giovedì 31 ottobre 2013

Ilva Taranto: dove non solo l'Ambiente ma anche il lavoro è s-venduto

L'inchiesta Ambiente Svenduto conclusasi ieri ha fatto scalpore soprattutto per aver coinvolto importanti  personaggi politici, aziendali, istituzionali ben noti.
Abbiamo riportato il lungo elenco dei 53 anche noi.  

Ma c'è dell'altro in quell'inchiesta che deve emergere. 
Nelle 56 pagine dell'ordinanza si parla del decesso di due lavoratori Ilva: 
Claudio Marsella e Francesco Zaccaria. 

Del decesso di Marsella - locomotorista di Ilva spa -  avvenuto il 30 ottobre dello scorso anno nel reparto Movimento Ferroviario dove lavorava abitualmente, sono stati accusati di cooperazione in omicidio colposo: l'ex direttore dello stabilimento Adolfo Buffo, il capo area logistica operativa Antonio Colucci e il capo reparto Movimento Ferroviario Cosimo GiovinazzI.
Nello specifico, si legge nell'ordinanza sono stati accusati di "colpa generica consistita in imprudenza,  negligenza ed imperizia nonchè per inosservanza di specifiche disposizioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro ed in particolare omettendo tutti ciascuno nell'ambito delle rispettive attribuzioni e competenze, di dotare i lavoratori di attrezzature idonee alle lavorazioni da svolgersi".

In soldoni: NON avrebbero rispettato le più elementari norme di sicurezza sul lavoro. 
Sotto la voce "elementi della condotta colposa" viene descritto come è avvenuto l'infortunio mortale:
 " a seguito di manovra formulata dal reparto finitura Nastri il Marsella (...) si era posizionato alla guida del locomotore da 110 tonnellate, in modo da procedere all'aggancio dello stesso ad un convoglio di 7 vagoni carichi di bramme".

Marsella iniziava così l'operazione di aggancio dei due rotabili, ma a causa della negligente organizzazione del lavoro e della mancata dotazione di attrezzature efficienti ed idonee alle lavorazioni da effettuarsi (come specificate dettagliattamente all'interno dell'ordinanza),  in aperto contrasto con quanto previsto nella procedura operativa del movimento ferroviario, "stante il mancato allineamento e aggancio tra locomotore e del carro, il Marsella rimaneva schiacciato nello spazio restante tra i respingimenti del locomotore e del carro,e in ragione di ciò decedeva a seguito di violento shock da grande traumatismo".

Nello stesso anno, e non era passato nemmeno un mese: il 28 novembre 2012 muore Francesco Zaccaria, gruista e dipendente Ilva spa. La sua morte è legata indissolubilmente al tornado che ha sconvolto e coinvolto parte dei territori di Taranto e Statte. Ma le cause del suo decesso sono da ricercare altrove. E lo spiega l'ordinanza che contiene le accuse e le dinamiche dell'infortunio mortale. 

Come per il caso di Marsella, anche in questo troviamo i nomi di Adolfo Buffo e  Antonio Colucci che insieme a Giuseppe Dinoi capo del reparto IMA - I - VI sporgente, e a Raffaelli Giovanni  sono stati accusati di "colpa generica consistita in imprudenza,  negligenza ed imperizia nonchè per inosservanza di specifiche disposizioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro" (...). 

L'infortunio è avvenuto nel Porto di Taranto, all'altezza del quinto sporgente del porto industriale, nell'area demaniale concessa all'Ilva: a seguito di richiesta di manovra nello svolgimento delle sue mansioni Zaccaria si era posizionato alla guida di una gru. Di questa - si legge sempre nell'ordinanza -  Giuseppe Raffaelli , ispettore tecnico Arpa Puglia, incaricato della verifica della gru, aveva omesso di effettuare idonea verifica  sull'integrità della stessa. Raffaelli inoltre avrebbe omesso di verificare che la gru, essendo in esercizio da oltre 30 anni fosse provvista della valutazione di vita residua.

 Mentre Zaccaria svolgeva la sua attività in quota trovandosi all'interno della cabina, la gru è stata travolta da un tornado. La gru  versava in "pessimo stato di conservazione".
Inoltre,  "in ragione del mancato utilizzo del fermo anti-uragano previsto sulla cabina della gru DM5, stante la totale omissione dell'attività di formazione, informazione e addestramento dei lavoratori, la cabina veniva trascinata sino all'impatto contro il fine corsa lato mare, l'impatto violento provocava la torsione del fine corsa della cabina in mare così che l'operatore della gru (Zaccaria Francesco) precipitava da un'altezza di 60 mt in tal modo decedendo; con l'aggravante per tutti di aver agito nonostante la previsione dell'evento".

Il suo corpo è stato poi ritrovato dai sommozzatori pochi giorni dopo il tornado. Sul molo del porto di Taranto dove è stato portato il corpo dell'operaio, arrivarono anche Ferrante e il direttore dello stabilimento di Taranto, Adolfo Buffo. Una presenza che ancora e soprattutto oggi ci pare decisamente inopportuna.

Nessun commento: