lunedì 6 luglio 2009

I doppi Stereotipi

Esiste, da qualche parte, un valore positivo dello stereotipo. Se, nella maggior parte dei casi, esso rafforza i pre-concetti, può, alcune volte, ricordarci ciò che siamo, inducendo, in tal modo, una riflessione mirata alla conoscenza più profonda del nostro patrimonio personale e sociale ed all’impegno nel prenderci cura dello stesso.

Lo stereotipo, al plurale, diventa il titolo del progetto fotografico di Alessandro Altavilla, giovane artista della scena musicale elettronica di Taranto. Il portfolio, costituito da una serie di scatti digitali sottoposti ad un semplice processo di riflessione speculare rispetto ad un asse verticale, propone un’immagine doppia di una stessa identica foto, producendo un effetto straniante e surreale in chi guarda.

Una realtà “siamese”, in cui la duplicità amplifica il senso di un luogo comune che, nel bene e nel male, rende, in poche visioni, l’identità di un territorio, di per sé, ambivalente nella sua morfologia, segnata dalla compresenza di due mari. E così lo specchio riflette la convivenza dei gabbiani con le ciminiere, la fede barocca dei Riti della Settimana Santa, l’ordinaria scampagnata in riva al mare, l’agricoltura di fronte alla fabbrica, il canale navigabile illuminato da quel che resta di un bellissimo tramonto. Una doppiezza spesso pesante, insostenibile, inutile a tratti, quasi una forma di ridondante fanatismo che vuol riempire, sino allo straripamento, ciò che è già colmo.
E “Stereotipi” nasce proprio da una risposta alla presentazione, da parte del complesso energetico ENI nel 2007, del progetto di raddoppiamento della produzione nella sede tarantina per la raffinazione del petrolio. Un raddoppiamento problematico in una città dichiarata dall'OMS, nel 1986, “area ad alto rischio ambientale”, con tutto ciò che, nel corso degli anni, ne è conseguito.
In questo caso, l’immagine diventa uno strumento di denuncia rispetto ad un ipotetico pericolo duplicato, un punto di vista futuristico ma possibile, il risvolto della medaglia di un progresso incosciente che genera mostri, un monito ad agire con cautela, rispetto alle possibili conseguenze, consegnandoci un reportage di notevole spessore civile e sociale.
E se questo non dovesse bastare, l’impegno del nostro concittadino è testimoniato dall’aver reso disponibili, in esclusiva, le riproduzioni delle fotografie, in differenti formati, attraverso un contributo spontaneo all’associazione Peacelink, in modo da partecipare al finanziamento di studi d’approfondimento scientifico sui tassi d’inquinamento da diossine.
Il photostream di “Stereotipi” è disponibile qui e, per chi volesse maggiori informazioni, può contattare l’autore tramite e-mail.

Tratto da Virgiliotaranto

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