martedì 17 aprile 2012

Due morti al mese per i veleni dell'Ilva

Gli ambientalisti accusano, oggi vertice con Monti
«Ecco come risanare salvando i nostri operai»

«L’inquinamento dell’Ilva a Taranto pesa tre volte di più dei residenti. Circa 250 chilogrammi di inquinanti per ogni cittadino e due decessi al mese per inquinamento». A sostenerlo è il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti, che ha citato i dati delle perizie, chimica e medica, in mano alla procura nell’ambito dell’inchiesta a carico dei vertici e dei dirigenti dell’azienda per disastro ambientale. Ieri pomeriggio, alla vigilia del vertice tra i rappresentanti degli enti locali pugliesi e tarantini con il premier Mario Monti, i rappresentanti del mondo ambientalista tarantino, a Roma, nella sala stampa della Camera dei deputati, hanno parlato di «Ilva: emergenza ambientale e occupazionale a Taranto». Al centro il progetto di messa in sicurezza della falda acquifera che potrebbe rendere protagonisti del disinquinamento «gli stessi lavoratori Ilva che oggi rischiano la cassa integrazione in caso di sequestro, da parte della magistratura, di alcuni impianti dell’area a caldo». Con questa iniziativa «si potranno tenere insieme le diverse esigenze: combattere l’inquinamento, la salute dei cittadini e l’occupazione».

Oggi pomeriggio, intanto, Taranto avvia con il governo-Monti il confronto sul futuro della città. Al centro del dibattito la grande questione ambientale e il rapporto con la grande industria, ma il discorso non rimarrà confinato e ristretto a questo ambito. I rappresentanti degli enti locali vogliono introdurre il concetto del risarcimento come unica soluzione capace di restituire ai tarantini quanto hanno dato nei decenni all’Italia in termini di servitù militari e aree per l’industria, ricevendone in cambio stipendi e redditi, ma anche inquinamento e malattie. A fronte dei danni ambientali, oggi certificati, Taranto chiede con forza un sostegno al governo nazionale per portare avanti una complessiva azione di risarcimento ambientale da porre al servizio di una nuova stagione di sviluppo e di diversificazione produttiva. Il passaggio centrale è l’indispensabile e massiccio finanziamento delle bonifiche del suolo e dell’acqua avvelenati da decenni di presenza industriale senza controlli sulle emissioni. A Palazzo Chigi saranno presenti il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l’assessore Lorenzo Nicastro, il sindaco di Taranto Ezio Stefàno, il presidente della Provincia Gianni Florido e una delegazione di parlamentari pugliesi. Assenti, perché non convocate, le organizzazioni sindacali, anche se Fim e Uilm hanno organizzato un presidio in piazza Montecitorio. I due sindacati di categoria intendono ribadire «l’esigenza di ottenere risposte idonee e concrete capaci di garantire il miglioramento della situazione ambientale attraverso la bonifica dei siti inquinati e programmi in grado di coniugare ambiente, lavoro e continuità produttiva». Saranno presenti anche i verdi e gli ecologisti insieme ai cittadini di Taranto. I Verdi chiedono «impegni immediati e tangibili per far partire la bonifica di un’area dove, secondo la procura di Taranto, inquinamento provoca malattia e morte». L’incontro con il premier Mario Monti è il frutto di un’iniziativa bipartisan.
Cesare Bechis (CdS)

IL SIT-IN - E’ previsto a partire dalle ore 15, in Piazza Montecitorio (dietro l’Obelisco), un sit-in dei Verdi e degli Ecologisti insieme ai cittadini di Taranto. “Chiediamo che la città più inquinata d’Europa torni a respirare”. Dichiara il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli che chiede al Governo “impegni immediati e tangibili per far partire la bonifica di un’area dove, secondo la procura di Taranto, inquinamento provoca malattia e morte. Taranto, città che tanto ha sofferto in termini di vite umane, a causa dell’inquinamento va avviato un processo di conversione ecologica. Bisogna fare quello che è già stato fatto a Pittsburgh e a Bilbao, città che non solo hanno chiuso con l’inquinamento ma che sono diventate esempio di qualità della vita e di innovazione – conclude Bonelli -. I cittadini di Taranto hanno diritto ad un futuro diverso ed è un dovere del governo porre le basi per uscire, finalmente, da un’economia alla diossina che provoca ‘malattie e morte’”.(inchiostroverde)

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