Ecco un'inchiesta dove si racconta l'ordinaria realtà di devastazione e malattia delle "colonie" industriali
L'inquinatore di Melfi
Brucia il 50% dei rifiuti industriali pericolosi provenienti da tutta Italia e le indagini dell'agenzia di protezione ambientale hanno rilevato nei pozzi dell'impianto livelli di metalli pesanti spesso superiori ai livelli di norma. E' l'inceneritore della Fenice, del gruppo francese Edf. E a meno di sei km, gli abitanti del piccolo comune di Lavello sono in rivolta
L'impianto della Fenice (gruppo Edf) funziona da un decennio nel cuore della Basilicata dove brucia rifiuti industriali. Solo adesso , dopo reiterate richieste degli abitanti, la Regione ha rivelato i risultati dei monitoraggi eseguiti fino al 2007: forte presenza di metalli pesanti cancerogeni. Intanto, la Fenice ha vinto un appalto da 29 milioni di euro per il monitoraggio ambientale del ponte di Messina
Parla il dottor Ferdinando Laghi e spiega che, in base ai dati i materiali che hanno inquinato per anni le falde acquifere della zona sono tra i peggiori per le neoplasie che provocano. Andrebbe fatta una ricerca epidemiologica nell'area. "Bonifica? Sì, ma intanto l'impianto andrebbe chiuso"
L'Arpab (agenzia regionale per l'ambiente) è accusata di aver gestito la vicenda con molta approssimazione. Il nuovo direttore Raffaele Vita (che ha deciso di pubblicare i numeri "nascosti") rivela: "Livelli di nichel e il manganese ancora sopra il limite, abbiamo chiesto in via informale di sospendere la produzione"
Il videoracconto (prodotto dalla Regione Basilicata) della lunga lotta dei residenti contro l'inceneritore della Edf. Un conflitto che va avanti dal 2000, anno dell'entrata in funzione dell'impianto francese che brucia rifiuti industriali provenienti da tutta Italia a Melfi
Antonio Annale, primo cittadino di Lavello, lancia l'allarme sull'aumento di morti per tumore in paese. Livio Valvano, che guida il comune di Melfi, ha chiesto il sequestro di Fenice dopo l'incendio del 2 ottobre. E dice: "Nessun geologo può escludere il rischio di inquinamento delle acque di irrigazione"
Non sempre, quello che accade in Basilicata raggiunge le cronache nazionali. Ma questa vicenda, come l'ha scovata e l'ha raccontata Raffaella Cosentino ci è sembrata subito meritevole d'attenzione. Un grande inceneritore lavora da oltre un decennio a Melfi bruciando rifiuti industriali della Fiat e di altre industrie. E' di proprietà della Fenice un'azienda del gruppo francese Edf. L'Edf è come l'Enel, probabilmente, vale anche di più. Nelle sue presentazioni parla sempre di un particolare impegno ambientale. Ma a Melfi, l'impianto della Edf (dall'aria tecnologicamente asettica e pulita, dipinto a strisce bianche e verdi) inquina da anni le falde acquifere sottostanti utilizzate da migliaia di persone. Peggio, almeno dal 2003 al 2007, l'inquinamento è avvenuto nel colpevole silenzio dell'agenzia regionale competente: l'Arpab. Poi, nel 2009, si è saputo qualcosa, la stessa Fenice si è "autodenunciata", ma i dati sono rimasti "coperti". I cittadini hanno protestato e solo lo scorso 17 ottobre, il nuovo direttore dell'Arpab ha deciso di mettere sul sito i numeri "incriminati". Secondo l'esperto da noi interpellato la cancerogenità dei metalli finiti nell'acqua è molto elevata.
Ora la protesta è montata (tra l'altro, nei giorni scorsi, l'inceneritore ha subito un altro incidente: incendio con emissione di fumi tossici), la gente vuole sapere, i sindaci chiedono un'inchiesta. Stranamente, però, la Regione sembra intenzionata a dare nuovi permessi alla Fenice in attesa di una bonifica "promessa" ma ancora non attuata.
Intanto, negli anni in cui i dati dell'inceneritore erano ignoti al pubblico perché chiusi nei cassetti dell'Arpab, l'Edf ha vinto in Italia una gara da 29 milioni di euro: dovrà occuparsi del monitoraggio ambientale del Ponte di Messina. Certo, l'Edf è una grande impresa molto presente sul versante ambientale... Anche se a Melfi...
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