domenica 8 dicembre 2013

Boutade da Altritalia?

Una proposta per l'Ilva un polmone verde sui parchi minerari

In Puglia abbiamo avviato un percorso innovativo sul tema delle «città attive» in cui le politiche dello sport si integrano con le politiche della salute e dell’ambiente per immaginare città a misura d’uomo garantendo un’adeguata qualità della vita.
Abbiamo avviato percorsi virtuosi a Bari, a Lecce ed in altre città pugliesi ma, tutti noi, abbiamo un grande debito nei confronti di Taranto.
La città di Taranto ed il suo territorio hanno subito un’aggressione ambientale senza pari in Italia che si ripercuote drammaticamente sulla salute delle persone e sulla qualità della vita oltre che sull’ambiente devastato dai giganteschi insediamenti industriali dell’Ilva.
Le proteste dei cittadini e le conseguenti vicende giudiziarie hanno determinato finalmente l’imposizione di interventi di bonifica ambientale e di protezione dei processi produttivi in modo da creare condizioni di lavoro pulito eliminando l’inquinamento o riducendolo in maniera sostanziale. È necessario investire molto e bene ma questo investimento va considerato una compensazione, se pur minima e tardiva, all’enorme danno procurato alla popolazione e al territorio.
Purtuttavia gli interventi di bonifica vanno progettati non soltanto guardando al risultato tecnico ovvero la riduzione dell’inquinamento da polveri, ma devono anche garantire una qualità progettuale di alto profilo sul piano umano, sociale, ambientale ed architettonico. Il progetto di bonifica deve proiettarsi con lungimiranza su un percorso di riqualificazione creando un’inversione di tendenza attraverso un approccio sistemico ed integrato.
Vorrei fare un esempio concreto con riferimento al progetto per la copertura dei parchi minerari: un’area di oltre 70 ettari di minerali ferrosi e altamente inquinanti esposti ancora (e da decenni) agli agenti atmosferici provocando la dispersione delle polveri su un territorio vastissimo. La bonifica imposta dal ministero obbliga alla copertura dei questa enorme area ma il progetto proposto dall’Ilva prevede comuni coperture di tipo industriale (in sostanza grandissimi capannoni metallici).

Esiste invece un metodo diverso di progettare utilizzando la «green architecture» ovvero immaginando una copertura ecosostenibile dei parchi minerari: un’enorme copertura «verde» costituita da supporti geostrutturali per una vegetazione naturale che costituisca il più grande parco di Taranto. Forse uno dei più grandi parchi d’Italia. Le tecnologie esistono e sono ben collaudate per la realizzazione di tetti giardino e orti urbani con spessori minimi dello strato colturale vegetale che possono sostenere piante mediterranee di vario genere e perfino alberature.
Una siffatta copertura bio-tecnologica, oltre ad impedire la dispersione delle polveri minerali, potrebbe diventare un polmone verde fornendo ossigeno all’ambiente urbano in maniera naturale. Non ha paragone l’effetto estetico e l’immagine di «rinaturalizzazione» che si potrebbe determinare.
Non è fantascientifico immaginare anche di rendere praticabile e fruibile una parte dell’immensa copertura realizzando campetti sportivi e parchi giochi accessibili anche ai cittadini. Il grande parco urbano dovrà integrarsi con la città trasformando una minaccia e un luogo di morte in un luogo che simboleggi la rinascita e la rigenerazione sociale ed ambientale della città.
La bonifica dell’Ilva, sotto la guida della Regione Puglia e soprattutto dei cittadini di Taranto, dovrebbe dimostrare che vi sono metodologie e idee innovative che affrontano la riqualificazione ambientale in modo multidisciplinare guardando con rispetto agli uomini ed alle future generazioni.
Si potrebbe cogliere l’opportunità, sul piano culturale, per spiegare come sia possibile realizzare interventi di bonifica industriale con maggiore attenzione all’ambiente, alla bellezza ed alla qualità architettonica, alla sostenibilità sociale ed economica.
Sarebbe una possibilità di compensazione per l’enorme danno ambientale accusato dalla città di Taranto in questi 50 anni ma è necessario che insieme alla tecnica ed alla burocrazia vi sia grande sensibilità ambientale e una cultura tecnologica al passo con i tempi.
Elio Sannicandro - Presidente regionale del Coni e assessore all’Urbanistica ed alla qualità edilizia di Bari (GdM)

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