanto, è stato spiegato al Sindaco e all’assessore, il comitato Vigiliamo per la discarica ha deciso di mantenere alta la guardia su questi rifiuti classificati col codice 19.12.12, dal momento che in questi anni l’Amministrazione comunale di Grottaglie, mantenendo un forte silenzio su questa grave vicenda, non si è minimamente adoperata per costituirsi parte civile nei processi fatti a Milano a seguito dell’inchiesta “Eldorado”, che ha individuato nella discarica di Grottaglie uno dei terminali del traffico illecito di rifiuti e specialmente di rifiuti recanti il codice 191212.
E tutto ciò a prescindere dalla circostanza che non sono state ravvisate responsabilità da parte del gestore della discarica, che è risultato essere inconsapevole della illecita provenienza dei rifiuti classificati col codice 19.12.12 smaltiti nella discarica di Grottaglie. E’ infatti evidente che, se una cittadina e un territorio come il nostro sono stati comunque toccati dalla presenza di interessi a dir poco inquietanti, era necessario che l’amministrazione comunale si costituisse parte civile.
Da qui la necessità, evidenziata al Sindaco e all’assessore all’ambiente da parte dei rappresentati del comitato Vigiliamo per la discarica, di fare la massima chiarezza su questi rifiuti classificati col codice 19.12.12 e di pretendere maggiori ragguagli e puntualizzazioni sulla provenienza sia delle novantaquattromila tonnellate smaltite negli anni 2008 e 2009, sia delle altre decine di migliaia di tonnellate smaltite con ogni probabilità nel 2010 e 2011.
E’ infatti ovvio che per il comitato non è sufficiente l’informazione fornita dalla Ecolevante all’Amministrazione comunale, secondo cui questi rifiuti sarebbero rifiuti speciali e non rifiuti urbani. E che è necessario che si faccia chiarezza sia sulla provenienza di questi rifiuti, che sulle analisi e certificazioni che ne hanno accompagnato il conferimento in discarica.
Contemporaneamente, il comitato ha sottolineato l’esigenza di fare ulteriori approfondimenti sui rifiuti con il “codice a specchio”, la cui pericolosità presunta può essere esclusa solo se il loro conferimento in discarica è accompagnato da analisi e certificazioni che escludano la presenza di sostanze pericolose in quantità tali da consentirne lo smaltimento in discariche per rifiuti non pericolosi.
Alle richieste avanzate dai rappresentanti di Vigiliamo, il Sindaco avv. Alabrese e l’assessore all’ambiente ing. G. Lupo hanno assicurato il loro interessamento e la disponibilità ad approfondire l’argomento anche alla luce della documentazione presente in Comune e di quanto previsto dalla convenzione che l’Amministrazione di Grottaglie ha stipulato con il Politecnico di Bari.

lunedì 18 luglio 2011

Rosso di giorno..


Da una segnalazione:

Rientrando nella mia città alle ore 17.40, sono stato attratto da questa macchia di fumo molto intensa, proveniente dall'interno della zona industriale ILVA. Cosa sarà? Ho fatto in tempo a scendere dall'auto e fotografare. Invio la foto alle autorità ed a chi di dovere per analisi del caso. Propongo di tenere fissa una webcam sulla zona industriale per monitorare quanto accade.

domenica 17 luglio 2011

E finalmente nasce il registro tumori?

Saranno presentati lunedì 18 luglio, alle ore 10, presso la Sala Specchi di Palazzo di Città, i primi dati del Registro Tumori Taranto – RT Puglia. La conferenza stampa è stata convocata dal Comune.
Saranno presenti: il governatore Vendola, l’assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore, l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, il responsabile del Dipartimento di Prevenzione ASL Taranto Michele Conversano, il direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato e il responsabile U.O.S.E Sante Minerba.

giovedì 14 luglio 2011

Filmare l'apocalisse quotidiana

Dal Blog di Carlo Vulpio
... a cui, per l'importanza di questa documentazione che sfonda il muro di omertà degli operai, evitiamo di sottolineare la caduta di efficacia per la difesa di un indifendibile "battitore a pagnotta" come Sgarbi e la visione forse troppo fuori scala rispetto ai problemi in gioco dei "vendolini" della domenica con la manifestazione facile...

