Taranto, cozze diossina «Sel» chiede all'Ilva di pagare trasloco vivai
Un tavolo con gli operatori e gli enti locali per stabilire la tracciabilità e, di conseguenza, garantire la sicurezza delle cozze tarantine, ma soprattutto per avviare la procedura del marchio «doc» delle stesse cozze nostrane. E’ stato ieri il consigliere regionale Alfredo Cervellera (Sel) a raccogliere la disponibilità in tal senso dell’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno.
Ma per Cervellera - che pure approva ciò che stanno facendo Regione, Prefettura e Comune - occorre fare di più. In primo luogo il sindaco dovrebbe non solo velocizzare «le procedure burocratiche, ma richiedere formalmente all’Ilva di sostenere prontamente le spese per il trasloco forzato degli impianti a Mar Grande, spesa che ricade tutta sulle spalle dei miticoltori».
In replica, quindi, al consigliere regionale Arnaldo Sala (Pdl), che il giorno prima aveva accusato di immobilismo gli avversari del centrosinistra, Cervellera commenta: «Dovrebbe unirsi a questa mia richiesta, ma stranamente nel suo intervento non fa un cenno alle responsabilità “oggettive” dell’Ilva, eppure era insieme a me nella commissione Ambiente quando sollevai il caso della mancata messa in sicurezza da 11 anni della falde di superficie e di profondità dal parte dell’Ilva, che lascia tranquillamente sversare in mare i suoi veleni nonostante gli obblighi derivanti dalla conferenza decisoria del 25 marzo scorso del ministero dell’Ambiente».
Ma a tal proposito la stoccata finale è ancora per il sindaco: «Perché tergiversa e non emette l’ordinanza sindacale richiesta dal ministero dell’Ambiente contro le inadempienze dell’Ilva?»
Infine, nuovo capitolo nella questione campionamenti (dovrebbe presto essere effettuato il terzo) dell’impianto di agglomerazione Ilva di Taranto. Fatti rapidi calcoli matematici, ammesso pure che il terzo campionamento dia «emissioni zero» di diossina, è impossibile con i dati delle due prime campagne (valori medi rispettivamente 0,68 nanogrammi per metro cubo e 0,70 nananogrammi per metro cubo a cui è già stato sottratto il 35% del margine di incertezza previsto dalla norma) scendere sotto il limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo in tossicità equivalente fissato dalla legge regionale 44 del 2008 (la media delle tre campagne di misurazione sarebbe (0,68 + 0,70 + 0) / 3 > 0,46).
Se ne sono accorte le associazioni ambientaliste che ora in una lettera-diffida chiedono «ad Arpa Puglia di dare - a norma di legge - immediata comunicazione all'assessorato all'Ecologia della Regione del superamento da parte dell'Ilva del valore limite di emissione di diossine e furani. Appena ricevuta la comunicazione di Arpa Puglia, diffidiamo la Regione ad intervenire immediatamente sul gestore dell'impianto al fine di tutelare la salute pubblica». (GdM)
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