martedì 17 dicembre 2013

ILVA? VE LA DOVETE TENERE!!! (firmato: i benpensanti)

Soprattutto quelli con la pancia e le tasche riempite dalle lobby, grassi e tronfi come i borghesi di gaberiana memoria...

Sabato sera, nell’ambito dell’evento La notte della Vita e del Sacro sono stati invitati per un dibattito pubblico i giornalisti Luca Telese e Paolo Mieli.
Aldilà di pensieri tanto gentili quanto di pura forma, tipo “Taranto è meravigliosa, magica”, in estrema sintesi sono venuti a dirci che loro, in quanto amplificatori di notizie, sono disposti a parlare delle cose migliori di Taranto, ma a due condizioni: che si sviluppi “un’idea” per cui parlarne e che quest’idea non passi dalla rinuncia all’Ilva. 
Questo il messaggio di Telese, un  giornalista passato con leggiadria da Rifondazione Comunista a Il Giornale di Berlusconi nell’incontro moderato dall’ex PdL Attilio Romita? 
Non è che piuttosto dobbiamo fare a meno di ‘malattie e morte’ no, solo di parlarne. (TargatoTA)

Rispetto a Telese, Paolo Mieli ha aperto alla possibilità che Taranto possa rinascere senza Ilva ed acciaio, valorizzando la sua storia, ed ha fatto l'esempio di Kalkar, centrale nucleare convertita in Germania. (FR)

A noi tutta questa 'sta poesia evanescente e cruda condanna (ad una convivenza necessaria) non ci ha convinto.
Ancora una volta i "vip" dell'informazione quando vengono a Taranto sono vaghi e interessati come i "vip" dell'industria. Non ci sono i tarantini in queste taranto e soprattutto non c'è un concetto di gente che fa un luogo ma di un luogo che si fa perchè è solo il luogo che conta...
Centocinquantanni di materialismo storico per finire ancora in bocca ai soliti neoreazionari crociani...

Sull'evento: 