Non è “La morte a Venezia”, ma il film tragico e verissimo “La morte di Taranto” per avvelenamento e asfissia. Scongiurare questo finale si può, ma occorre incamminarsi lungo una nuova Via Francigena, con una “marcia” su Bari, su Roma e su Bruxelles
14 luglio 2011

Come vi avevamo promesso, eccovi alcuni filmati girati all’interno del più grande centro siderurgico d’Europa, l’Ilva.
Questa è solo una “selezione”. Operai e dipendenti dell’Ilva che hanno ripreso queste immagini lo hanno fatto anche perché non sanno più a che santo votarsi e soprattutto perché non credono alle menzogne e allo scaricabarile di:
- presidente di giunta e assemblea regionale, Vendola e Introna;
- presidente di provincia di Taranto: Florido;
- sindaco di Taranto: Stefàno;
- Arpa (agenzia di protezione ambientale regionale);
- polizia provinciale e Asl;
- assessori regionali, provinciali, comunali coinvolti, ognuno per il proprio ruolo e per la propria responsabilità, a tutti i livelli decisionali;
- professionisti dell’ambientalismo d’accatto;
- sindacalisti “di lotta e di pagnotta”, che, se l’Ilva non ci fosse, non ci sarebbero nemmeno loro, perché dovrebbero andare davvero a lavorare;
- “società civile” a senso unico, che si mobilita solo se se ci sono di mezzo le parolette “magiche” Berlusconi e berlusconismo, ma fa la ritrosa quando deve prendersela con “gli altri”, cioè quelli che confezionano leggi truffa sulle emissioni di diossina, chiudono ospedali e riducono la sanità a luogo privilegiato di clientele e di assalto criminale alle risorse, costruiscono discariche sui pozzi di acqua potabile, scempiano il paesaggio consentendo il business mafioso dell’eolico e del fotovoltaico – fonti energetiche utili solo se non “industriali”, vero Legambiente, Sorgenia e gruppetti di disturbo vendoliani?
(Questi ultimi, che campano di politica, sono andati in trasferta anche a Polignano a Mare per provocare e insultare Vittorio Sgarbi, reo di difendere l’ambiente e il paesaggio, e com’è loro costume hanno filmato e diffuso solo ciò che conveniva loro far vedere, cancellando le immagini della provocazione e della contestazione vigliacca cominciata ben prima che Sgarbi salisse sul palco).
Ecco, tutti quelli che vi capitasse di riconoscere in questo elenco non sono credibili. Anzi, sono i vostri veri avvversari. Oltre che nemici degli operai e dei dipendenti dell’Ilva che hanno prodotto questi documenti “dall’interno”. Questi video e queste foto, vogliamo rassicurare anche la dirigenza del siderurgico – che se non crede a noi può chiedere ai carabinieri del Noe – non sono “datati”, né “vecchi”. Ma attualissimi. Il fatto che siano ritratti operai che indossano tute verdi, in dotazione da alcuni anni, non vuol dire nulla. Gli operai sono risparmiosi e prima di indossare le tute nuove hanno pensato bene di finire di usare le vecchie.
Nonostante tutto questo però, il ministero dell’Ambiente concede l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, e ne concede una ancora più “permissiva” di quella abbozzata nel 2009.
Invece di marciare su Bari, e poi su Roma, e poi su Bruxelles, lungo una nuova Via Francigena che scongiuri la morte per avvelenamento e per asfissia di Taranto, i soli che si muovono sono i prezzolati che vanno a Polignano a Mare per occultare, con gli insulti, lo stupro del paesaggio difeso dalla Costituzione italiana. E tutti gli altri, a destra e magari anche a sinistra, dove sono?







