venerdì 12 ottobre 2007

Sul Tavolo tecnico Ilva si esprimono il Comitato per Taranto e Legambiente Taranto



Tavolo tecnico Ilva a porte chiuse: una scelta inaccettabile. Della salute e della vita dei cittadini non si discute "in privato"

Il Comitato per Taranto stigmatizza categoricamente quanto avvenuto in occasione della convocazione del Tavolo tecnico sullo stato di avanzamento dei lavori dell'Atto d'intesa con l'Ilva che ha avuto luogo ieri presso la Prefettura di Taranto.

In particolar modo, si condanna il carattere privatistico dato ad un'assemblea che ha come oggetto questioni di fondamentale importanza per l'intera cittadinanza come l'inquinamento ambientale di Taranto. Riteniamo molto grave, infatti, l'inspiegabile esclusione dall'assemblea, anche solo come "uditori", di cittadini e giornalisti che di fatto ha negato alla città di partecipare e conoscere ciò che viene deciso sulla salute pubblica.Persino le assemblee del Parlamento e i processi penali avvengono a porte aperte. Pertanto rifiutiamo la gestione privata, "a porte chiuse", di questioni che incidono profondamente sulla salute e sulla vita dei cittadini adducendo motivazioni di tipo "tecnico". La richiesta di semplici cittadini di partecipare in qualità di uditori è stata dalla Regione Puglia rifiutata sulla base di "considerazioni tecniche".L'esperienza ci insegna che in "sede tecnica", spesso, vengono assunte decisioni successivamente ratificate in "sede politica" e che, rese pubbliche, mostrano carenze e anomalie difficilmente rimediabili. Mentre è in corso la procedura dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, entro la quale sono contemplate tutte le casistiche e le prescrizioni per gli impianti Ilva, ci chiediamo come mai si cerchi piuttosto di affrontare le stesse tematiche nell'ambito di un tavolo che ha valore poco superiore ad una stretta di mano tra gentiluomini.

Il diritto alla salute e alla conoscenza sono e devono restare assolutamente inderogabili, specie quando riguardano l'intera comunità e per argomenti così sensibili. In quest'ottica condanniamo la scarsa tempestività con cui è stata diffusa la documentazione inerente al tavolo, avvenuta solo ad assemblea in corso e chiediamo che gli stessi documenti, in successive occasioni, non solo vengano forniti con congruo anticipo, ma che vengano opportunamente messi a disposizione della cittadinanza mediante pubblicazione integrale sui siti internet istituzionali.
La mancata pubblicazione degli stessi denota un'ulteriore mancanza di trasparenza da parte degli attori istituzionali chiamati a rappresentare la cittadinanza. Tale mancanza di trasparenza non può essere accettata alla luce delle normative europee sull'informazione e la partecipazione del pubblico. Riteniamo infine assolutamente insufficienti e deficitarie le garanzie fornite dalla dirigenza Ilva in un comunicato di poche righe nel quale non sono previsti che impegni di carattere generico ed evasivo riguardo alla riduzione dell'inquinamento da diossina. L'Ilva infatti rinvia ad un "Piano di adeguamento alle linee guida B.A.T." che, se letto con attenzione, è estremamente carente e generico sulla questione delle tecnologie da adottare per ridurre le emissioni di diossina. In tale piano Ilva infatti non si fa minimamente cenno all'obiettivo di portare la diossina sotto il livello "europeo" di 0,4 nanogrammi a metro cubo e non si prevede alcun monitoraggio in continuo della diossina stessa. Sottolineiamo altresì le perplessità espresse da Arpa Puglia nel comunicato diffuso nella stessa giornata di ieri, nel merito dei progetti presentati da Ilva Spa a contenimento dell'inquinamento atmosferico. Riteniamo infatti che erigere una barriera frangivento non sia assolutamente sufficiente a contenere le emissioni nocive provenienti dallo stabilimento.

Il Comitato per Taranto


Legambiente-Circolo di Taranto sulla seduta del Tavolo Tecnico di monitoraggio dell’Atto d’Intesa con l’ILVA del 9 ottobre 2007

Abbiamo appreso dalla stampa quanto è stato discusso nel corso della seduta del Tavolo Tecnico di monitoraggio di attuazione dell’Atto d’intesa svoltasi martedì 9 ottobre. Dal resoconto traiamo l’impressione che le affermazioni del presidente Vendola, rese dopo le elezioni comunali, relativamente al cronoprogramma di attuazione degli impegni dell’Atto d’Intesa integrativo, che “con la regolarità della clessidra” avrebbe dovuto scandire i tempi del risanamento ambientale, siano state improntate ad un ottimismo continuamente messo in discussione dai fatti. Come in questo frangente.

