«Il ricorso Aia? L’Ilva danneggia se stessa»
«Cosa vuole che le dica? Il ricorso dell’Ilva contro il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale da parte del ministero non riguarda l’Arpa. E, oltretutto, non ho materialmente l’atto per poter valutare le ragioni dell’azienda. Dico, però, che ricorrendo contro il rilascio dell’Aia, l’Ilva danneggia anzitutto se stessa».
Giorgio Assennato, direttore generale dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell’ambiente, non si tira indietro e commenta il ricorso presentato dal Gruppo Riva al Tribunale amministrativo regionale di Lecce. L’Ilva chiede di sospendere in via preventiva l’Autorizzazione integrata ambientale, avendo, come obiettivo ultimo, il suo annullamento.
L’Aia è stata rilasciata la scorsa estate dal ministero dell’Ambiente, il Gruppo Riva ne contesta le prescrizioni, a partire dalle attività di monitoraggio dei micro e dei macro inquinanti. L’Ilva ha fatto presente, nel ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale di Lecce, che «tutti gli interventi di adeguamento sono stati da tempo ultimati». Nel chiedere alla magistratura amministrativa di pronunciarsi, l’azienda ha insistito col dire che risulta «indiscutibile» lo sforzo «compiuto in questi cinque anni per migliorare l’impatto ambientale dello stabilimento».
«Le mie considerazioni - sottolinea il direttore generale dell’Arpa Giorgio Assennato - possono essere esclusivamente politiche e non tecniche. Francamente, se ragiono in termini assoluti, la sospensione dell’Aia sarebbe una vera e propria iattura. Bloccherebbe, in pratica, le procedure di monitoraggio e controllo». Evidentemente un prezzo troppo alto da pagare per Taranto se lo stesso Giorgio Assennato arriva a dire: «Si tratterebbe di valutare gli effetti della sospensione dell’Aia anche riferendola all’effetto prodotto con la minore tutela della salute della popolazione».
Il direttore generale dell’Arpa fissa ancora due concetti, esprimendosi in termini critici rispetto al ricorso per la sospensione e l’annullamento del decreto ministeriale con il quale viene rilasciata l’Aia all’Ilva. «In primo luogo, la sospensione dell’Aia comporterebbe per l’Agenzia un aggravio riguardante le spese. Dovremmo continuare a sostenere, con i nostri modesti fondi, le attività di controllo. Altro che il principio secondo il quale chi inquina paga... Così, tra l’altro, si finirebbe per portare indietro di qualche anno le lancette delle autorizzazioni, al secolo scorso - ironizza Assennato - ai tempi delle autorizzazioni regionali. Ripeto: l’azione giudiziaria non serve nemmeno all’azienda».
L’ultima stoccata è al passaggio del ricorso in cui l’Ilva contesta le prescrizioni richieste dalla Regione: «Il ministero dell’Ambiente - conclude Assennato - riconosce la bontà della legislazione regionale che è pienamente in vigore in materia ambientale. Le estremizzazioni sono inutili». (GdM)
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