La Notte della Vita e del Sacro è la notte in cui tornare a noi, nel cuore della città vecchia, tra le storie di un passato con cui fare i conti e che dobbiamo ricordare e un futuro da progettare insieme. E’ l’invito dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni che insieme alla Curia Arcivescovile e l’Arcivescovo Mons. Filippo Santoro, ha reso possibile la prima edizione dell’appuntamento che animerà l’isola antica di Taranto a partire dalle 18.00 di sabato 14 dicembre. Spunti di riflessione, teatro, musica, enogastronomia, ma anche tanta storia e tradizione, che dal pomeriggio di sabato renderanno vivi luoghi simbolo della religiosità e della comunità tarantina, come la Cattedrale di San Cataldo, il MUDI (Museo Diocesano), le Chiese di San Domenico, Sant’Agostino e San Michele e le Piazze Duomo, Costantino e San Francesco. Abbiamo chiamato a raccontare la Taranto delle grandi potenzialità associazioni, movimenti, istituzioni culturali di rilievo del territorio – dice Nardoni – e abbiamo voluto che a raccogliere la sfida di una narrazione all’esterno di questo enorme patrimonio ci fossero intellettuali di fama nazionale come Paolo Mieli, presidente di RCS, il giornalista Luca Telese e il poeta Davide Rondoni. Così la sfida diventa la stessa Taranto che dalla crisi (di valori, ambientale, economica e produttiva) deve ripartire provando a mettere da parte per una volta il disfattismo di questi giorni e ritrovando la speranza tra le cose per lei sacre: dalla vita appunto, sino alle grandi occasioni di sviluppo, occupazione e benessere che possono giungere dalla riqualificazione del centro storico, dalla tradizione eno-gastronomica e marinara, passando per le potenzialità turistiche e di innovazione. Come anticipato il via alla serata sarà affidato alla conversazione su “Taranto: dalla crisi alla speranza”, che a partire dalle 18.00 di svolgerà nell’ex Scuderie di Palazzo Episcopio. La conversazione che sarà moderata dal giornalista RAI e caporedattore di Rai 3, Attilio Romita, ha previsto anche l’intervento dell’Assessore Nardoni e le conclusioni dell’Arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro. Subito dopo, a partire dalle 19.30, in contemporanea prenderanno il via il percorso artistico e quello dei sapori. Nelle postazioni artistiche si succederanno presentazioni di volumi dedicati al patrimonio enologico pugliese, piece teatrali a cura del CREST, mostre e letture a cura del circolo fotografico “Il Castello”, della Confranternita dell’Addolorata e del Touring Club di Taranto, nonché momenti musicali con il Trio ArmoiEnsemble e l’Orchestra ICO della Magna Grecia. Da segnalare alle 19.45 in Cattedrale l’intervista a Polo Mieli che presenta il suo ultimo volume edito da RCS “I conti con la storia”. L’autore intraprende un viaggio coraggioso e appassionato nella memoria intermittente, con la convinzione che, se saremo capace di fare i conti con la storia senza preconcetti o pregiudizi, ci imbatteremo in non poche sorprese e forse saremo in grado di “ritrovare una base comune da cui avventurarci nella ricerca del nostro passato” Nuove dottrine e nuovi radicalismi sono entrati in campo – dice Mieli – e si sono mescolati con quel che rimaneva delle vecchie fedi; tutte insieme poi hanno viziato l’aria, rendendo impossibile agli analisti e ai raccontatori del passato di prendere il fiato necessario per un’impresa che potesse dirsi di grande respiro”. Alle 20.30 al Museo Diocesano Davide rondoni e Luca Telese in un singolare dialogo su “Gesù un racconto sempre nuovo”. Per il percorso dei sapori nelle Piazze Duomo, Costantino e San Francesco sarà possibile gustare prodotti tipici natalizi e avventurarsi in un programma di degustazioni guidate con Slow Food e la rete dei micro-birrifici artigianali tarantini. Degustazioni di vini pugliesi a cura di Puglia in Rosè. La Notte della Vita e del Sacro è anche su Facebook (Facebook.com/Vitaesacro), Instagram (Instagram.com/Vitaesacro) e Twitter (twitter.com/Vitaesacro). com. (PressRegione) 

Una cronaca fedele:

