lunedì 9 dicembre 2013

Storie di monnezza e monnezze d'uomini

Ilva, pressing sulla commissione rifiuti

Un percorso studiato per mostrare i “gioielli” della fabbrica ed evitare i reparti inquinanti, una relazione che mettesse in evidenza gli investimenti realizzati in campo ambientale e qualche parlamentare amico per svolgere le pressioni giuste.
Nella fitta rete tessuta da Girolamo Archinà, l’ex public relation dell’Ilva sotto inchiesta nell’ambito di Ambiente svenduto, finì anche la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dal 13 al 15 settembre del 2010, l’organo parlamentare arrivò in missione a Taranto. L’attività dello stabilimento siderurgico fu uno dei motivi della visita.
La circostanza mise in fibrillazione l’apparato dell’Ilva. Ma Archinà sembrava avere una soluzione per tutto. Il 10 settembre, telefona all’on. Pietro Franzoso (Pdl), tragicamente deceduto a novembre del 2011. Franzoso oltre ad essere un parlamentare della provincia di Taranto, è componente della Commissione rifiuti con funzioni di segretario. L’incontro tra i due avviene durante la cerimonia di inaugurazione della Fiera del Levante a Bari. Per quanto informale, la riunione sembra sortire gli effetti desiderati tanto che il giorno dopo Archinà istruisce il direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso (anch’egli indagato), sui comportamenti da tenere con la Commissione. «Mi sono visto con… la persona qui (è evidente che si tratta dell’on. Franzoso – scrivono gli inquirenti)… dovremmo porre più attenzione ad alcuni interventi impiantistici che attengono l’ecologia, tipo l’impianto urea, piuttosto che un altro impianto e poi porre l’attenzione ai flussi che vanno verso l’esterno… tipo… come abbiamo fatto con la questione Pcb».
Capogrosso prende nota ed il giorno prima della visita, relaziona a Fabio Riva (anch’egli sotto inchiesta) il quale ordina «mi raccomando mettiamo tutto in ordine». Capogrosso lo tranquillizza forte delle indicazioni avute da Archinà: «avremmo messo giù un percorso… che adesso mettiamo su carta… perchè dall’informazione di Archinà noi volevamo far vedere l’impianto di Urea con la relativa gestione delle polveri… poi l’impianto di bricchette quelle di Ambruoso, che passiamo li davanti».
Nella conversazione viene fuori il nome dell’on. Gaetano Pecorella, presidente della Commissione. «Ah Pecorella, quello della Franzoni», esclama Fabio Riva che forse lo confonde con l’avv. Carlo Taormina.
Ma è proprio su Pecorella che si svolge il pressing maggiore perchè, a conclusione dei lavori rilascia una dichiarazione alla stampa affermando che i costi delle bonifiche debbano gravare sui responsabili dell’inquinamento. A complicare ulteriormente le cose interviene anche il noto ambientalista Fabio Matacchiera che in quei giorni denuncia l’incompatibilità dell’on. Franzoso in seno alla Commissione perchè la moglie è l’amministratrice della Iris di Torricella (comune di residenza di Franzoso), una delle maggiori aziende dell’appalto Ilva.
Archinà quindi tenta di correre ai ripari ne parla prima con Capogrosso e poi con lo stesso Franzoso. «Il discorso che stamattina gli devo fare avere alla persona – dice a Capogrosso – il discorso se il concetto che dice il Presidente che varrebbe… è il privato che deve bonificare, allora perchè è intervenuta la Regione per bonificare le aree di Matra e Cemerad?»
Gli stessi dubbi vengono riportati al parlamentare di Torricella. Archinà gli suggerisce di «aiutare il presidente Pecorella ad essere oggettivo» ed a tal fine Archina e Franzoso concordano sul fatto che sia necessaria una precisazione sulla questione. (Tursi - CdG)

Nessun commento: