mercoledì 11 aprile 2012

Buongiorno Camusso!

Susanna Camusso difende il lavoro
Ilva: «Non si è fatto ciò che si doveva»

La precarietà non è una risposta ai non licenziamenti
La segretaria della Cigil fa tappa in Puglia

Per uscire dalla contrapposizione in atto per l'Ilva di Taranto tra difesa dell'ambiente e difesa del posto di lavoro, per Susanna Camusso bisogna da una lato «difendere il lavoro perchè non possiamo permetterci di ridurre il lavoro, e dall'altro determinare una situazione per cui investire sul lavoro non è un costo da evitare». Lo ha detto oggi a Bari la leader della Cgil, a margine di una iniziativa della Camera del lavoro. «Quando vanno in conflitto lavoro e ambiente - ha aggiunto - vuole dire che non si è fatto ciò che si doveva al fine di salvaguardare la condizione dei cittadini e dei lavoratori rispetto alle produzioni». «Bisogna investire - ha detto infine -: il lavoro di qualità, il lavoro di prospettiva, il lavoro che salvaguarda l'ambiente è un lavoro su cui bisogna investire».

RIFORMA LAVORO - «All'audizione al Senato diremo che c'è una cosa che reputiamo straordinariamente grave e cioè che tra il testo licenziato dal consiglio dei ministri e il testo del disegno di legge ci sono molte differenze che non ci hanno convinto, c'è stato un significativo arretramento sui temi della precarietà e delle forme di ingresso», ha continuato la leader della Cgil, a proposito della riforma del mercato del lavoro. Al segretario non piace del ddl neanche «la soluzione rispetto agli ammortizzatori che - ha detto - tradisce l'idea di universalità che pure il governo aveva sostenuto». «Penso che il Parlamento debba provare a vedere - ha proseguito - se su questi temi costruisce dei punti di avanzamento». «Ovviamente - ha detto ancora - ciò che non può succedere e che sentiamo dire dalle associazioni delle imprese è che, siccome non ci sono stati più licenziamenti come volevano, ci deve essere di nuovo precarietà». «Credo che - ha concluso - il fatto che l'equilibrio debba essere sulla riduzione della precarietà e non licenziamenti sia il compromesso che va difeso». «Ho trovato spesso le dichiarazioni di Confindustria di questi giorni sovratono, soprattutto perchè non condivideremo mai l'idea che, in una situazione di difficoltà come quella del nostro Paese, il tema sia quello di licenziare le persone», non credo però che «una singola dichiarazione possa determinare tutto ciò». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rispondendo a chi attribuisce alle dichiarazioni dei giorni scorsi di Emma Marcegaglia la responsabilità dell'impennata dello spread. «Il tema è che il nostro Paese - ha aggiunto - rischia di salvare una immagine e non salvare gli italiani e allora bisogna cominciare a fare politiche per il lavoro e per la creazione del lavoro».

LA CRISI - «L'Europa continua ad essere in una situazione di tensione e mi pare che siamo arrivati al punto che da lungo tempo solleviamo e cioè che politiche puramente restrittive determinano recessione e l'avvoltolarsi sul debito e sulla crescita del debito, mentre bisognerebbe provare a fare politiche antirecessive e di sviluppo». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a proposito della crisi e delle ultime notizie sull'andamento dello spread. «Il governo - ha detto ancora - si era insediato annunciando la crescita tra le sue priorità, per il momento, però ha continuato a fare altro e a non occuparsi della crescità». «Il rischio è che a questo punto - ha concluso - i mercati non si fidino degli impegni presi sul piano monetarista perchè appunto sono recessivi».

SOLDI AI PARTITI - «Non credo che il finanziamento pubblico ai partiti sia la fonte della corruzione, credo che una democrazia debba sapere che è meglio avere costi regolati e trasparenti della politica piuttosto che l'antipolitica, l'autoritarismo e il populismo». Lo ha detto la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, rispondendo a domande di giornalisti a margine di una iniziativa della Camera del Lavoro di Bari. «Cio che è evidente - ha detto - è che le regole sono diventate non credibili in quanto sono diventate forme di finanziamento indipendenti dai bilanci, dal voto degli elettori e quindi è essenziale che si rifondi un sistema e si renda tutto assolutamente trasparente» (CdS)

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