lunedì 17 ottobre 2011

Che cattivone quel Riva...!

Uilm: «L’Ilva di Taranto assume lavoratori e non ricolloca interinali»

Si fa presto a dire cassa integrazione all'Ilva, provvedimento che rimetterebbe in gioco molto del futuro dell'acciaio. Ma se su questo si sono esercitati lo scorso 13 ottobre azienda e sindacati, escludendo malgrado il ritorno di fiamma della crisi il ricorso, per ora, agli ammortizzatori sociali, ci sono urgenze che dimenticare sarebbe deleterio. Per esempio quella dei lavoratori interinali o la trattativa sul cosiddetto «tempo-tuta» il lasso che intercorre dall'arrivo di un dipendente all'interno dello stabilimento siderurgico e l'inizio effettivo del lavoro. Sugli interinali la Uilm lancia un allarme. Sul «tempo-tuta» partono da oggi le assemblee in fabbrica ma non c'è accordo con l'azienda e nemmeno tra i sindacati.
Il segretario generale Antonio Talò accusa l'Ilva di non rispettare l'accordo firmato a dicembre del 2010: «Il Gruppo Riva, malgrado la produzione siderurgica sia ridotta al 70 per cento, ha assunto 127 lavoratori interinali al di fuori di quell'accordo. Di questi, 46 sono operai che dovrebbero ricoprire ruoli di capo turno, capo squadra, tecnico. Non condivido l'orientamento aziendale, ma non voglio scatenare una guerra tra poveri.
L'Ilva prese l'impegno di assumere i 130 lavoratori che avevano maturato i requisiti nel momento in cui si manifestava la necessità. Questo è accaduto a metà, nel senso che il 50 per cento degli ex dipendenti interinali è rientrato al lavoro o direttamente o con l'assunzione nella Semat, azienda dell'appalto. L'azienda spiega il mancato reimpiego degli ex precari con la mancanza di figure professionali idonee alle attuali necessità, parlo, per esempio, di periti meccanici. So per certo, attraverso serie verifiche, che, invece, alcune figure professionali di quel tipo rientrano nel bacino dei vecchi interinali. Ecco perché chiedo all'Ilva di rispettare l'accordo del dicembre 2010».
Talò insiste sul fatto che l'intesa resta valida «e anche se il momento non è certo favorevole per il mercato dell'acciaio, da quell'intesa non bisogna derogare. Sarebbe un grave errore deviare da quel percorso. Questo prescindendo dal numero di assunzioni che la crisi può imporre. Così si perde un'occasione importante». L'ultimo passaggio del ragionamento imbastito dal segretario generale della Uilm crea le premesse per parlare della crisi e della situazione attuale. «La siderurgia vive un momento di sofferenza dei mercati a livello internazionale. Non ci sono prospettive di miglioramento a breve, la schiarita si farà attendere. Parlare di cassa integrazione, tuttavia, è come fasciasi la testa prima che si rompa. L'azienda lo ha escluso e questo mi sembra un risultato positivo. E certo il sindacato non starà lì a guardare ma si batterà perché non si arrivi a un nuovo utilizzo degli ammortizzatori sociali. E in questa logica di impegno bisogna mettere fine alla querelle del tempo-tuta».
La trattativa su questo tema si trascina da mesi. E da oggi le assemblee proveranno a chiarire la situazione. «Il disagio per i lavoratori - spiega Talò - deriva da questioni logistiche. Per come è organizzato l'ingresso in fabbrica, l'arrivo nello spogliatoio, i lavoratori sono costretti a recarsi nello stabilimento siderurgico almeno mezz'ora prima. Se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dice che al primo posto devono essere messi i lavoratori, dopo un anno e mezzo di discussione, è tempo di chiudere la vertenza riconoscendo il due euro e trenta centesimi al giorno ai dipendenti, dal momento della firma e per il futuro, adeguando gli arretrati alla situazione pregressa». Ma in realtà la questione non è così lineare. «Perché la Fiom Cgil - spiega Talò - chiede che nell'accordo sul tempo-tuta sia riconosciuta una corsia preferenziale per i lavoratori Ilva pensionati ai quali riconoscere il pregresso. Ma l'Ilva non è d'accordo su questo e anche noi riteniamo necessario occuparci anzitutto di chi lavora in fabbrica. E il Gruppo Riva non vuol firmare accordi separati. Bisogna lavorare per riportare al tavolo della trattativa l'azienda e la Fiom». (GdM)

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