Vogliamo entrare nel merito solo di due questioni: le polveri e la diossina.

Per quanto riguarda le polveri, richiamiamo che nella precedente riunione del Tavolo tecnico l’ILVA dichiarò di dover fare ulteriori indagini per identificare le principali sorgenti emissive di polveri pesanti secondo un crono-programma dai tempi lunghi (il 2008) e senza specificare la natura degli interventi (ma indicando un generico impegno economico per attuarli).
La soluzione sarebbe stata trovata! Si tratta di una maxi barriera in tela sorretta da pali e cavi d’acciaio e alta 21 metri , la cui efficacia è stata già fortemente messa in discussione dall’ARPA.
Ci sembra pertanto di poter dire, anche alla luce di questo illuminato parere, che si tratti di uno dei tanti interventi sostanzialmente inefficaci, che hanno la funzione, per la loro visibilità, di acquietare il conflitto ambientale in corso.
Rileviamo peraltro che in questa nostra realtà, attraverso la reiterazione degli Atti d’Intesa, siamo ancora condotti a dibattere la questione delle polveri pesanti, la cui promessa riduzione dovrebbe essere un indicatore dell’efficacia degli interventi, laddove in altre realtà questi problemi sono di fatto superati e ci si misura con le polveri sottili meglio note come PM10 e PM 2,5.

E’ di settembre una presa di posizione ufficiale della European Respiratory Society (Sito: http://dev.ersnet.org/333-air -quality.htm) quale contributo alla discussione in corso nel Parlamento Europeo sulla nuova direttiva della qualità dell’aria. La Società Europea di Medicina Respiratoria, afferma che le posizioni più recenti prese dalla Commissione del Parlamento Europeo e dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea spostano verso un futuro lontano la protezione della salute pubblica rispetto all’inquinamento dell’aria da particolato. I valori limite proposti sono ritenuti troppo ampi e si fa riferimento a standard più restrittivi praticati negli USA, notoriamente non molto sensibili alle emissioni di CO2, ma in questo caso ben più rigorosi di quanto non sia dalle nostre parti.
Tale è il livello attuale del dibattito, mentre qui da noi si lotta ancora con le polveri pesanti.
Anche rispetto a questo non possiamo, dunque, ancora una volta, non rilevare una carenza di fondo nella gestione dell’Atto d’Intesa: non si cerca o non viene presa in considerazione la fotografia di partenza degli inquinanti; ciò consentirebbe di verificare gli eventuali miglioramenti attesi dagli interventi e, di conseguenza, di valutarne l’efficacia.
La serie di rilevazioni che, a partire dal 2005, l’Arpa Puglia ha provveduto ad effettuare nella nostra realtà con il suo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente e secondo protocolli di rilevazione a norma, è stata, è o sarà mai presa in considerazione da tutti i partecipanti al Tavolo Tecnico, come uno degli elementi per decidere sui passi successivi del suo percorso?

