A prescindere dalle ragioni dell'Autore.
L'articolo sottolinea tutto quello che piace al popolo degli aperitivi!
Se poi, è metà operaio e metà giornalista...
E' un idolo!
L’Ilva una, nessuna e centomila di Giuse Alemanno

Vedete, i ruoli si sono confusi, scrive – anche in inglese, perché la seconda metà di “Io e l’Ilva” è la traduzione del breve testo nella lingua internazionale – un operaio che parla come uno scrittore, uno scrittore che si incazza come un operaio. Il fatto è che uno scrittore non è che un osservatore: io mi sono messo ad osservarla la fabbrica, a raccontarla. Perché un uomo che racconta una storia è lo spettacolo più vero che possa esistere. La racconta ad altri, che la racconteranno ad altri e questi ad altri ancora.
Il Giuse scrittore invoca spiritosamente e fin troppo ripetutamente (C’è mica uno psichiatra in sala?) una terapia di cui non necessita affatto. L’Alemanno operaio ha le idee chiare: i lavoratori sono complementari alla fabbrica e l’Ilva è complementare ai suoi operai, gli uni non esisterebbero senza l’altra. Questo matrimonio inscindibile non può andare a vantaggio solo di una parte.
Certo, l’azienda inquina, ma sia per lo scrittore che per l’operaio la città ionica non deve sconfessare la tradizione industriale che la distingue, che l’ha cambiata, l’ha guastata, ma che la fa anche essere la Taranto che è. Senza sarebbe irrimediabilmente perduta. L’obiettivo è farla vivere industrialmente secondo leggi che portano all’ambientalizzazione della produzione.
Autocriticamente, riconosce che i lavoratori dell’Ilva sono strenui partigiani dei cazzi loro, ma prende le distanze dalla legione di ottusi oppositori della fabbrica, che non rischiando una briciola sarebbero pronti a chiudere, smantellare, sigillare l’Ilva di Taranto, con uno schiocco di dita. Pensatela come volete, dice ai lettori: tra i compiti della mia vita non c’è quello di convincere che le mie opinioni siano giuste. Solo invitare a ragionare, su quello che è successo al nostro territorio. (Rep)
Nessun commento:
Posta un commento