Inchiesta arte: il Comitato per Taranto collabora con L'Espresso

Riportiamo un'inchiesta condotta da Riccardo Bocca, giornalista de L'Espresso sul degrado dei beni culturali italiani. Il Comitato per Taranto ha collaborato inviando una serie di segnalazioni che a suo tempo vennero postate sul nostro blog, di cui un paio (Palazzo Carducci e il mosaico romano di Torre Ovo) sono state pubblicate.

Il turismo è chiuso per dissesto
di Riccardo Bocca (L'Espresso)

Capolavori inaccessibili. Coperti di rifiuti. Usati come spartitraffico. O abbandonati da anni. Dal Piemonte alla Campania, dalla Val d'Aosta alla Calabria, ecco i tesori naturalistici e artistici che gridano vendetta
(07 luglio 2011)


I rinforzi di cemento armato che deturpano i Sassi di Matera I rinforzi di cemento armato che deturpano i Sassi di MateraUno dice: i Sassi di Matera. E già basta a evocare, in tutta la sua magia, un vanto della Basilicata e della nostra nazione. Patrimonio dell'Unesco dal 1993, testimonianza storica di valore assoluto, dovrebbe essere un "gioiello da custodire con venerazione", come invoca Pio Acito di Legambiente Lucania. E invece no: "Quasi fosse normale, questa meraviglia viene in continuazione aggredita dai responsabili pubblici con interventi invasivi". Basti pensare, sostiene Acito, che "si rimedia ai crolli dei Sassi con rinforzi in cemento armato, coperti da mattoni di tufo che nascondono lo scempio". E non basta il problema della scalinata crollata, anni fa, in via San Potito, "ora in fase di recupero con assurdi pilastri di ferro e cemento già utilizzati per altre parti malridotte".

Il peggio, secondo i materani che abitano nei Sassi ristrutturati (circa 2 mila famiglie), è la strada carrabile interna, "utilizzata come una qualunque circonvallazione con migliaia di auto". Un sigillo di modernità invasiva a cui i cittadini abbinano, loro malgrado, l'enorme buca scavata nel 2006 accanto al convento di Sant'Agostino: "Doveva diventare, per volontà della Soprintendenza regionale ai beni paesaggistici, un parcheggio riservato ai propri dipendenti", ricorda Acito: "Di fatto, ha sventrato un orto-giardino trasformandolo in discarica di materiali inerti". Della serie: "Il miglior biglietto da visita, per chi entra nella nostra città...".

L'hanno ribattezzato turismo harakiri, gli esasperati addetti ai beni culturali e alla tutela del territorio. E' la specialità nostrana di scoraggiare i visitatori, internazionali e non, con inefficienze ed errori da matita blu. "Una combinazione fatale di sciatteria, furbizia autolesionista e incapacità di promozione", la chiama Bernardino Romano, professore di Pianificazione e valutazione ambientale all'Università dell'Aquila: "A parte forse il Colosseo, la Torre di Pisa e qualche altro splendore naturale, il territorio soffre la disattenzione cronica alle sue bellezze". Un handicap che lega Nord e Sud, e che è in perfetta sintonia con il sondaggio commissionato all'Istituto Ipsos dal Fondo per l'ambiente italiano (Fai): "Abbiamo chiesto a un campione di italiani cosa più rappresentasse l'identità nazionale", dice un ricercatore, "e al primo posto si è piazzato il tris di "arte, cultura e musica" (44 per cento), seguito da "monumenti e architettura" (40)". Peccato, va però aggiunto, che nel medesimo sondaggio gli italiani abbiano indicato anche le associazioni no profit da loro finanziate l'anno scorso. E che quelle "culturali", o in ogni caso dedicate alla "valorizzazione del patrimonio architettonico e artistico", non siano andate oltre il decimo posto.

