E’ consuetudine ormai, per i grandi stabilimenti industriali, provvedere ad un ritocco di immagine attraverso la promozione di iniziative culturali. Questo principio vale anche per l’Enel, che ha organizzato a Brindisi per l’estate in corso una rassegna di concerti gratuiti dall’emblematico titolo “Correnti Musicali”.
Questa operazione di maquillage non ha però convinto gli attivisti brindisini, che hanno deciso di far sentire la propria voce durante il concerto, tenutosi sabato sera proprio davanti alla centrale Federico II, di Renzo Arbore accompagnato dall’Orchestra Italiana.
Un presidio di oltre trecento manifestanti, durante tutta la durata del concerto, ha “disturbato” la performance musicale con tamburi, fischietti e slogan. Nel corso della rumorosa protesta, i manifestanti hanno distribuito materiale informativo sulle conseguenze ambientali e sanitarie dovute alle attività del polo energetico di Brindisi. Tra le associazioni aderenti, Medicina Democratica e Salute pubblica evidenziano come “da anni subiamo gli effetti nefasti delle massicce quantità di inquinanti emessi in atmosfera e in acqua dalle aziende energetiche che gravitano nel territorio Salentino. E’ necessario procedere senza indugi alla riduzione dell'uso del carbone. Questo territorio non è più in grado di reggere oltremisura gli impianti industriali attualmente presenti”.
Bisogna ricordare che la centrale termoelettrica a carbone ENEL Federico II ha una capacità totale di 2640 MW installati e, per estensione, è la più grande centrale termoelettrica d'Italia ed una delle più grandi d'Europa. Nel rapporto del WWF Dirty Thirty, pubblicato nel maggio 2007, l'impianto è stato classificato come la venticinquesima peggiore centrale elettrica d'Europa in termini di efficienza energetica in relazione alle emissioni di CO2.
I dati ambientali relativi al polo energetico brindisino e all’intera area industriale tarantina evidenziano come l’arco ionico-salentino rappresenti, nell’ambito dell’unione europea, una assoluta anomalia, con le popolazioni interessate costrette a pagare lo scotto di un’industrializzazione selvaggia. (G.F.)
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(si ringrazia per le informazioni pugliantagonista.it!)
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