giovedì 8 novembre 2007

Da Peacelink: le "centraline anti-diossina" a Taranto

Comunicato stampa


Oggetto: le "centraline anti-diossina" a Taranto


Apprendiamo dalla stampa che l'Ilva ha promesso di fornire al Comune di Taranto alcune "centraline anti-diossina". Tali centraline verrebbero sistemate nei rioni della città e consentirebbero una misurazione della diossina nel raggio di 15 chilometri dall'impianto siderurgico.

Il tutto è il frutto di un incontro fra il sindaco Ippazio Stefano e il presidente dell'Ilva Emilio Riva.

PeaceLink è l'associazione che ha fatto "esplorere" il problema con i propri "dossier diossina a Taranto" fin dal 2005. Nel 2007 avevamo denunciato che le emissioni Ilva di Taranto erano salite al 90% delle emissioni nazionali totali inventariate nel registro Ines (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti).

Quindi ci sembra doveroso esprimere una valutazione nel merito di una proposta che in apparenza va nella direzione che da tempo auspichiamo.

Che giudizio diamo su questo clamoroso annuncio?

LA PRIMA REAZIONE ISTINTIVA POSITIVA...

La prima reazione istintiva a questa notizia è stata inizialmente quella di sincera soddisfazione. Volevamo fare i complimenti al Sindaco per aver "strappato" questo risultato. Nell'immediato abbiamo ingenuamente pensato che finalmente la mobilitazione dell'opinione pubblica sul fronte della diossina avesse ottenuto un risultato positivo.

Perché non essere dunque soddisfatti che l'Ilva donasse al Comune degli strumenti di misurazione più continuativi e capillari?

...MA QUALCOSA NON QUADRA

Stavamo quindi scrivendo un comunicato di entusiastico apprezzamento quando - approfondendo la "notizia" - ci siamo accorti che qualcosa non quadrava.

Apprendiamo infatti che il Comune dovrà provvedere direttamente alla gestione di queste "centraline".

COSTO DEGLI STRUMENTI DI CAMPIONAMENTO E COSTO DELLE ANALISI DEI CAMPIONI

Occorre sapere che il costo maggiore delle analisi della diossina non riguarda gli strumenti di campionamento ma le analisi. Un'analisi di diossina ha un prezzo di mercato di circa 1.000 euro. Un campionatore di diossina a terra costa 1.500 euro (è un deposimentro collocato un un palo alto circa 4 metri). Un campionatore dell'aria, se si va sui modelli di rilevazione mobile, può salire un po' di prezzo. Ma sostanzialmente il costo dell'attrezzatura è di gran lunga inferiore rispetto ai costi delle analisi.

Da quello che è emerso la "donazione" riguarderebbe strumenti di rilevazione della diossina al suolo.

Occorre sapere anche che non vi è alcuno strumento di rilevazione istantanea dei dati della diossina: i campioni vanno pertanto portati sempre in laboratorio. E sono i costi del laboratorio che incidono in modo preponderante in un campagna di monitoraggio della diossina.

Il Sindaco ha annunciato che farà un bando pubblico per la gestione delle "centraline" e per l'analisi dei dati della diossina.

Ovviamente non si può escludere, in linea di principio, che si possa anche trovare in qualche parte del mondo un laboratorio che "a prezzi stracciati" analizzi campioni magari... senza trovare traccia di diossina.

FACCIAMO I CONTI

Facciamo quindi un po' di conti: se l'Ilva regalasse al Comune 4 deposimetri per misurare la diossina al suolo spenderebbe 6.000 euro. Se il Comune li dovesse usare per fare 200 analisi dovrebbe spendere 200 mila euro: da dove li prenderebbe questi soldi? Già oggi il Comune si fa "aiutare" dall'Ilva persino per asfaltare le strade o mettere le fontanelle nel cimitero: come è pensabile che trovi i soldi per far eseguire tutte queste analisi?

Il Sindaco si vedrà scaricare i costi del controllo sulle esauste casse comunali e le centraline saranno una scatola vuota quanto sono vuote le casse del Comune. Non è certo indice di furbizia seguire Riva su questa strada scivolosa.

Inoltre il difetto di fondo della proposta è che queste rilevazioni verrebbero effettuate non nel punto di fuoriuscita della diossina, dove è "concentrata", ma in punti di ricaduta dove è "diluita". I fattori di dispersione sono fortemente influenzati dai venti e da altre variabili meteoclimatiche. Occorre sapere che queste analisi sui punti di ricaduta hanno un valore nullo da un punto di vista legale, mentre avrebbero un valore altissimo e determinate se si facessero continuativamente sul camino dell'impianto di agglomerazione.

