sabato 26 novembre 2011

Stefano abbaia... ma poi non morde!

Il Comune “striglia” l’Eni

Il tanto atteso “sì” da parte del Comune di Taranto alla realizzazione della nuova centrale Enipower, non è ancora stato pronunciato. In molti, a partire da Confindustria e dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, avevano intravisto nella giornata di ieri lo spartiacque decisivo per la risoluzione di una vicenda che ebbe inizio nel lontano 19 marzo del 2007, quando l’Eni avanzò la richiesta di Autorizzazione Unica ai sensi della Legge 55/2002 (comprensiva di procedure VIA e AIA, entrambe ottenute) per l’oramai famosa “Centrale a Ciclo Combinato da 240 MWe alimentata a gas naturale”. Ed invece l’amministrazione comunale del sindaco Stefàno, ancora una volta, è stata abile nel tirar fuori dalla manica l’ennesima “carta vincente”, rinviando il tutto a quando l’Eni si deciderà a mettere nero su bianco le compensazioni promesse per rimediare all’aumento delle emissioni di CO2 (del 276%, mentre restano avvolte nel mistero quelle relative al monossido di carbonio (da 87 ton/a a 456 ton/a? o da 70 ton/a a 350 ton/a) previste con l’entrata in funzione del nuovo impianto. Impegno nero su bianco che lo stesso primo cittadino ed il suo vicesindaco hanno atteso invano sino a ieri mattina. Per questo, la riunione di giunta monotematica svoltasi ieri, al termine di una intensa mattinata ha prodotto un semplice “atto introduttivo” (deliberazione n. 144/09), attraverso il quale si ribadisce, tra le diverse cose, come “il miglioramento delle condizioni ambientali complessive e delle condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori rappresentino un presupposto imprescindibile per la valutazione positiva della proposta avanzata”. In parole povere, il Comune si aspetta che l’Eni faccia ciò che ha promesso: per il resto, non sono apparse altre rimostranze al progetto da parte della giunta.
Tanto per restare in tema e soprattutto per coloro i quali non fossero dotati di buona memoria, riepiloghiamo quali sono le compensazioni promesse dall’Eni: trasformazione del sistema di alimentazione del parco automezzi delle società partecipate del Comune (AMIU ed AMAT) a GPL o metano; trasformazione di 3.000 autovetture di nostri concittadini (ma il criterio in base al quale saranno scelti non è dato sapere: essendo sotto Natale magari trarremo ispirazione dal gioco della tombola) da benzina a gpl o metano; installazione sugli edifici scolastici ed uffici comunali ed al quartiere Tamburi di pannelli fotovoltaici; ristrutturazione dell'ex presidio Testa - situato proprio nelle immediate vicinanze dello stabilimento Eni - per avere a Taranto il Dipartimento Ambiente e Salute. In realtà, è altresì bene ricordare che le compensazioni previste nel progetto iniziale erano di altra natura e non sappiamo se alla fine saranno portate lo stesso a termine: modifica del layout della nuova centrale a ciclo combinato; recupero della Torre e della Masseria Montello con sistemazione a verde dell’area circostante; sistemazione a verde dell’area circostante la Chiesa di S. Maria della Giustizia (concessa “gentilmente” dall’Eni in una serata di fine settembre per una serata a base di jazz & gas); predisposizione di illuminazione scenografica estesa all’intero ambito delle due emergenze storico-architettoniche.
Ciò detto, resta fortemente radicata in noi l’impressione che il Comune di Taranto e l’Eni abbiano deciso di iniziare a giocare una finta partita a scacchi, per gettare un’ombra sulle reali problematiche della questione in essere. Ad esempio, viene abilmente sottaciuta la reale motivazione per cui l’Eni abbia deciso di costruire questa nuova centrale a turbogas. Motivazione che ne sottintende un’altra ancora meno chiara. Perché quando nello scorso luglio scese a Taranto l’amministratore delegato di Enipower, Giovanni Milani, per sgombrare il campo dai tanti dubbi che questo progetto porta con sé, l’Eni non si fece più di tanto scrupolo nello svelare i reali motivi alla base di tale investimento (230 milioni di euro di cui 40 per lavori civili e montaggi elettromeccanici). Ovvero produrre una quantità enorme di energia elettrica (la centrale avrà infatti una potenza termica massima in normale esercizio di 579 MWt (169 MWt in più dell’attuale ovvero + 41%) e 280 MWe (192 MWe in più, ovvero + 260 %, per effetto dell’aumento di efficienza) ben al di sopra del fabbisogno di Taranto città, della Provincia e della Regione Puglia, per diventare più competitivi sul mercato nazionale. Ma a domanda sul perché non sia possibile chiedere all’Eni di costruire una centrale di minor potenza, Sindaco e Vicesindaco hanno preferito glissare. Come non bastasse, lo stesso Milani precisò come l’Eni abbia intenzione di dismettere solo una parte dell’attuale centrale ad olio combustibile, mentre avrebbe provveduto a smantellare la restante soltanto nei prossimi 15-20 anni. Ieri, però, il Sindaco ci ha personalmente rassicurati sul fatto che sarà immediatamente dismessa l’intera obsoleta centrale e non solo una parte di essa. Staremo a vedere. Così come, sin troppo furbescamente, si è preferito tacere dei reali risvolti occupazionali che porterebbe con sé la nuova centrale. Sempre a luglio, infatti, Milani ripeté per l’ennesima volta che nuova centrale o meno, l’Eni non avrebbe lasciato Taranto (eppure i gufi presenti in Confindustria e nei Sindacati hanno convinto i lavoratori dell’esatto contrario). Inoltre, lo stesso a.d. di Enipower, a nostra precisa domanda su cosa avrebbe guadagnato Taranto a fronte di un investimento di 230 milioni di euro per la nuova centrale, non seppe darci risposta. Idem, per quanto riguarda l’aumento dei posti di lavoro: il cantiere dovrebbe partire entro dicembre 2011 (sempre che Eni mantenga fede alle promesse fatte al Comune) per concludere i lavori entro 24 mesi, prevedendo un picco massimo di assunzioni intorno alla 590 unità. Di queste, nessuna di loro resterà a lavorare in Eni o Enipower a lavori conclusi, come ci ha confermò lo stesso a.d. Milani. Eppure, Confindustria e Sindacati continuano a ripeterci che la nuova centrale porterà benessere e lavoro. Che poi si tratti del benessere di una sola azienda e di lavoro precario o a tempo determinato a loro poco importa. Per il resto, è bene mettersi l’anima in pace: la nuova centrale Enipower si farà.
“Niente può avere come destinazione qualcosa di diverso dalla sua origine. L'idea opposta, l'idea del progresso, é veleno”. (Simon Weil, Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943).
(Tarantoggi)

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