lunedì 10 giugno 2013

'Na giungla de panoce, pomodori e...

Come ai tempi della celebre e provocatoria canzone dei Pitura Freska su Marghera, anche Taranto, attraverso i lavori e le proposte dei suoi giovani cittadini, sogna la riconversione dei suoi mostri fumanti (tecnicamente possibile ma culturalmente ed economicamente molto da costruire).
Lasciamoci trasportare da questo sogno accademico.
Benvenuti nella Città del Miracolo!


Riqualificazione dell'area industriale ILVA di Taranto in parco polifunzionale
Tesi di laurea in architettura di Alice Martemucci, Università La Sapienza, Roma 2013.
alice.martemucci@gmail.com



La Conferenza di Rio, svoltasi nel 1992, dichiarò l'emergere delle questioni ambientali come grande tema delle politiche nazionali e internazionali. In tale sede si affermava la necessità di un governo globale per le questioni ambientali planetarie (effetto serra, acidificazione, riduzione dello strato di ozono, tutela della biodiversità). Si richiedeva, inoltre, di integrare gli obiettivi di tutela delle risorse e della qualità ambientale sia nelle politiche territoriali ed economiche nazionali e locali, sia nelle strategie produttive dei gruppi economici. Dieci anni dopo,con la Conferenza di Johannesburg del 2002, sono stati quantificati gli effetti ambientali di un decennio di globalizzazione e analizzati tre risultati relativi all'efficacia delle politiche globali e nazionali, pubbliche e private; al bilancio dello stato delle risorse ambientali e dei rischi; al bilancio degli effetti diretti e indiretti della globalizzazione dei mercati.

Nell'arco dell'ultimo decennio i cambiamenti strutturali dell'economia, la diffusione di nuove tecnologie e lo sviluppo delle politiche ambientali hanno permesso di consolidare il processo di 'dematerializzazione' e di riduzione dell'intensità ambientale dello sviluppo economico avviatosi dalla metà degli anni ‘'70. Tutti i principali indicatori ambientali si sono disaccoppiati dagli indicatori economici. Su scala globale i consumi energetici sono aumentati del 10,5%, le emissioni di Co2 (da soli usi energetici) sono cresciute del 8%, le emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto sono diminuiti, i consumi di ferro sono aumentati del 3% (mentre erano cresciuti del 11% nel decennio precedente).

Nei paesi sviluppati, e soprattutto in Europa, per molti aspetti si è realizzata una riduzione assoluta dei carichi ambientali pari al 4%. Le emissioni atmosferiche, dall'anidride solforosa, agli ossidi di azoto ai metalli pesanti e alle diossine, si sono in tal modo uniformemente e costantemente ridotte. I prelievi idrici, nella gran parte dei paesi europei, si sono ridotti o stabilizzati ed è diminuito il carico inquinante rilasciato nei corpi idrici, nelle acque sotterranee e in mare.

Nel corso di questo decennio, nella gran parte delle regioni dei paesi sviluppati è cambiata la qualità del problema o conflitto ambientale, Ciò grazie alla regolamentazione degli scarichi idrici e atmosferici e allo stesso smaltimento dei rifiuti. Fanno eccezione alcune aree e punti circoscritti come la città di Taranto con l’ILVA, il più grande centro siderurgico d'Europa, la raffineria AGIP, il cementificio Cementir.

Per questo motivo Taranto è una delle città europee più inquinate. L’Ilva di Taranto immette nell’atmosfera un quantitativo di diossina pari al’8,8% del totale europeo, ma non esiste in città alcun sistema di monitoraggio degli inquinanti. Infatti i dati relativi alle morti per neoplasie, a Taranto, sono più che raddoppiati dal 1971 al 1996. I risultati del Dipartimento di Prevenzione della Asl locale, per il quadriennio 1998-2001 nella provincia jonica, registrano circa 1.200 decessi annui, dati che, per le neoplasie polmonari, collocano Taranto fra le Aree del Sud-Italia a maggiore incidenza oltre la media nazionale.

Il 98% del benzo(a)pirene prodotto nell’area industriale, proviene dalle cokerie dell’Ilva. E’, infatti, impossibile pensare ad una compatibilità tra le cokerie ed una città che vive a ridosso dell’industria. A Taranto molte associazioni e comitati, da tempo sostengono la chiusura dell’area a caldo.

Quale può essere la soluzione? L’obiettivo è trasformare i circa 4.000.000 mq dell'area a caldo in un nuovo brano di città che veda valorizzate le proprie straordinarie risorse ambientali.

In quest'area, che si affaccia sul Mar Piccolo, si potrà dunque finalmente dare spazio ed impulso a quella risorsa turistica della Taras magno-greca e della Tarentum latina, visto che molti siti archeologici si affacciano proprio su quello specchio di acqua che potrebbe giovarsi di varie attrezzature: tempo libero,cultura, nautica. Fulcro del progetto è la creazione di un grande Parco delle energie rinnovabili che sarà caratterizzato da edifici di archeologia industriale recuperati a nuovi usi, spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero, attività commerciali, terziarie.

Obiettivi:

1_ La misura dello spazio:

Obiettivo dell'intervento è quello di ristabilire una struttura allo spazio fra le cose, che ne consenta una diversa interpretazione, per conservare la memoria della fabbrica e costruire un nuovo ambiente per attività diverse.

2_ Il rapporto del parco con la città:

La fabbrica esclude la città dal suo perimetro. Le sue leggi sono diverse da quelle di un ambiente urbano, fatto di relazioni, di mediazioni, di lente trasformazioni. La fabbrica assoggetta i terreni alle sue esigenze, piega l'ambiente alle sue dimensioni. Il lavoro da fare per restituire il parco alla città consiste quindi nel ricucire lo strappo che ha causato la fabbrica.

3_Creazione di un complesso di parchi di varie tipologie:

-parchi ricreativi;

-parchi culturali;

-riserve naturali;

4_ Nuove proposte per attività culturali Il recupero dei complessi industriali può condurre all'utilizzo di locali adatti ad ospitare attività culturali e sociali.

TAVOLE DELLA TESI

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