La città, con gli occhi o gli occhiali di chi vive fuori e si costruisce un'opinione su Taranto. Di questa immagine, hanno provato a parlare, dialogando tra loro, nel suo cuore antico, il vecchio borgo pre-unitario, dove nonosante si possa pure scegliere di rimandare il problema, il grosso degli edifici sta crollando e lancia continuamente urla di dolore. “La Notte della Vita e del Sacro” è stata una sequenza di conversazioni, presentazioni di libri nei luoghi di culto, passeggiate, degustazioni, teatro canzone, cantastorie, musica del vivaio del territorio. A dare il “la”, ieri sera, una tavola rotonda nelle ex scuderie dell'Arcivescovado: “La Crisi e la Speranza”. Una radiografia degli stereotipi, non un ascolto delle tante anime. C'era curiosità sulle parole di: Davide Rondoni, poeta contemporaneo; Paolo Mieli, presidente RCS; Luca Telese, conduttore di Matrix; Attilio Romita, del Tg3 Puglia. Rappresentavano il territorio: Fabrizio Nardoni, assessore regionale alle Risorse Agroalmentari; Riccardo Pagano a nome dell'Università; Cisberto Zaccheo a nome del Comune; ed infine monsignor Filippo Santoro, arcivescovo, al quale sono state affidate le conclusioni dell'evento organizzato in seguito ad uno spunto dell'assessore regionale. Davide Rondoni avrebbe preferito ascoltare storie di speranza (e, chissà, forse avrebbe apprezzato la fatica di “Le Sciaje” in RigeNeratività, o l'intraprendenza dei giovani occupanti di Officine Tarantine agli ex Baraccamenti Cattolica dismessi, o ancora il programma culturale della Chiesa di Sant'Anna) e non ha nascosto il suo disagio con una premessa rispettosa: «Chi sono io per venire a parlare di speranza qua?». Ha tentato di lanciare un messaggio su come fronteggiare la “malora dell'acciaio”: «La malora è il contrario della speranza, inarrestabile. Alla malora, ti opponi se ami qualcosa e sospiri. Io l'ho capito in Sierra Leone, incontrando i bambini soldato. Bisogna ripartire da ciò che ami e ti fa sospirare. Il sospiro ti da una forza più dura dell'acciaio e più dura della malora. Non mi fido di un intellettuale che non dice cosa ama. Chiederei ai tarantini cosa stanno amando ora». Luca Telese ritiene illusorio pensare ad una Taranto senza Ilva e mostrava di essere affascinato dal passato industriale di Italsider ed Arsenale, e da un futuro legato alla siderurgia, si arrivi o meno alle condanne per disastro ambientale. La città vecchia, definita magica, l'ha incantato. Eppure, ha ammesso di aver parlato solo del caso Ilva legato alla cronaca recente, nel suo lavoro, senza spostare la lente su altro: «Siamo venuti ad accendere i riflettori solo quando le polemiche ci hanno costretto. L'Ilva è una metafora dei poteri forti e ci chiediamo come risolvere. Ma Taranto non può vivere senza Ilva e contro l'Ilva. Non esiste un ritorno all'Eden o ad un passato agricolo». Attilio Romita ha confermato quanto la stampa parli di Taranto solo se si tratta di Ilva e si è chiesto: «Come se ne esce? Cinque volte su sei, devi parlare di ambientalisti, tumori. Un circolo vizioso». Illuminante ed articolata, in contrapposizione, la visione di Paolo Mieli, magari consapevole di un passato magnogreco, storico, valoriale, radicato e forse sradicato con l'avvento del siderurgico: «Taranto è una città di fede ed arte. Il 2013 deve essere l'ultimo anno in cui si parla di una città divisa. Taranto, viene da molto lontano ed andrà lontano quando non si parlerà di Ilva ed acciaio. Ha il diritto e dovere di vivere come “Taranto” e non solo come una città con una vertenza della quale deve farsi carico l'Italia. Provate a separare Taranto dall'Ilva, laddove si fa cultura. “Riprendiamo” Taranto. Se no, ne morite, e ne moriamo. Deve poter vivere su un altro binario. Le città con centrali nucleari, a metà degli anni 80, come Kalkar a Düsseldorf, non esistono più ed occupano con il loro parco tematico più persone della centrale. Se ci rivedremo alla fine del 2014, potremo ragionare di un'altra idea di Taranto e dire “l'abbiamo costruita anche noi”. Non parliamo al 100% di Taranto ed Ilva. Raccontiamo altro, senza censura. Mi rendo disponibile. Mentre sfogliamo la margherita, chiedendoci “Ilva si, Ilva no”, facciamo vivere una città parallela, con le radici nella sua storia. Con più futuro della questione dell'Ilva. Sembrerà un ricordo. Può essere superato. Ci sono precedenti in occidente». Secondo Nardoni, la classe dirigente ha sbagliato, cullandosi sulla grande industria, perdendo di vista artigianato, pescaturismo ed enogastronomia di qualità, con potenziale inesplorato nella filiera della trasformazione del prodotto. Il professor Pagano ha ricordato le criticità strutturali universitarie. Zaccheo non negava la difficoltà di raccontare la Taranto positiva. Monsignor Santoro dichiarava di essersi schierato a favore della promozione di un'immagine opposta ad una città in agonia moribonda. Ritenendo importante parlare della sua religiosità popolare mediaticamente. (Francesca Rana - Il nuovo quotidiano di Puglia)

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