"Un controsenso, amare i nostri gioielli e non volerli sostenere, che è figlio dell'abbondanza", afferma Marco Magnifico, vicepresidente del Fai. Se l'Italia non valorizza, anzi mortifica il binomio arte e natura, "è insomma colpa dell'assuefazione all'eccellenza, sfociata oggi in puro masochismo". Altrimenti non si spiegherebbero, continua Magnifico, le condizioni della reggia di Carditello, a un passo da Caserta. "La struttura borbonica, posseduta dal Consorzio di bonifica del basso Volturno e adesso all'asta, sarebbe la perfetta meta estiva per gli appassionati di storia e architettura". Invece offre ai turisti un triste spettacolo: "Abbiamo il territorio marchiato da collinette di pattume seppellito", indica chi vive nella zona. E peggio ancora si mostra l'interno della reggia, dietro a un cancello chiuso per proteggere dai cedimenti del tetto. "Tempo fa, i custodi hanno scoperto che rubavano le tegole settecentesche. Dopodiché qualcuno ha sottratto le panche. Infine, i soliti furbi si sono portati via molti gradini dello scalone". Cos'altro aggiungere? "Che per i visitatori stranieri è una vergogna inqualificabile", dice Magnifico, "mentre per noi italiani è una delle tante, tantissime occasioni sfumate...".

