«Tempo tuta» Ilva offre 2 euro e 35 cent l’ora
Il 2 dicembre tornano a riunirsi il Gruppo Riva e i sindacati dei metalmeccanici per la questione del «tempo-tuta» all'Ilva. Si tratta di un incontro decisivo che dovrebbe sbloccare lo stallo creatosi circa un mese fa per la distanza tra le posizioni aziendali e quelle della Fiom Cgil, che rischiavano di creare contraccolpi anche nel rapporto tra le sigle che rappresentano i lavoratori metalmeccanici. Il «tempo-tuta» è la monetizzazione, richiesta dai sindacati all'Ilva, del lasso di tempo che l'operaio trascorre dal suo arrivo in fabbrica all'effettivo avvio delle attività lavorative nel reparto di appartenza.
L'azienda di Riva ha già fatto una prima proposta a Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm sia per quel che riguarda il riconoscimento economico sia per gli arretrati. I sindacati hanno rifiutato, ritenendo necessario alzare l'asticella del compenso orario. Il Gruppo Riva porterebbe ora all'incontro del 2 dicembre una nuova proposta economica - il riconoscimento di 2 euro e 35 centesimi l'ora ai dipendenti - che troverebbe i sindacati disponibili a concludere l'intesa. In realtà ci sarebbero i margini per un accordo complessivo su un testo che andrebbe ovviamente limato in sede di trattativa finale. L'intesa economica, anche per la parte riguardante gli arretrati, non costituirebbe più un ostacolo insormontabile. In realtà l'aspetto della trattativa più complicato non era quello economico.
Le tensioni tra azienda e sindacati o, meglio, tra azienda e Fiom Cgil e tra Fiom Cgil, da un lato e Fim Cisl e Uilm dall'altro, riguardavano la vicenda dei ricorsi presentati da lavoratori dell'Ilva pensionati alla magistratura del lavoro. Gli ex dipendenti chiedevano e chiedono il riconoscimento del «tempo-tuta». La Fiom Cgil ha difeso questa scelta, insistendo sul fatto che non potesse far rientrare l'esercizio di un diritto individuale all'interno della trattativa. L'azienda, infatti, chiedeva di chiudere questa partita e la sua posizione è rimasta ferma e intransigente. Fim Cisl e Uilm, sostanzialmente, ritenevano necessario un accordo migliorativo a vantaggio dei dipendenti, isolando l'aspetto dei contenziosi che stava a cuore alla Fiom per consentire anche ai pensionati di recuperare le somme spettanti per il passato.
L'Ilva era stata chiara su un punto: non avrebbe firmato nessun accordo separato. Ed è facile intuire perché. In un momento economico difficile come questo, con lo spettro del ricorso alla cassa integrazione in gennaio se la crisi dhttp://www.blogger.com/img/blank.gifovesse continuare a mordere così, tensioni e spaccature - soprattutto dentro i sindacati - rappresenterebbero un colpo drammaticamente forte al quadro dei rapporti fra azienda e lavoratori, con conseguenze difficilmente prevedibili. Ecco, quindi, spiegato lo stallo che ora sembra prossimo al superamento. Lo sancirà la riunione del 2 dicembre che, secondo il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò, appare «decisiva». «Dovremmo riuscire a sbloccare la situazione con un accordo su un testo condiviso da tutti; stiamo lavorando a un'intesa che trovi la soluzione complessiva a tutti i problemi. Visti i tempi - afferma Talò -, viste le tante incertezze che ancora segnano in modo significativo il mercato siderurgico, sarebbe una boccata d'ossigeno per i lavoratori». ()
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