giovedì 24 settembre 2015

E se Squinzi fosse l'emblema di come Confindustria non sappia fare impresa?

Squinzi (Confindustria): «Taranto è l'emblema della difficoltà di fare impresa in Italia e al Sud» 

Il Consiglio generale di Confindustria, che si è riunito oggi a Taranto alla presenza del presidente nazionale, Giorgio Squinzi e del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, in vista della presentazione del prossimo disegno di Legge di Stabilità e del Masterplan per il Mezzogiorno che il governo si appresta ad adottare, ha approvato una serie di proposte per l'industria del sud. Innanzitutto, "un credito di imposta - come ha spiegato il vicepresidente Alessandro Laterza - per l'acquisizione di beni strumentali nuovi, da parte di imprese delle otto regioni del Mezzogiorno, di durata almeno triennale, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo, finalizzati all'attrazione di investimenti di medio utilizzo garanzia per favorire l'accesso al credito delle imprese meridionali, il potenziamento, attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali europei, degli strumenti di garanzia per favorire l'accesso al credito delle imprese meridionali".
Confindustria propone, inoltre, "l'utilizzo di voucher per l'internazionalizzazione da parte delle imprese del Mezzogiorno per migliorarne la capacità di esportare, la conoscenza dei mercati esteri e per favorire l'incontro con operatori internazionali specializzati, la definizione di un piano per le infrastrutture che dia attuazione, con tempi e risorse certi, agli interventi già definiti in materia di ferrovie, porti, aeroporti, strade-autostrade, dissesto idrogeologico, beni culturali, edilizia scolastica, riqualificazione urbana". L'associazione invoca, infine, "la previsione di un adeguato stanziamento per il 2016 di risorse destinate al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, da dedicare in particolare al finanziamento di infrastrutture, l'accelerazione del processo di riparto di tutte le risorse del Fondo per il periodo e la definizione della governance della politica di coesione, attribuendo le deleghe a livello nazionale, costituendo la Cabina di Regia e rendendo pienamente operativa l'Agenzia per la Coesione"

L'ILVA - "Il consiglio generale di Confindustria oggi si è riunito eccezionalmente a Taranto che, per le vicende dell'Ilva, è diventata l'emblema delle difficoltà di fare impresa in Italia e, soprattutto, al Sud". Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. "Il problema è reale - ha aggiunto - perché la questione Ilva è fondamentale per il futuro dell'industria manifatturiera italiana che non può rinunciare all'industria siderurgica senza retrocedere e quindi rischiamo di passare da Paese di primo rango a un Paese di rango decisamente inferiore. Noi abbiamo sposato questa battaglia fin dall'inizio, offrendo un contributo forte anche grazie alle associazioni come Federacciai e vogliano continuare a darlo, a beneficio delle imprese e di tutta la rete, nazionale, dell'indotto, che è ancora più grande come dimensioni rispetto alle imprese stesse".
"La produzione dell'Ilva si è dimezzata da 10 milioni a 5 milioni di tonnellate di acciaio l'anno - ha poi detto Squinzi - e ritengo che le perdite siano consistenti in questo periodo, nella misura di diverse decine di milioni di euro". "Pensiamo - ha proseguito - che si debba cercare di recuperare, anche in un momento congiunturale difficile come quello attuale per cui i consumi sono calati non solo sul mercato italiano. Occorre recuperare il più possibile e tornare vicino alle capacità reali di produzione dell'Ilva, tenendo presente - ha spiegato Squinzi - che il calo importante di produzione si riflette immediatamente sul conto economico per tutta una serie di costi che possono essere ammortizzati soltanto con i volumi di vendita".
"Oggi le aziende dell'indotto Ilva registrano, a livello nazionale, un passivo di 250 milioni di euro: 150 riguardano Taranto e la sua provincia. Una cifra che incombe gravemente sui bilanci di quelle realtà che, contrariamente ad altre, sono ancora in piedi e che hanno retto l'onda d'urto della crisi dell'Ilva, con tutti gli strascichi che la stessa ha prodotto". Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, nella relazione letta nell'ambito del Consiglio generale dell'associazione che si sta svolgendo nel capoluogo ionico alla presenza del presidente nazionale. Giorgio Squinzi.
"Senza queste aziende - ha aggiunto - il sistema Ilva perde una parte importante della sua identità e la città rischia di perdere un pezzo fondamentale del suo tessuto produttivo. Non basta assicurare la produzione. Non basta far andare avanti le pur indispensabili, fondamentali opere di risanamento e di bonifica. E' un intero sistema - secondo Cesareo - che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale". Il governo, ha poi affermato il presidente di Confindustria Taranto, "non è riuscito a garantire a queste aziende il ristoro, anche parziale, di quelle risorse che pure hanno consentito all'azienda dell'acciaio di andare avanti quando la situazione era già fortemente compromessa".
Infine Cesareo ha ricordato a Squinzi il "Progetto di sviluppo per l'Area di Taranto" in cui si "ipotizza una visione più ampia del concetto di sviluppo, partendo dal riconoscimento di Taranto quale 'area in situazione di crisi industriale complessa', da portare alla condivisione del governo centrale e delle istituzioni: Regione, Provincia e Comune". Da questo documento, che tiene conto di progetti di riconversione e riqualificazione industriale, è scaturita la "road map anticrisi" che Confindustria Taranto ha sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil provinciali. (GdM)

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