mercoledì 22 luglio 2009

ENI, petrolio e inquinamento a Taranto

Comunicato stampa del Comitato per Taranto

Un ennesimo, gravissimo attacco all’ambiente è la malasorte che si prospetta se verrà accettata la richiesta avanzata dall’Eni al Ministero dello Sviluppo Economico, di compiere trivellazioni nel Mar Grande di Taranto, al fine di ricercare giacimenti di idrocarburi.
La sete di petrolio alimenta le mire espansionistiche della multinazionale energetica Eni, che già da tempo ha trovato segnalazioni sui media internazionali per devastazioni ben oltre il territorio jonico, fino alla martoriata Nigeria.
Devastazioni che, se venisse accolta la richiesta avanzata, colpirebbero un vasto tratto del mar Jonio: la zona individuata per compiere trivellazioni interesserebbe infatti un “esteso specchio acqueo del Golfo di Taranto, immediatamente ad Ovest delle isole Cheradi, di oltre 515 chilometri quadrati, compreso fra le sponde Est ed Ovest dello Jonio” (di Tancredi, Tarantoggi – 13 luglio 2009).
Devastazioni che colpirebbero la fauna e la flora marina: la tecnica che verrebbe impiegata è quella delle “Air Gun” .
Questo metodo è conosciuto per avere effetti nocivi sui delfini, che per effetto di questa tecnica “perdono il senso dell’orientamento, subendo danni irreversibili all’apparato uditivo, finendo spiaggiati” (di Tancredi, Tarantoggi – 13 luglio 2009).
Sugli effetti distruttivi della tecnica Air Gun, è intervenuta anche l’AGCI Pesca- Ufficio Territoriale di Taranto che, in data 14 luglio 2009, inviando agli enti di ricerca una lettera per richiesta di informazioni approfondite, ha sottolineato le gravissime ripercussioni per l'equilibrio marino e per l'economia locale.
I mitilicultori e pescatori riuniti nella AGCI Pesca di Taranto scrivono, infatti, che l’uso dell’Air Gun (secondo fonti scientifiche ben documentate) potrebbe seriamente danneggiare la fauna ittica e provocare la diminuzione del pescato di oltre il 70% in un raggio di circa 40 miglia nautiche.
La stessa tecnica se impiegata danneggerebbe inoltre anche la Poseidonia oceanica, presente nell’area interessata dalla ricerca, e che è inserita tra le specie caratteristiche di Habitat naturale di interesse comunitario e, dunque, specie da proteggere.
Il Comitato per Taranto esprime, pertanto, forti preoccupazioni per quello che potrebbe essere il destino del Mar Grande e di un'area di interesse ambientale comunitario (SIC), nel caso di risposta positiva da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
Inoltre stando a quanto riportato nel ddl Sviluppo appena varato, il Governo ha ora la facoltà di rilasciare i permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, mediante procedimento unico al quale partecipano le sole amministrazioni statali interessate, non coinvolgendo più come prevedeva la passata legge, le amministrazioni regionali e locali interessate (da un articolo di Farella, Tarantoggi – 13 luglio 2009).)
Sarà per questa ragione che Comune e Provincia di Taranto non sono state messe al corrente di questa richiesta?
Riteniamo questa mancata comunicazione e informazione alle amministrazioni locali, un atto gravissimo che mina le basi di un sistema democratico, e chiediamo che per questa ragione si ripari agli errori commessi.
Chiediamo, dunque, che sia i sondaggi - anche quelli non invasivi - che le autorizzazioni varie siano sottoposte a procedura di VIA, con la partecipazione attiva degli Enti locali e del pubblico interessato.

Rivolgiamo, infine, un appello anche agli amministratori locali:

- al Sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, come tutore della salute cittadina;
- al Presidente della Provincia di Taranto, ente che ha la delega ambientale;
- al Presidente della Regione Nichi Vendola ed all'assessore all'Ecologia, per le competenze nella gestione energetica (PEAR) e nella tutela delle coste,

affinchè prendano posizione in questa drammatica vicenda in nome dell’interesse di tutta l'area jonica, facendo fronte comune contro questa violenza operata dagli organi centrali, nel nome del profitto di una multinazionale, a scapito della salute dei cittadini e del bene collettivo.



No trivellazioni Eni, Borraccino: “Mi associo al Comitato per Taranto”

"Mi associo alla richiesta formulata al sindaco Stefàno, al presidente Florido ed al presidente Vendola per impedire che l’Eni avvii delle trivellazioni nel Golfo di Taranto per ricercare degli idrocarburi". Il consigliere regionale e provinciale dei Comunisti Italiani, Mino Borraccino, interviene sulla questione che "per ora, sta vedendo protagonisti le cooperative di pescatori ed il Comitato per Taranto a cui, naturalmente, sta rispondendo la sensibilità di alcuni organi d’informazione".
“A tal proposito - ribadisce Borraccino - chiederò ai consiglieri regionali tarantini di presentare un apposito ordine del giorno in Consiglio regionale”.
“Fa bene, dunque – per il capogruppo del PdCI in Consiglio regionale – il ‘Comitato per Taranto’ a parlare di ‘un ennesimo, gravissimo attacco all’ambiente’”.
«La richiesta avanzata dall’Eni al ministero dello Sviluppo economico, di compiere trivellazioni nel Mar Grande di Taranto per ricercare giacimenti di idrocarburi – sottolinea Borraccino - è a dir poco preoccupante se non addirittura inquietante”.
Il consigliere provinciale e regionale comunista ricorda di essere stato “uno dei primi, tra quelli presenti nelle Istituzioni, a dire ‘no’ al raddoppio della produzione dell’Eni. Mi sono opposto a quest’ipotesi per un motivo semplice: Taranto subisce già un inquinamento industriale eccessivo e se non si inverte questa rotta sarà impossibile pensare non dico ad un turismo alternativo ma quanto meno che si integri con la grande industria”.
Borraccino, inoltre, ricorda la sua forte opposizione alla realizzazione “a Taranto di un rigassificatore. Il progetto così come era stato presentato non dava adeguate rassicurazioni sul fronte degli incidenti e poi rischiava di compromettere definitivamente lo sviluppo del nostro porto di cui in tanti parlano sempre ma poi, nei fatti, si disinteressano”.
“Taranto ha già dato in termini di morti sul lavoro e di malattie respiratorie. Ora basta. E poi - insiste Borraccino - come possiamo ignorare, anzi danneggiare, una parte importante della nostra economia rappresentata dalle cooperative dei pescatori, essi sono la storia di Taranto, rappresentano posti di lavoro e sono anche (spesso) i primi difensori dell’ambiente e del mare in particolare”.
“Per questo – conclude Borraccino - Stefàno, Florido e Vendola blocchino l’Eni e intervengano sul ministro Scajola per far sentire la voce di Taranto. Come dice Florido: battiamo i pugni sul tavolo...”.
(Uff. Stampa Cons. Regionale Puglia, ag. n. 2245)

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