venerdì 10 luglio 2009

Dal ritorno al nucleare al problema rifiuti nel tarantino... come siamo inguaiati

Sul nucleare:
ieri il DDL sullo sviluppo che prevede il ritorno al nucleare, è diventato LEGGE. Si è compiuto un passo indietro: un ritorno al passato, quello più triste, grigio.

Resta da chiedersi ora, quale saranno le zone, le regioni, i territori interessati ad "accogliere" le nuove centrali nucleari". Sarà sempre la fortunata e generosa Puglia? sembra di sì.
L'inchiesta di Sergio Ferraris pubblicata su La Nuova Ecologia, fa un breve resoconto della storia del nucleare in Italia, in particolare dell'individuzione dei siti adatti ad ospitare le centrali:

" Il Pen del 1975, di fatto, ratificava uno studio Enel che oltre all’alto Lazio e al Molise identifica come zone adatte all’installazione di una simile potenza (circa 60 reattori per almeno 30 centrali) l’arco alpino lombardo e piemontese, la costa ionica, quella del Tirreno, la Lombardia e il Piemonte orientali, le coste marchigiane-abruzzesi, l’Alto Adriatico, la Venezia Giulia e la Puglia, sia ionica che adriatica. Una localizzazione a pioggia, insomma, che non teneva alcun conto del Rapporto Rasmussen, all’epoca appena uscito, elaborato negli Usa, che richiedeva una fascia di sicurezza di 16 km intorno alle centrali nucleari.
Nel 1979 il Comitato nazionale per l’energia nucleare, poi diventato Enea, aggiusta il tiro pubblicando la Carta dei siti (vedi a pag.19) che teneva conto della densità abitativa, condizioni sismiche, idrografiche e scarsità d’acqua per il raffreddamento. Vennero così identificati circa quaranta siti, che coinvolgevano quasi tutte le regioni, comprese però Calabria (sismica al 100%) e Sardegna, che ancora oggi soffre una cronica carenza di collegamento elettrico. Le aree qualificate per il futuro nucleare dovrebbero però essere meno di quelle previste allora: in una recente audizione in commissione Ambiente del Senato, Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha “limitato” l’installazione delle nuove centrali, sotto il profilo geologico e sismico, in Sardegna, Piemonte, Lombardia, nord Emilia Romagna e Puglia."

"La carta elaborata nel 1979 dal Comitato nazionale per l’energia nucleare comprende circa 40 zone che potrebbero accogliere (sulla base della densità abitativa, della disponibilità d’acqua e delle condizioni sismiche e idrografiche) una centrale nucleare da 2.000 MW. Su questa base si sta ragionando per individuare i siti dei quattro reattori Epr che il governo vuole costruire."


In "Puglia e Basilicata. un’area sul lago salso, vicino Manfredonia. Due fra Brindisi e otranto, una fra Gallipoli e Santa Maria di leuca. Tutte zone altamente popolate. Un’altra centrale potrebbe sorgere a Marina di Ginosa e in Basilicata lungo la costa metapontina, dove era già scoppiata nel 2003 la protesta contro il deposito unico delle scorie."

Per scaricare l'inchiesta clicca qui

Giorgio Nebbia, oltre a fornici delle conoscenze ed informazioni utili sulle centrali nucleari (tipologie) e sulle caratteristiche che un sito - individuato come adatto ad ospitare la centrale nucleare - dovrebbe avere, pone l'accento sulla gravità del dettato normativo che affida "al governo le decisioni, coperte dal segreto di stato, sulla localizzazione e costruzione di centrali e depositi di scorie radioattive. Le norme contenute nel testo legislativo prevedono inoltre "l’intervento dell’esercito per fermare eventuali proteste e compensi in denaro per chi accetta centrali o depositi nucleari, la tradizionale monetizzazione per i rischi di sicurezza e di salute..
Tentativo che si scontrerà con fattori di costi, difficoltà tecniche, con la constatazione che in Italia non esiste nessun posto accettabile per la localizzazione di centrali nucleari o di depositi di scorie radioattive.
Il governo ci prova: a noi resta, come cittadini, svegliarlo dai suoi sogni e far capire all’opinione pubblica che l’energia nucleare non è pulita, né economica, né sicura. A noi resta la protesta per evitare danni e costi e dolori futuri: “protest and survive”.Per andare all'articolo clicca qui


A noi non ci resta che .... piangere e sperare nell'autocostruzione, nell'energia pulita, e poi che più?






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