giovedì 24 settembre 2015

Stappilva!

Appalto Tap da 300 milioni di euro
Ilva esclusa, interviene Guidi

Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi starebbe seguendo da vicino la vicenda che riguarda la fornitura per la Tap da parte dell’Ilva. La ministra si sarebbe infatti attivata subito per cercare di aprire i canali necessari a chiarire alcuni aspetti della vicenda che potrebbero aver portato a un misunderstanding tra le parti relativo alle modalità tecniche della partecipazione alla gara. L’indiscrezione arriva all’indomani della notizia secondo la quale l’azienda siderurgica sarebbe stata esclusa dalla commessa Tap per la realizzazione del gasdotto Trans Adriatico. Una commessa da 300 milioni, la possibilità di rimettere in marcia i due tubifici e la speranza di dare ossigeno ai suoi conti in un momento difficile con posizioni di mercato perse nell’automotive e negli elettrodomestici. La sofferenza non è soltanto della società, ma di tutto il comparto della siderurgia italiana di cui Ilva costituisce la fonte maggioritaria di produzione.
La partecipazione
Ilva, con il sostegno dell’operatore finanziario giapponese Metal One Corporation, aveva partecipato alla gara internazionale di fornitura di tubi per la costruzione della Trans Adriatic Pipeline, l’infrastruttura di trasporto che parte al confine tra Grecia e Turchia, attraversa l’Albania, si inabissa nell’Adriatico e approda nel Salento per congiungersi alla rete italiana gas. Ma non è stata inclusa nella short list delle aziende che potranno fare l’offerta per i vari lotti in cui è stata divisa la fornitura degli 878 chilometri di tubi, compresi i 105 offshore. Degli 878 chilometri, 550 sono in Grecia, 215 in Albania, 105 in Adriatico raggiungendo la massima profondità a 820 metri, e 8 in Italia. Il consorzio Tap è molto riservato, non diffonde direttamente notizie, in particolare sulle gare e sui partecipanti almeno sino alla loro conclusione e all’affidamento dell’appalto, ma le indiscrezioni sono affiorate. Ilva è stata tenuta fuori dalla short list per l’incertezza sui tempi e luoghi di consegna del materiale e per la mancata conformità del suo prodotto alle specifiche tecniche indicate nel progetto Tap. In sostanza una serie di fattori che hanno fatto scartare la sua proposta confermando che le battaglie giudiziarie, la scarsità di fondi per la manutenzione e la produzione ridotta hanno inciso sulla qualità del prodotto finale e sull’affidabilità complessiva dell’azienda in un mercato globale nel quale queste due caratteristiche spesso rappresentano le carte vincenti.
La gara d’appalto
La decisione è stata comunicata una settimana fa a Metal one corporation. Ai bandi di prequalificazione, pubblicati nove mesi fa da Tap, avevano partecipato alcune società di respiro internazionale, alcune turche, la greca Corinth Pipeworks, le tedesche Salzgitter e Europipe. Ilva e Metal One avevano presentato un’offerta per i lotti dal 2 al 6, ma il risultato è stato negativo. La commessa per il gasdotto sarebbe stata un’iniezione di lavoro e risorse fresche per una fabbrica che oggi ha i due tubifici fermi, a conferma dello stop alla produzione di tubi per mancanza di ordinativi, il Treno nastri 1 fermo; in marcia i tre altiforni 1, 2 e 4, le due acciaierie 1 e 2, il laminatoio a freddo con una produzione di acciaio che, a fine anno, dovrebbe attestarsi attorno ai 6 milioni di tonnellate. Solo con la ripartenza di Afo5, a metà del prossimo anno, Ilva tornerà a uno standard produttivo di 8 milioni, la soglia minima perché sia remunerativa la produzione. Un aspetto ancora oggi preoccupante è la scarsità di soldi per la manutenzione ordinaria degli impianti mentre la società è in attesa, per portare avanti il processo di ambientalizzazione dello stabilimento tarantino nel rispetto dell’Aia, che si sblocchi il tesoro di 1.2 miliardi sequestrato ai Riva e fermo nelle banche svizzere sui quali il magistrato dovrà pronunciarsi entro la fine del mese di settembre. (CdM)

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