Il Sindaco avrebbe dovuto insistere per ottenere un sistema di campionamento i continuo (24 ore su 24, 365 giorni all'anno) sul camino dell'impianto di agglomerazione. E invece si è fatto "abbagliare" da una proposta che non serve a verificare se l'Ilva scende o no sotto il limite europeo di 0,4 nanogrammi a metro cubo al camino.

"Abbiamo ottenuto da Riva impegni precisi", ha detto il Sindaco. Ma fra questi impegni c'è il campionamento in continuo sul camino? Sicuramente no.

Inoltre il Sindaco si infila in un tunnel. Infatti Riva potrebbe contestare il fatto che la diossina rilevata in alcune zone è emessa dall'Ilva. Potrebbe argomentare che la diossina è emessa invece dall'inceneritore che incautamente il Comune ha in animo di riaprire. E il Sindaco si troverebbe nell'imbarazzante situazione di dover garantire obiettivi di qualità dell'aria senza conoscere se la fonte della diossina misurata è il traffico, l'inceneritore, l'Ilva o qualche rogo di plastica selvaggio (si pensi agli assurdi incendi della spazzatura "per protesta" contro i cumuli dei rifiuti). Il sindaco Ippazio Stefano avrebbe così in mano un'arma a doppio taglio.

Non solo.

Il Sindaco rischia di farsi sviare dalla questione più importante, ossia l'AIA (Autorizzazione Intergrata Ambientale). E' quella che ha valore vincolante e che prescrive limiti, strumenti di misura e analisi dei campioni, tutti a carico dell'Ilva. E' quella che stabilisce che i costi di controllo devono essere a carico di Riva. E' in questa procedura che il Comune deve intervenire per fissare limiti e strumenti di verifica dei limiti. Le strette di mano con Riva con hanno alcun valore normativo, i limiti e le prescrizioni dell'AIA sì: ma bisogna richiederli con una raccomandata al Ministero dell'Ambiente. Lo ha fatto il Comune?

Inoltre apprendiamo che di questa proposta non c'è alcuna traccia scritta e che nessun accordo di intesa è stato firmato: che valore ha una semplice stretta di mano fra il Sindaco e Riva, che di mani ne ha strette tante continuando a inquinare?

Il Sindaco forse non sa neppure che "centraline" ha promesso Riva. Neppure noi lo sappiamo con precisione. Ciò che scriviamo si basa su ipotesi. Il tutto è indicativo di quanto sia serio andare avanti in modo così approssimativo agitando sulla stampa progetti che il "pubblico" non può controllare: anzi il "pubblico" viene messo alla porta se prova anche solo ad assistere ai tavoli tecnici.

Ma ciò che sappiamo sicuramente - da quello che ci è dato conoscere - è che Riva non pagherà i costi salatissimi delle analisi di laboratorio.

Infine il Sindaco dovrebbe sapere che il 98% della diossina entra nel corpo umano tramite l'alimentazione.

Infatti l'assunzione giornaliera media in individui adulti di diossine e PCB "diossina simili" è dovuta (1)

  • per il 26% a pesci e molluschi;
  • per il 25% a carni;
  • per il 21% a latticini;
  • per il 16% a latte;
  • per il 4% a uova;
  • per l'1,5% all'inalazione;
  • per il 6,5% ad altro.

Occorre quindi fare le analisi prioritariamente non tanto su ciò che respiriamo nei quartieri ma su ciò che mangiamo perché è il fenomeno di bioaccumulazione della diossina che costituisce il vero pericolo.

Occorre poi monitorare il sangue e il latte materno, oltre che il tessuto adiposo, al fine di vedere quanta diossina c'è nel corpo dei tarantini.

Quindi la proposta di Riva è l'ennesimo colpo di scena e il sindaco - spiace dirlo - ha peccato di ingenuità.

Sarà opportuno che, prima di fare altri scivoloni, si senta con le associazioni ambientaliste e con qualche bravo esperto.


--
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
http://www.peacelin k.it
http://www.tarantos ociale.org


(1) Fonte: elaborazione dati alimentazione Usa, Swedish Environmental Protection Agency and Karolinska Institutet, 1998; tabella inserita a p. 83 del libro "La lagura ferita" a cura di S. Guerzoni e S. Raccanelli, Libreria editrice Cafoscarina, 2003

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