A Taranto, nel prestigioso Castello Aragonese è aperta l’altra sezione di "Intramoenia Torna Intramoenia Extra-Art" rassegna itinerante d'arte
nei castelli della Puglia. Gli spazi profondi di ombre e di persistenze archeologiche hanno favorito interventi di misticismo hi-tech .
La monumentale «porta del cielo» di Giulio De Mitri, che erge polittici e distende bronzi trasfigurati in luce azzurra, duetta a distanza con gli ieratici tableaux vivants di fredda nitidezza del duo Corpicrudi. Metafisici, come sono in sostanza i giochi percettivi di specchi nei quali ci coinvolge il lettone Gints Gabrans. Volgono invece al drammatico i nervosi filamenti al laser rosso con i quali Ada Costa, evocando in un tunnel rovinoso «La caduta dell’Angelo» rompe le sue esatte architetture di vetri e luci.
Rivivono in epos contemporaneo le «Nike di Samotracia» (molto ammirate nella Biennale di Venezia 2009) che il russo Andrei Molodkin fa pulsare di sangue e di petrolio. Natura ed artificio, biogenetica ed elettronica giocano una complessa partita a scacchi nella installazione del brasiliano Eduardo Kac. Così questioni dell’oggi si fanno varco nel Castello. Sino alla operazione compiuta da Stefano Cagol con la collaborazione di Valentina Vetturi: per mesi la gente di Taranto è stata sollecitata a donare oggetti e pezzi comunque luccicanti, dal vetro ai metalli, per opporre bagliori vitali alle ceneri mortali diffuse dall’Ilva. Questi reperti umili ora traboccano, come opera collettiva della gente di Taranto, da una bocca di lupo nel castello.
Fuori sventola una bandiera bianca con la scritta «Cenere»: riconoscimento della vittoria di un’arte al servizio del pubblico. Buona conclusione per l’impresa avviata cinque anni fa da Giusy Caroppo e dal suo giovane team pugliese. (GdM)
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