sabato 8 ottobre 2011

Operai a casa... solite storie da Ilvatown

Mercato in crisi, nuova cig all’Ilva?

Consumi in calo e crisi di liquidità sono la tenaglia che sta stringendo in una morsa pericolosa l’economia mondiale. L’ottimismo che aveva accompagnato il 2010 e la prima fase dell’anno, ha ormai lasciato spazio all’incertezza.
Di questa congiuntura risentono tutti i settori, compreso l’industria di base che, anzi, in una certa misura anticipa le tendenze. Nei periodi di ripresa, infatti, è uno dei primi segmenti dell’economia a rimettersi in moto; in quelli di crisi uno dei primi a rallentare.
In questo contesto generale va inquadrato l’andamento dello stabilimento siderurgico di Taranto, con i suoi oltre dodicimila dipendenti ed una capacità produttiva di dieci milioni di tonnellate all’anno.
Nei mesi scorsi la ripartenza dell’Altoforno 4, dopo un accurato revamping, il progressivo aumento dei livelli produttivi, il rientro delle unità in cassa integrazione, avevano fatto sperare che il peggio fosse, ormai, alle spalle perchè questi erano i segnali macroeconomici e l’andamento del settore.
Ma gli scenari, ormai, mutano nel volgere di pochi mesi e così quello che fino a poco fa sembrava in cassaforte, adesso non lo è più. E bisogna allungare sguardo verso i prossimi due mesi per comprendere cosa accadrà.
Con questa grande incognita che incombe, il prossimo 13 ottobre Fim, Fiom, Uilm parteciperanno al coordinamento annuale dell’Ilva in programma a Roma. Per ora c’è grande cautela da entrambe le parti. Ma negli incontri avuti a Taranto nei giorni scorsi sulle questioni che attengono la gestione dello stabilimento, qualche manager avrebbe cominciato a lanciare dei segnali parlando di scenari poco chiari e di problemi di liquidità da parte di alcuni clienti dell’azienda siderurgica.
Situazioni e problemi che tutte le imprese sono chiamate ad affrontare in questo periodo, ma che in un’azienda delle dimensioni dell’Ilva, potrebbero assumere dimensioni di grande rilevanza sociale. Di questo sono consapevoli tanto i manager quanto i sindacalisti. Nessuno pronuncia le parole cassa integrazione, ma sembra essere proprio questo lo spettro che si affaccia nuovamente sullo stabilimento siderurgico di Taranto.
«Siamo lontanissimi dall’ottimismo dello scorso anno – afferma Rosario Rappa, segretario generale della Fiom Cgil – anche se sono passati solo pochi mesi. Ora l’azienda si muove in un quadro di maggiore incertezza perchè manca una prospettiva sul futuro. Il 13 ottobre parteciperemo alla riunione del coordinamento Ilva e sicuramente avremo maggiori elementi di riflessione. Per ora è preferibile non avanzare alcuna previsione».
Anche Antonio Talò, segretario generale della Uilm di Taranto, non fa mistero del mutato scenario internazionale. «I timori sono forti – ammette – per ora si escludono ricadute sulla produzione e sulla tenuta dell’occupazione. Però se le commesse non aumenteranno il rischio che si possa tornare indietro, è forte. Abbiamo di fronte uno scenario grigio. Dopo la riunione del 13 ottobre a Roma capiremo se questa situazione va verso una schiarita o se il quadro si farà ancora più scuro». (Corgiorno)

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