Ciao Salvatore!
Da Puglia antagonista
Una bruttissima, maledetta notizia che non ti lascia nemmeno la forza di
maledire il fato che ha voluto che per dei maledetti incidenti , a volte
banali, negli ultimi tempi ci abbiano portato via dei compagni, alcuni
giovanissimi che tanto avevano combattuto per una Taranto, una Puglia, un
Meridione migliore.
Alcuni mesi fa era toccato a Claudio raggiungere un altro giovanissimo
compagno, Beppe, morto anche lui in un maledetto incidente stradale, poi la
morte di improvvisa di “zio Antonio” Ranieri, poi ora a Salvatore , “lo
psicologo”, a causa dei postumi di un banale incidente domestico.
Ancora una volta il fato ha voluto giocare con un essere umano che ha sempre
affrontato con il sorriso sulle labbra , quasi fosse un gioco, la vita anche
nei suoi momenti più duri.
Il sorriso, l’ironia di Salvatore, uniti alla sua mitezza, ma anche all’acume
con il quale sapeva affrontare e analizzare problemi giovanili, dinamiche
sociali, ma anche lanciandosi in sperimentazioni politiche, contaminandosi
con nuove esperienze ,lo contraddistinguevano, insieme alla sua ossessiva
ricerca del rispetto delle altrui opinioni.
Non c’è stata lotta politica ambientale o ideale a Taranto in cui Salvatore
de Rosa non avesse partecipato, con discrezione, ma non mancando mai di far
sentire le sue idee.
Salvatore apparteneva a quel nucleo di compagni che visse il momento più
duro della sinistra rivoluzionaria a Taranto, quello di fine degli anni 70,
quando riflusso , repressione e l’eroina che circolava nelle piazze,
distrussero una generazione che anche qui al Sud aveva sognato l’ìimpossibile:
la Rivoluzione.
Ostinatamente quei compagni: Ernesto, Salvatore Stasi, Salvatore de Rosa ed
altri ancora continuavano cocciutamente a testimoniare che “le idee di
rivolta non erano morte… ( come dice la canzone)… ma che esse dovevano
divenire un nuovo progetto antagonista capace di essere recepito e ripreso
da una nuova generazione di militanti
Dopo gli anni bui che portarono all’elezione plebiscitaria di Cito a
Sindaco di Taranto, nel finire degli anni 90 una nuova generazione si
affacciò, grazie anche all’esperienza del Centro Sociale CittàVekkia , ma
anche dell’impegno dinanzi ai luoghi di lavoro del gruppo dei “militanti
storici” e la nascita delle istanze pacifiste ed ambientaliste tra cui
Peacelink .
Salvatore de Rosa lo ritroviamo nel campeggio antimilitarista di Otranto ,
del 1999, subito dopo la fine della guerra del Kosovo e delle grandi
mobilitazioni pacifiste che avevano attraversato la Puglia.
Poi iniziò la stagione dei Socialforum e insieme a tanti compagni
pugliesi partecipa alle proteste a Napoli nel marzo 2001. In quell’occasione
la sua bontà d’animo lo porta a subire la violenza poliziesca direttamente.
Lui durante una carica era rimasto a proteggere un giovane studente ,
esponente dei fuorisede di Roma , sofferente di una disabilità che gli
impediva di poter allontanarsi di corsa, Salvatore semplicemente con il suo
corpo fece scudo al ragazzo, subendo le percosse dei manganelli, nonostante
che fosse a mani nude.
La sua rivincita venne a Genova, nel luglio 2001 quando, mentre la polizia
caricava il presidio del sindacalismo di base promosso dai Cobas,
rivolgendosi ai suoi compagni, sorridendo, flemmaticamente , disse che
questo film lo aveva già visto e che questa volta voleva raggiungere la
Linea Rossa.
Così, mentre infuriava la battaglia tra polizia e dimostranti, culminata
con la morte di Carlo Giuliani, lui, raggiunto un gruppo delle rete
Lilliputh e di qualche associazione cattolica riuscì ad essere tra i pochi
che quel giorno giunsero sino quelle reti metalliche maledette, che
sembravano simboleggiare l’arroganza e la finta forza di un vecchio,
putrescente, sistema.
Negli anni a seguire Salvatore ha continuato ad interessarsi delle battaglie
di rinnovamento nella città di Taranto, anche quando ad esse il sistema
rispondeva con i teoremi giudiziari come quelli del processo al Sud Ribelle.
Non dimenticandosi quell’esperienza, noi brindisini lo avevamo rivisto in
piazza Vittoria qualche mese fa, con la delegazione di compagni tarantini
venuta a testimoniare a Brindisi la solidarietà a Bobo e ai disoccupati,
arrestati perché chiedevano lavoro.
Tra le foto che ritraggono Salvatore pubblichiamo quella a lui cara, di una
foto scattata nel 2000 su sua richiesta, dinanzi all’ingresso di una
vecchia fabbrica , ormai dismessa, di Brindisi ma che portava nelle scritte
sui muri il segno delle lotte che ne avevano fatto un simbolo della lotta
operaia, la SIDELM, nel quartiere Minuta.
La scritta un po’ sbiadita che portava ancora in sé tutta la carica della
lotta di classe :”- Il padrone deve vedersela con noi- gli era piaciuta e
ci aveva chiesto di farsi ritrarre con essa.
Ciao , Salvatore , sappi che ogni volta che “i padroni” dovranno vedersela
con noi, sapremo che ci sarai vicino…
Ciao Salvatore
La redazione di Pugliantagonista.it
Brindisi 11 aprile 2012
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