Si potrebbe pensare: ecco le solite sventure in terra di Gomorra. Ecco il solito degrado di un Meridione sempre più abbandonato a se stesso. "E in parte è così", lamentano gli ambientalisti campani. Resta il fatto che, anche cambiando regione e costumi, il vizietto dell'autogol turistico si ripresenta puntuale. "Venite in Liguria, ad Albenga, a scoprire come si punisce una cittadina di mare...", invita l'attivista del Wwf ligure Fernanda Pescetto. E in effetti non ha tutti i torti a parlare in quest'angolo di Ponente di "soluzioni miopi". A indignarla, in particolare, è il trattamento riservato al fiume Centa: "Malgrado la sua foce sia un Sito di interesse comunitario, è stata massacrata da un sottopasso ferroviario con tanto di fettuccia stradale". Costo dell'operazione: 2 milioni 800 mila euro, divisi tra il comune di Albenga (2,5 milioni) e la Regione. E non è l'unico dettaglio a generare polemiche: "Il corso del Centa è stato escluso dal centro rinchiudendolo in grandi muraglioni", aggiunge Pescetto. Risultato: "Per vedere il fiume e le colline, i turisti più volenterosi provano ad arrampicarsi sugli argini di cemento, ma sono talmente alti che devono arrendersi"
Incapacità? Disattenzione per il territorio? O inevitabili costi della modernità? Le spiegazioni per gli harakiri turistici, in Italia, sono le più svariate. Resta il fatto che la reazione degli italiani, di fronte a queste situazioni, è sempre identica: "Un faticoso dispiacere", lo definisce Silvio Cinquini dell'associazione di volontariato Fti (Ferrovie turistiche italiane). "Quest'estate, per dire, i turisti potrebbero sperimentare certe splendide linee secondarie, attraverso paesaggi e sapori dimenticati". Ma per ragioni che oscillano tra carenza di fondi, scarsità di personale o anche solo aggiustamenti delle linee, queste tratte vengono sospese. "Mi riferisco, ad esempio, alla ferrovia in Abruzzo tra Sulmona a Carpinone, che oltre al primato della stazione italiana Fs più alta dopo il Brennero (è quella di Rivisondoli-Pescocostanzo, 1.268 metri), vanta una superlativa balconata sopra al Parco della Maiella". Situazione che potrebbe essere sfruttata al meglio, quest'estate, non fosse appunto che in luglio e agosto è negata da lavori in corso. "Stesso destino", aggiunge Cinquini, "riservato d'altronde alla linea da Palazzolo a Paratico-Sarnico, che dal lago d'Iseo costeggia dolcemente il fiume Oglio". Anche se in questo caso, i motivi dello stop sono ancora più sconsolanti: "E' l'unica tratta italiana gestita da volontari e a imporre la pausa estiva ci ha pensato la crisi economica...".
"Il problema", a sentire il vicepresidente del Fai Magnifico, "è che al di là dei singoli episodi, i cittadini si aspettano ancora che intervenga lo Stato. Non capendo, invece, che in questo settore i vertici pubblici si sforzano poco: anzi, pochissimo". Per la nostra politica, dice insomma Magnifico, "la ricchezza culturale e ambientale è un orpello: niente che meriti eccessive attenzioni" o una "sorveglianza severa e costante" da parte delle sovrintendenze. Dopodiché è naturale che questo clima pesante, per non dire asfittico, si riverberi nell'estate 2011 su tante perle della Penisola. "Com'è accettabile", chiedono ad esempio gli abitanti di Aosta, "che l'Area funeraria fuori Porta Decumana, necropoli romana nel cuore della città, sia visitabile soltanto il primo mercoledì del mese, per giunta appena dalle 14 alle 18? "Perché una città viva come Milano", domanda Alessandra Perego del Wwf lombardo, "lascia che l'orto botanico di Brera, segnalato da tutte le guide, resti chiusa in agosto per assenza di personale?". E ancora: com'è potuto accadere che la Cittadella di Alessandria, superba fortificazione a pianta ellittica del Diciottesimo secolo, oggi in condizioni critiche, sia visitabile giusto in occasioni speciali, e per cortese disponibilità dei volontari Fai?
"La verità", dicono gli addetti ai lavori, "è che in troppe regioni siamo all'allarme rosso". E la situazione, aggiungono, "peggiora a velocità spaziale". Di recente, non a caso, il segretario generale del ministero dei Beni culturali, Roberto Cecchi, ha parlato in via informale del deserto di uomini e mezzi con cui si confronta l'Italia: partendo dal personale nei musei ("Il Louvre ha oltre 2 mila dipendenti, gli Uffizi non arrivano a 200..."), passando per la mancanza di professionisti ("Servono archeologi, architetti, storici, bibliotecari...") e arrivando alla miseria di attrezzature ("Dalle auto al carburante, dai cellulari ai computer..."). Una rincorsa all'efficienza che, a livello nazionale, alimenta fiumi di frustrazione, provocando sul fronte locale danni a tutto campo. "In sei giorni abbiamo ricevuto più di cento segnalazioni", dice dalla Puglia Pasquale Salvemini, responsabile Wwf del numero verde 800 085 898 per gli scempi territoriali. "Tra le occasioni perse dal turismo 2011", racconta Luigi Oliva del Comitato per Taranto, "c'è nella città vecchia Palazzo Carducci, gioiello del Diciassettesimo secolo depredato pezzo dopo pezzo". Non più allegro, nel foggiano, è il capitolo della riserva naturale Isola Varano, dove Salvemini denuncia accanto al mare "cataste di rifiuti a rischio come bombole di gas, plastica di ogni genere e ferraglia arrugginita". Senza affrontare, per carità di patria, i botta e risposta sul mosaico romano di Maruggio, in provincia di Taranto. Un reperto presentato dagli ambientalisti come "magnifica opera d'arte a 20 metri dal mare", ma "ricoperto in buona parte da terriccio e ciuffi d'erba", nonché "privato dei suoi pezzi migliori".
Certo, riflette un sovrintendente, non è casuale che in libreria trionfino saggi come "Vandali, l'assalto alle bellezze d'Italia" (di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo), o "La colata, il partito del cemento" (del pool Garibaldi-Massari-Preve-Salvaggiulo-Sansa). "La sensazione", interviene Nuccio Barillà di Legambiente Calabria, "è che gli italiani stiano realizzando quanto sia devastante, in termini culturali ed economici, questa sindrome autodistruttiva". Tanto più che, in parallelo, "il potere insiste a concentrarsi su tutt'altro, non afferrando quest'opportunità di riscossa nazionale".
Per la cronaca, tra gli esempi di harakiri calabresi, Barillà segnala la collina di Pentimele, "uno dei luoghi più suggestivi del nostro Sud: invidiabile affaccio sopra Reggio Calabria, con tanto di fortezze ottocentesche e panorama fino all'Etna, abbandonato senza pudore tra sterpaglie e buche". Una vergogna che i reggini fanno benissimo a non tollerare, ma che nell'Italia 2011, patria di sfacciati abusi e trascuratezze, non riesce ad aggiudicarsi la palma della miglior sciatteria. "L'esempio più incredibile di com'è gestito il nostro patrimonio", dice Giovanni La Magna di Wwf Campania, si trova piuttosto nel napoletano: "A Bacoli, dove il pubblico può visitare la celebre Piscina Mirabile, cioè la più grande cisterna romana esistente". Un tesoro, è logico, che richiederebbe infinite cure. Ma quando telefoni al numero indicato dal Circuito informativo campano per i Beni culturali, non trovi un ufficio turistico che illustri gli orari. E neppure custodi poliglotti adeguati al compito. A rispondere, in dialetto, è la gentile signora Giovanna. Che circondata dal rumore dei muratori, per il quale si scusa, spiega: "Non ci sta problema! Venite qui a casa mia, al numero nove di via Pihttp://www.blogger.com/img/blank.gifscina Mirabile, che ho io le chiavi della cisterna". Altrimenti, aggiunge, "c'è pure Filomena...".
Si accettano scommesse sulla reazione di un turista giapponese. O anche, più banalmente, di un visitatore bergamasco.

