mercoledì 2 novembre 2011

Un rapporto scomodo...

Mare malato, ora tutti sanno che il Rapporto Ispra non era carta igienica

TARANTO – Ciò che qualcuno aveva incautamente definito “carta igienica”, “roba già nota”, si è rivelato come un documento di straordinaria importanza per comprendere quanto sia grave la situazione dei due mari tarantini. Stiamo parlando del Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla caratterizzazione del Mar Grande (II lotto) e del Mar Piccolo, prodotto nell’agosto del 2010 e rimasto chiuso nei cassetti per circa un anno.
E’ stato il Corriere del Giorno, tra fine agosto e inizio settembre 2011, a far emergere i dati inquietanti contenuti in quella relazione. Il problema inquinamento non era circoscritto solo al primo seno di Mar Piccolo, come qualcuno ha voluto far credere per mesi: il secondo seno e il Mar Grande rischiano di fare la stessa fine. Elementi di riflessione che emergono chiaramente nel parere trasmesso dall’Ispra lo scorso 4 ottobre, all’origine di una convocazione urgente del tavolo sull’emergenza cozze a Palazzo di Città, lo scorso 14 ottobre.
Ciò che indigna di più è la lentezza con cui ci si è mossi per far fronte al possibile rischio sanitario per il consumo dei prodotti ittici tarantini, prospettato dall’Istituto Superiore di Sanità già nel maggio del 2010. Nella memoria collettiva di questa città sembra che il caso delle cozze al Pcb sia scoppiato all’improvviso, nel gennaio del 2011, quando due ambientalisti hanno coraggiosamente esibito l’esito di alcune analisi effettuate sui mitili prelevati dai fondali del primo seno di Mar Piccolo.
In realtà, a livello istituzionale, le avvisaglie di un allarme erano già evidenti. Non è un caso che se ne parli in una riunione della Conferenza dei Servizi sui Sin (Siti contaminati di interesse nazionale) il 13 dicembre 2010. Qualche giorno, dopo, il 28 dicembre, l’Asl ionica rilancia la problematica in una lettera rivolta agli altri enti competenti affermando che “tutti i valori riscontrati sui campioni prelevati nel primo seno di Mar Piccolo, pur rientrando nei parametri di http://www.blogger.com/img/blank.gifconformità, si avvicinano molti ai limiti massimi stabiliti dalla normativa (limite massimo 8 pg/gr)”.
Il caso Pcb scoppia nuovamente il 22 luglio 2011, quando dalle analisi della Asl emerge chiaramente che quel limite è stato oltrepassato e scatta l’ordinanza che vieta il prelievo e la vendita delle cozze. Davvero non si poteva evitare quel triste epilogo? E che senso ha spostare gli allevamenti in Mar Grande quando anche lì ci sono evidenti elementi di contaminazione? E’ paradossale, come già detto in un precedente articolo, che il Ministero dell’Ambiente, ai primi di ottobre del 2011, si veda costretto a sollecitare a Iss, Arpa Puglia e Asl, un parere tecnico-scientifico in merito agli aspetti di tutela sanitaria, richiesto il 14 dicembre 2010 e il 12 settembre 2011. Viene da chiedersi: ma qualcuno risponderà mai per questa anomala gestione dell’emergenza? Una cosa, al momento, è certa: chi la sta pagando c’è già e non sono certo gli inquinatori di ieri, oggi e domani. (inchiostroverde)

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