Inchiesta Ilva «Ambiente e lavoro ora si indaghi»
Il nodo ambientale da Monti
di MIMMO MAZZA
«Il nostro parere è che sulla situazione sanitaria e sul nesso tra ambiente e salute a Taranto si è appena cominciato e sarà indispensabile continuare ad approfondire molti dei temi, soprattutto per i problemi legati alla salute riproduttive e alla salute nell’infanzia». A sostenerlo sono i tre periti medico-epidemiologici incaricati dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco di verificare se esiste un legame tra le emissioni dello stabilimento siderurgico dell’Ilva e lo stato di salute della popolazione tarantina.
Leggendo le 121 pagine del verbale dell’udienza dello scorso 30 marzo, nel corso della quale il professor Annibale Biggeri, docente ordinario all'università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica, la professoressa Maria Triassi, direttore di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell’azienda ospedaliera universitaria «Federico II» di Napoli, e il dottor Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia, Asl Roma, hanno risposto ai quesiti delle parti, sono diversi gli ulteriori spunti di novità che emergono dal lavoro dei professionisti che hanno lasciato agli atti un elaborato di 282 pagine, divenuto prova nelle mani della Procura a cui il giudice ha riconsegnato tutti gli atti, dichiarando chiuso l’incidente probatorio.
I tre periti non si sono «limitati» ad esporre il loro lavoro, che pure certifica il nesso di casualità tra emissioni e malattie, ma hanno anche indicato alcuni degli interventi adottabili per migliorare la situazione. «A Taranto c’è un problema sanitario di indubbia compromissione dello stato di salute della sua popolazione - ha detto il professor Forastiere - rispetto alla popolazione regionale. C’è un problema di programmi di prevenzione su alcuni fattori di rischio più importanti che ovviamente sono a carico del sistema sanitario nazionale e dovrebbero essere fatti dal sistema sanitario nazionale, quindi tutti i provvedimenti di prevenzione primaria dovrebbero avere una accelerazione importante. Tutto questo ovviamente accanto ai temi di risanamento ambientale che sono una delle componenti che deve essere aggredita in maniere importante. È ovvio - ha proseguito il perito - che il servizio sanitario nazionale possiede gli strumenti per l’intervento, non è un problema della magistratura, è un problema del sistema stesso e quindi il sistema stesso è chiamato agli interventi di conoscenza della situazione, perché questo vorrei fosse chiaro, anche noi ci siamo meravigliati del fatto che l’inda - gine epidemiologica è scaturita per indicazione della magistratura e non per indicazione del sistema generale e delle istituzioni».
Secondo il professor Forastiere, «Taranto tra il 1995 e il 2002 ha registrato un aumento della mortalità tra il 7 e il 9%, per i tumori tra il 13 e il 15%, nello specifico esiste una più alta mortalità per i tumori polmonari con un 19% in più per tumore alla pleura, per malattie del sistema cardio-circolatorio, malattie ischemiche, malattie dell’apparato respiratorio e malattie respiratorie acute. Il quadro testimonia una più alta mortalità per i cittadini di Taranto e Statte sia negli uomini che nelle donne. Il dato che, in qualche modo, ha fatto ritenere preoccupante la situazione di Taranto è la mortalità infantile che vede, in questo periodo, un eccesso di mortalità del 18% specialmente per le condizioni morbose di carattere perinatale, che sono sostanzialmente le malattie respiratorie acute al di sotto dell’anno di età, ma anche nello specifico la mortalità per tutti i tumori nei bambini. Ora la mortalità per tumore, per fortuna, sta diventando un evento raro grazie alle terapie che sono in corso. Negli annni successivi, la situazione non è cambiata, con un aumento di mortalità. Una situazione di compromissione che permane per le condizioni al di sotto dell’anno di età (la mortalità infantile) mentre si è ridotta, per fortuna, la moralità per tumori grazie anche probabilmente alle terapie che sono in corso».
I periti hanno incrociato i dati dell’Ar - pa, del suo sistema di monitoraggio, rilevando differenze sostanziali nell’inquinamento da polveri tra i diversi punti della città. «Tra il quartiere Tamburi e gli altri quartieri di Taranto - ha detto il professor Forastiere - esiste sulla base delle centraline, un differenziale che va tra gli 8 e i 12 microgrammi al metro cubo come media nel periodo 2004-2010».
Disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati Emilio Riva, 84 anni, presidente dell’Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva, 52 anni, presidente dell’Ilva dal 20 2010, Luigi Capogrosso, 55 anni, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, 41 anni, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, 42 anni, capo area del reparto Agglomerato. Sarà ora la Procura a rassegnare le proprie conclusioni sia in ordine a provvedimenti cautelari - stante i reati di pericolo ipotizzati e la permanenza degli stessi autorevolmente certificata dalle oltre 800 pagine delle due perizie depositate nella cancelleria del gip - che alla chiusura delle indagini preliminari. (GdM)
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