mercoledì 4 dicembre 2013

Campa cavallo, anzi muore

Mar Piccolo inquinato e Marina Militare: ritardi abissali per la messa in sicurezza dell’area ex Ip

A che punto è l’iter per la messa in sicurezza di emergenza dell’area ex Ip dell’Arsenale Militare? Da quanto ci riferiscono fonti dell’assessorato regionale all’Ambiente, il progetto definitivo è stato trasmesso dalla Marina Militare lo scorso 20 novembre ed è stato protocollato dalla Regione Puglia il 2 dicembre, solo pochi giorni fa.  Ovviamente i tecnici della Regione non hanno avuto ancora il tempo per approfondire i dettagli. La vera notizia, però, è un’altra: la consegna del documento giunge con oltre un anno di ritardo, dopo un percorso reso tortuoso anche da impicci burocratici.
Torniamo sull’argomento a distanza di qualche mese, mentre continua a persistere un’ubriacatura mediatica che vede l’Ilva come unica protagonista. Ma ad inquinare il territorio ionico hanno contribuito anche altri soggetti. La vicenda dell’area ex Ip è un caso emblematico. Si tratta di un’area situata nel primo seno di mar Piccolo ed interessata da una pesante contaminazione (metalli pesanti, pcb, inquinanti inorganici) dovuta proprio alle attività passate dell’Arsenale militare. Ce ne siamo ampiamente occupati nei mesi scorsi, quando insieme al TarantoOggi abbiamo denunciato i ritardi relativi a questo importante intervento mirato a bloccare un ulteriore contaminazione del mar Piccolo.
Lo scorso mese di febbraio eravamo rimasti colpiti dalle (fin troppo) rassicuranti dichiarazioni del capitano di vascello Fabrizio Gaeta, direttore del Genio Militare della Marina di Taranto, che in un’intervista riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno aveva affermato: «Ciò che abbiamo garantito in conferenza di servizi procede a passo spedito. E non potrebbe essere diversamente». La nostra conoscenza dei fatti, però, ci diceva altro.  L’assessorato regionale all’Ambiente aveva confermato i nostri dubbi sulla lentezza che caratterizzava l’iter per la messa in sicurezza di quell’area, nonostante le diverse sollecitazioni rivolte alla Marina.
Ma facciamo un passo indietro. La consegna del Progetto definitivo per la messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda (Mise) era prevista per il luglio del 2012. Doveva essere un passaggio cruciale, al termine di un iter piuttosto tortuoso che aveva visto il Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione formulare una serie di osservazioni e prescrizioni sul Progetto presentato da Marigenimil. Nel corso della Conferenza dei Servizi decisoria, tenuta l’8 marzo 2012, Marigenimil aveva assicurato una programmazione finanziaria che garantiva l’avvio delle procedure per l’esecuzione delle opere entro il 2012. 
Il 30 marzo del 2012, l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro aveva annunciato che il progetto di Marigenimil aveva ricevuto l’ok dei tecnici regionali affermando, inoltre, che l’iniziativa del Genio Militare avrebbe consentito di “contenere definitivamente la contaminazione accertata nella falda acquifera”. Ma la data prevista per la consegna del progetto definitivo  – luglio 2012 – non è mai stata rispettata. Di questo slittamento, in città,  non ne parla nessuno. Come se fosse assolutamente normale che per riparare a decenni di guasti ambientali, si proceda con una lentezza tale da apparire indisponente nei confronti di un territorio già profondamente ferito.
Nei mesi scorsi avevamo denunciato anche i ritardi relativi alla presentazione della caratterizzazione integrativa del sito, richiesta al fine di avere un quadro puntuale della situazione prima dei necessari interventi. Dalla Regione fanno sapere che dopo l’ultimazione da parte dalle strutture tecniche della Marina Militare, lo scorso 23 maggio, il documento è stato trasmesso alla Regione.  Anche l’attività di rimozione dei rifiuti dall’area, stando ai report periodici che giungono agli uffici regionali, risulterebbe ultimata. I lavori si sarebbero conclusi lo scorso 15 marzo.
Persiste, invece, un alone di mistero sul sistema di mitigazione per la propagazione della falda. Lo scorso 8 febbraio – ci dicono dalla Regione – la Marina Militare aveva comunicato che pur avendo perfezionato l’affidamento dei lavori per la realizzazione degli impianti,  non si era potuto procedere perché l’area era sotto sequestro. Inoltre – fanno sapere dall’assessorato -  le attività di mitigazione richiedono un’autorizzazione di competenza provinciale per lo scarico a mare delle acque trattate, che alla data della comunicazione non risultava ancora rilasciata. Un aspetto su cui ci riserviamo di tornare per fornire ulteriori dettagli, magari anche con il contributo della stessa Marina Militare, se vorrà fornire informazioni. Ma è tutta la vicenda da tenere sotto osservazione fino al suo epilogo. Per amore del mar Piccolo, di Taranto e della verità.
Alessandra Congedo - inchiostroverde

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