Ilva, rifiuti smaltiti in una discarica interdetta per mafia
Un’inchiesta del Corriere della Sera svela un retroscena sullo smaltimento dei rifiuti da parte dell’Ilva. Finivano in una discarica siciliana interdetta per mafia.Ad aprile la prefettura di Siracusa aveva interdetto la Cisma Ambiente, proprietaria di una discarica nel comune di Melilli. Motivo: pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata. Nella stessa discarica, una settimana dopo, arrivano 9 mila tonnellate di polverino d’altoforno, scarto di lavorazione non pericoloso. Provengono dall’Ilva di Taranto.
Come riporta il Corriere, oltre il 53% del gruppo Cisma è detenuto dalla Paratore Srl, che possiede quote fino al 63% del totale. Al timone, Antonino Paratore, amministratore unico della società e responsabile della Paradivi Servizi, che si occupa di trasporto e smaltimento rifiuti, ed è fornitore delle multinazionali del petrolio del polo industriale siracusano.
A fine giugno il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia sospende in via cautelare delle richieste delle informative prefettizie di Siracusa e Catania. Il Corriere riferisce le parole di Francesco Paolo Giordano, procuratore capo di Siracusa, che dichiara che al momento è in corso la verifica sul carico di polverino. Poteva essere trasportato a Melilli?
In particolare, alcune prescrizioni regionali impongono che, essendo l’aria ad alto rischio ambientale, la discarica avrebbe dovuto dare priorità ai rifiuti provenienti dai comuni di Augusta, Floridia, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa e Solarino. Tutte limitazioni che per la difesa sono antigiuridiche e non esistono, limitazioni che sono soltanto impegni, non norme.
Interpellato dagli ambientalisti, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva risposto alla Camera che il trasporto dei rifiuti in Sicilia era una soluzione temporanea in vista del completamento dell’impianto di smaltimento interno agli stabilimenti di Taranto.(Greenbiz)
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