IL RICORSO CI SI È RIVOLTI ALLA COMMISSIONE UE: LE AZIENDE DELL’AREA INDUSTRIALE POTREBBERO NON TENER CONTO DELLE PRESCRIZIONI
«L’Europa indaghi sull’Aia»
«Altamarea» critica lo Stato: ritardi nel rilascio della concessione
FULVIO COLUCCI (La Gazzetta di Taranto, 31 luglio 2009, p.III)
• Il ricorso all’Unione Europea c’è. e «Altamarea», il cartello delle associazioni ambientaliste che lo ha presentato (e illustrato ieri alla stampa) spiega: «Chiediamo l’intervento della Commissione europea, nelle forme previste dai regolamenti vigenti, nei confronti dello Stato italiano per il mancato rilascio delle Autorizzazioni integrate ambientali nei tempi previsti dalla normativa europea e italiana».
Cosa è successo? Secondo gli ambientalisti, il ritardo nel rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale «Ha aggravato e sta aggravando la posizione italiana nella procedura di infrazione già in atto nei confronti dell’Italia da parte della Commissione europea». Ma non si tratta solo di un problema legato ai tempi e alle leggi.
Ieri, durante una conferenza stampa, Biagio De Marzo per Peacelink, Paola D’Andria per l’Ail, Leo Corvace e Lunetta Franco per Legambiente, hanno ricostruito il sofferto percorso dell’Aia, partendo dalla proroga al 31 marzo del 2008 dei termini per il rilascio delle autorizzazioni. Da quella data il silenzio è calato sulle pratiche. O quasi. L’accordo stipulato ad aprile dello scorso anno dal governo e dalle aziende della zona industriale (Ilva, Eni, Cementir, Sanac, Enipower, Edison) concedeva altri 300 giorni perché gli impianti fossero messi a norma nel rispetto delle leggi. Anche questo termine è scaduto senza risultato. «Il mancato rilascio dell’Aia nei tempi previsti - hanno ricordato ieri i rappresentanti delle associazioni ambientaliste riunite nel cartello «Altamarea» - di fatto si traduce in un’ulteriore proroga concessa alle imprese del territorio in assenza di uno specifico provvedimento legislativo. Ciò ha gravi ripercussioni sul territorio ionico in termini di impatto ambientale e di ricadute sulla salute dei cittadini poiché ne ritarda il risanamento e ne procrastina, invece, lo stato di crisi ambientale tra i più rilevanti a livello europeo come attestato dal registro delle emissioni “Eper” e dal riconoscimento del territorio tarantino come area ad elevato rischio ambientale nel 1990 e nel 1998». Gli ambientalisti ricordano anche un altro aspetto assai rilevante: «Il ritardo nella concessione dell’Aia può consentire alle aziende di realizzare gli interventi previsti nei loro cronoprogrammi anche in mancanza del rilascio dell’autorizzazione e anche prima delle conclusioni dell’istruttoria da parte della commissione Ippc (commissione di controllo integrato per la prevenzione dell’inquinamen - to). Insomma le aziende potrebbero non tenere conto delle prescrizioni che saranno contenute nell’Aia».
«Questo documento lo abbiamo inviato a un centinaio di deputati e senatori, alla Regione, alla Provincia e al Comune - ha commentato Biagio De Marzo di Peacelink - perché riteniamo sia necessario smuoverli da un certo torpore che produce una inerzia dannosa per i cittadini. Lo Stato non può ignorare le condizioni in cui versano territorio e comunità. Il 28 novembre 2009 con una nuova manifestazione “Al - tamarea” tornerà alla carica».
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