Se anche tu sei a conoscenza di uno più casi di tesori naturalistici o artistici mal gestiti in Italia (e non descritti in questo articolo) puoi segnalarlo nei commenti qui sotto, aiutandoci a integrare la nostra inchiesta. Grazie!

mercoledì 13 luglio 2011

Taranto, inquinamento a norma di legge

Quando il Presidente della Regione Puglia Nicola Vendola, incalzato da una Iena sulla normativa regionale per le emissioni delle acciaierie Taranto, si impegnò a chiudere l'Ilva il 1 gennaio 2011 qualora i dati sulle emissioni dei camini degli impianti (in particolare il famoso E312) non fossero rientrati in nuovi parametri stabiliti, forse avrebbe dovuto fare maggiore attenzione, ed onorare gli impegni.
Sono passati 194 giorni e Taranto resta la città più inquinata d'Italia, oggi messa completamente in ginocchio dal rinnovo dell'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), incassato dalla famiglia Riva con soddisfazione, ed un sospiro di sollievo. Si scrive Aia, si legge inquinamento a norma di legge (dati ufficiali classificati “segreto industriale” dalla stessa Ilva).
Le ultime torride settimane pugliesi hanno visto protagonisti molti attori che ruotano attorno al caso Ilva: in primis il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Taranto, che in una relazione del 24 giugno scorso ha chiesto esplicitamente alla procura di Taranto l'emissione di un provvedimento cautelare: il sequestro degli impianti Ilva. Il 26 giugno la Procura annuncia di non aver accolto la richiesta dei Carabinieri, documentata da fotografie, dati, video sulle emissioni, i quali tuttavia confermano le ipotesi di reato a carico dei titolari e dei dirigenti del polo tarantino: disastro colposo, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento aggravato di beni pubblici, riversamenti di sostanze pericolose ed inquinamento atmosferico.
Il Presidente Nicola Vendola, nell'udienza a porte chiuse del 24 giugno scorso presso il Tribunale di Taranto, durante la quale sono stati snocciolati tali reati ambientali, ha preferito non costituirsi parte civile, nonostante la Regione Puglia sia stata riconosciuta “parte lesa”, insieme al Ministero dell'Ambiente, alla Provincia di Taranto ed a nove allevatori. Sono in molti a chiedersi il perchè.
Il “premio” che le istituzioni hanno garantito ai Riva è stata l'Aia, l'Autorizzazione Integrata Ambientale, la certificazione dell'abbattimento delle emissioni inquinanti, ottenuta con firma del Ministro Prestigiacomo il 5 luglio scorso. Autorizzazione che la legge regionale potrebbe vanificare, si legge sul sito del Ministero, che lancia frecciate in pieno stile “scontro istituzionale”, ma che in verità vede tutti d'amore e d'accordo sul permettere il perpetrare dell'avvelenamento certificato da più parti e continuamente ignorato dalle istituzioni.
L'assessore regionale Lorenzo Nicastro haspiegato che la Regione, oltre alle delibere “antidiossina e antibenzoapirene” ha ottenuto “le acclarate riduzioni di concentrazioni emissive” e “una data certa per l'avvio del monitoraggio in continuo delle diossine”: in soldoni, l'Ilva può continuare a inquinare. Le delibere, come certificano i dati dei Carabinieri, di Legambiente, di AltaMarea e di miriadi di associazioni indipendenti, non vengono rispettate né dall'Ilva né dalla Regione: il monitoraggio in continuo dovrebbe essere operativo dal 1 gennaio, solo ora scopriamo che non è così.
Un compromesso, quello tra le istituzioni e la proprietà, schiavo di un ricatto occupazionale da 13mila posti di lavoro, che tuttavia garantisce a Taranto, ed all'Ilva, la nomea di polo siderurgico più inquinante in Europa.
Un ricatto che tuttavia non si esaurisce con l'eventuale chiusura degli impianti: 137mila nanogrammi di benzoapirene respirati ogni giorno dagli operai, a fronte di un valore-soglia per persona di un nanogrammo, sono solo uno dei veleni di Taranto: se il lavoro nobilita l'uomo, tutto questo nobilita la morte?
ANDREA SPINELLI BARRILE (Agenzia Radicale)