Abbiamo sempre sostenuto la nostra sostanziale sfiducia negli Atti d’Intesa di questo tipo, e riteniamo che la procedura di attribuzione dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, richiesta dell’Ilva, possa costituire un punto di partenza ed un presidio più efficace per imporre un mutamento di situazione nella nostra realtà inquinata, superando gli elementi di “discrezionalità”, che caratterizzano gli atti d’intesa. Sebbene siamo fermamente convinti di ciò, non per questo rinunciamo a far valere le ragioni dell’impatto ambientale in ogni sede e con ogni mezzo che sia disponibile.
Chiediamo allora a tutti i partecipanti al Tavolo tecnico di “piegarsi” sul contradditorio apparato legislativo che riguarda la diossina e di darvi soluzione per via “negoziale”.
Dopo le rilevazioni effettuate nell’impianto di agglomerazione, il Direttore Generale di Arpa Puglia affermò che la situazione poteva essere migliorata.
D’altro canto, in “Risposta alle richieste puntuali del Tavolo Istituzionale del 7/7/2006 sullo stato dell’arte”, espresse dal Presidente della Regione Puglia, l’ Ilva al punto 6. oltre a prevedere una attività di rilevazione e misurazione dell’eventuale presenza di PCDD/F (diossine) nei fumi di agglomerazione, presentava la possibilità di integrare l’impiantistica esistente dell’agglomerato con un “impianto per l’iniezione a monte degli elettrofiltri di polvere di carbone/o altri additivi, od altra tecnologia equivalente, al fine di minimizzare le emissioni di PCDD/F eventualmente presenti nei fumi primari di agglomerazione”.
Cosa sia avvenuto di questo impegno non sappiamo, salvo quanto espresso, come oggi apprendiamo dai media, nella lettera che l’ Ing. Riva scrive al Presidente Vendola; (inutile dire che la non informazione su questo ed altri aspetti dell’accordo e del suo “monitoraggio” è dovuta alla per noi inaccettabile assenza dal tavolo tecnico delle associazioni ambientaliste che con questi temi si stanno misurando ormai da tempo e in merito hanno maturato una notevole messe di conoscenze). L’ing. Riva si impegna alla realizzazione dei necessari interventi volti a ridurre le emissioni di diossine, facendo riferimento alle soluzioni applicate dai migliori partners internazionali.
Noi ci auguriamo che l’ILVA guardi alle esperienze di quattro aziende siderurgiche del Regno Unito (British Steel Scunthorpe, British Steel Teesside, British Steel Port Talbot, British Steel Llanwern), che, in merito all’abbattimento delle diossine, hanno molto da dire per gli ottimi risultati raggiunti. Peraltro riteniamo che con il punto g delle proposte di carattere impiantistico ambientale della sua relazione tecnica sui rilievi di diossina, l’Arpa-Puglia voglia proprio indicare l’intervento impiantistico predetto.
Vogliamo inoltre ricordare che anche nel Decreto Legislativo 18 febbraio 2005 (Autorizzazione Integrata Ambientale) viene continuamente richiamato il Decreto Ministeriale del 31 gennaio 2005 (Best Available Techniques dette BAT – Migliori tecnologie disponibili). Se ne dovrebbe dedurre che le BAT fanno parte integrante dell’AIA. Se si consultano le BAT alla voce agglomerazione si possono leggere le tecniche proposte ed anche, elemento estremamente importante, i valori di emissione ottenibili in termine di diossina, una volta apportate le innovazioni sull’impianto di agglomerazione. Questi valori sono quantificati in PCDD/F (diossine) 0,5 ng TEQ/Nmc.
Si deve ritenere pertanto che, senza dover far ricorso a iniziative legislative regionali, questo limite costituisca già un vincolo di legge.
Nella sua recente interrogazione parlamentare, l’onorevole Vico, descrive le contraddizioni in merito alla determinazione dei valori limite, nonché le aperture ed elasticità consentite in merito dalla legge 125/06 di recepimento del Protocollo sugli inquinanti organici persistenti, approvata dal Consiglio Europeo il19 febbraio 2004. Stando all’interrogazione di Vico, in questa legge, successiva peraltro al Decreto legislativo sull’AIA, viene ampliato il termine per l’adeguamento alle BAT e viene autorizzata la deroga qualora esse, una volta applicate, non diano i risultati previsti.
Quale influenza potrebbe avere tutto ciò sulle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale?
Qui, a nostro parere, si apre un fronte amplissimo per il Tavolo Tecnico - e in particolare per i rappresentanti dei nostri Enti Locali che ne fanno parte - che dovrebbe assumersi il compito precipuo di sanare queste contraddizioni nella normativa chiedendo all’ILVA l’impegno a mettere in essere tutti gli accorgimenti, impiantistici ed operativi per arrivare in tempo certo ai valori di emissione previsti come possibili dalle BAT e certificando questo obiettivo attraverso un “accordo volontario” tra le parti che dia ad esso rilevanza legale.
Tale genere di accordi volontari è peraltro esplicitamente previsto nel comma 20 dell’art. 5 del D.L. 18 febbraio 2005 n. 59 (AIA) laddove si richiamano “specifici accordi, al fine di garantire, in conformità con gli interessi fondamentali della collettività, l’armonizzazione“.
Per tal via questo Tavolo Tecnico potrebbe vantare finalmente una qualche efficacia.

Ufficio stampa (339 6866208)


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