Regali all'Ilva: e brava la Regione Puglia!

Campionamento e cokerie, Marescotti denuncia i due regali della Regione all’Ilva

“Sono due i regali che la Regione ha concesso all’Ilva in occasione della Conferenza dei Servizi del 5 luglio scorso, relativa all’Autorizzazione Integrata Ambientale”. A denunciarlo è Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, sconcertato dai contenuti di una delibera pubblicata nel sito dell’ente (riportata sotto).
Regione Puglia_delibera1504_2011_1
Marescotti entra così nei dettagli della sua scoperta: «La delibera prende in considerazione 13 controdeduzioni dell’Ilva sull’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Fino a ora si è detto che erano state rigettate tutte dalla Regione e che la delibera regionale aveva posto dei “paletti”. Ma purtroppo non è così. Altro che “paletti”: in 2 casi su 13 la Regione accoglie le controdeduzioni ILVA. Ed ecco i due regali all’Ilva offerti dalla Regione in una delibera che si presenta di non facile lettura per i contenuti tecnici e per i rinvii al Parere Istruttorio Conclusivo dell’AIA. Il primo regalo è sul campionamento in continuo della diossina, ossia su quel sistema che consentirebbe di controllare 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno le emissioni di diossina dal camino E312 dell’Ilva. Cosa dice la Regione? Sul campionamento continuo dice, all’unisono con Ilva, che bisogna attendere le risultanze del tavolo tecnico romano. E che quindi “appare ragionevole” che il campionamento continuo non sia una prescrizione perentoria. Va notato che il tavolo tecnico sul campionamento continuo non si è ancora mai riunito. E va notato che una delle poche cose valide contenute del Parere Istruttorio Conclusivo per l’AIA era proprio l’adozione del campionamento in continuo “senza se e senza ma”. Ora invece i tempi si allungano e invece di vederlo subito in funzione questo strumento passerà al vaglio dei puristi della tecnologia che perderanno mesi e mesi in discussioni invece di montarlo subito e farlo funzionare.
Il secondo “regalo” della regione all’Ilva è sulle cokerie. Una delle pochissime prescrizioni “positive” comparse nel Parere Istruttorio Conclusivo dell’AIA (versione finale 2011) era l’obbligo di dotare i camini della cokerie di sistemi di abbattimento degli inquinanti. L’Ilva si era opposta. Che fa la Regione? Invece di rigettare le obiezioni dell’azienda la Regione ne accoglie le riserve e riconosce che l’aspetto “debba essere opportunamente approfondito”. In questo momento i camini delle cokerie non hanno alcun sistema di abbattimento degli inquinanti, nonostante tutti possono vedere a occhio nudo il fumo nero che fuoriesce. Questo modo di procedere della Regione si presta a valutazioni non certo positive. La Regione ha fatto finta di coinvolgere le associazioni ma poi ha gestito tutto da sola a porte chiuse. Ed ecco i risultati: pessimi». (Inchiostroverde)

lunedì 11 luglio 2011

Ilva: una denuncia dal blog di Vulpio!

...o sono cose note?

Dall’interno dell’acciaieria più grande d’Europa: uno straordinario documento di foto e di filmati che dovrebbe far tacere i corifei che si rallegrano per la Autorizzazione integrata ambientale. All’estero verrebbe negata, ma per costoro è “tutto a posto”


Se questa è una fabbrica a cui si può concedere l’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, giudicatelo da soli. Giudicatelo da queste foto, scattate da alcuni operai all’interno dello stabilimento che è il più grande centro siderurgico d’Europa.
Ne La città delle nuvole, due anni fa, scrivevo che era impensabile che si potesse concedere l’Aia all’Ilva, tanto più dopo che l’Ilva – su precisa richiesta, inoltrata attraverso il ministero dell’Ambiente, da ben ventiquattro associazioni di Taranto – aveva negato di fornire l’elenco analitico delle sostanze inquinanti (benzene, benzoapirene, idrocarburi policiclici aromatici) con la motivazione che si trattasse di “segreto industriale”.
Invece, per ottenere l’Aia, è obbligatorio dichiarare quante e quali emissioni cancerogene vengono prodotte. Altrimenti l’Aia non viene rilasciata e la fabbrica deve chiudere. Così è in tutta Europa. Eccetto che in Italia, evidentemente.
Le foto che potete vedere qui sopra (e i filmati che proporremo nei prossimi giorni) non ha voluto pubblicarle nessuno. Nessun giornale, nessuna tv sembrano interessati a questa porcheria: amianto seppellito a quintali, emissioni di qualunque cosa mentre si discetta e si fa confusione, ma per imbrogliare meglio, tra “monitoraggio” e “campionamento in continuo” delle diossine.
Tutto questo è stato già denunciato alla magistratura da chi ha girato i filmati e anche i carabinieri del Noe hanno consegnato una dettagliata relazione ai magistrati. Però nessuno vuol pubblicare nulla. Tutti fanno finta che non ci sia “notizia”. E allora questa straordinaria documentazione la pubblichiamo noi, su questo blog che i magistrati Fanizzi e Drago della procura di Bari e i loro degni colleghi dell’Anm, la ditta Palamara & Cascini, presidente e segretario dell’Associazione nazionale magistrati, vorrebbero chiudere. Così, per un giorno, anche noi possiamo sentirci un po’ Wikileaks e invitare tutti a riflettere su un tema molto semplice: come si fa a concedere l’Aia a uno stabilimento così senza che nessuno abbia nulla da dire? Anzi, nel giubilo generale del solito coro, formato dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dalla solita, nota e ipocrita “schola cantorum” che ha preso in giro tutti – elettori, associazioni, lavoratori, ammalati e bambini – e in cui spiccano il presidente della giunta regionale pugliese, Nicola Vendola; il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno (che come sindaco, in materia di salute pubblica ha un grande potere), l’assessore regionale pugliese all’Ambiente, Lorenzo Nicastro (Idv, e pure magistrato), qualche deputato locale pronto a magnificare la concessione dell’Aia (per esempio, quel Ludovico Vico, Pd, che inonda di comunicati via mail le redazioni e le caselle postali personali dei giornalisti), più la quasi totalità dei sindacati vari (che senza l’Ilva non esisterebbero) in nome della “occupazione” (ormai solo del camposanto), più tutti gli altri (quelli del centrodestra, per esempio) che se ne stanno in silenzio per non turbare i Riva e i “giornalisti” loro amici, solerti vettori di una propaganda criminale?
Però l’estate sta esplodendo, il mare è blu (spesso, solo di mercurio), e ai tarantini, agli italiani, di tutto questo sembra fregare molto poco.
Dunque, si conceda pure l’agognata Aia. E si salvi chi può.