giovedì 13 giugno 2013

All'Ilva di Taranto: stop all'altoforno 2 e all'acciaieria 1

 «Lo stabilimento in mano a un direttoreombra»"? La notizia sulla Gazzetta del Mezzogiorno: vedi sotto!

Sarà per la crisi del mercato, sarà per l'Aia, ma certo è che ai primi di luglio l'Ilva fermerà l'altoforno 2 e l'acciaieria 1.Riportiamo la notizia così come la ritroviamo nei vari giornali on line:

Domenico Palmiotti sul Sole24ore scrive:
Ai primi di luglio l'Ilva di Taranto avrà 2mila degli 11mila addetti complessivi fuori dal ciclo produttivo. Sono esuberi temporanei dovuti alla crisi di mercato dell'acciaio e al calo della domanda. Dopo che l'azienda, nei giorni scorsi, ha fermato di nuovo il Treno nastri 1 (250 unità), adesso si rende necessario bloccare anche l'altoforno 2, l'acciaieria 1, nonchè serie di attività collegate come l'agglomerato e i sottoprodotti. In totale, coinvolti altri settecento-ottocento dipendenti. In particolare l'altoforno 2 si fermerà per tre mesi. Non ci sarà cassa integrazione ma si utilizzeranno i contratti di solidarietà.
Èquesto, infatti, l'ammortizzatore sociale che Ilva e sindacati hanno scelto a marzo, con un accordo al ministero del Welfare, per gestire il delicato momento in cui il ridimensionamento degli ordini si incrocia temporalmente con i lavori di risanamento previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale, lavori che appunto prevedono che si fermino gli impianti dell'area a caldo soggetti a rifacimento. E' già accaduto, ai primi di dicembre, per l'altoforno 1 e per un gruppo di batterie delle cokerie. L'altra fermata importante è prevista all'inizio dell'estate 2014 quando sarà spento, anche qui per lavori, il grande altoforno 5. Solo che ora lo stop dell'altoforno 2 cambia un po' il ruolino di marcia. L'Ilva ha detto ai sindacati metalmeccanici, incontrati stamattina, che approfitterà di questa fermata per anticipare i lavori dell'Aia che avrebbe dovuto fare più in là su quest'impianto. L'azienda spera che prima o poi il mercato riparta e si riprenda in modo da avere in quel momento uno stock di altiforni riammodernati e pronti a produrre. Si vedrà.
Dopo la discussione di oggi, Ilva e sindacati si sono aggiornati al 19 giugno ma non sembrano esserci complicazioni a proposito della nuova fermata. Oltretutto a metà marzo i contratti di solidarietà erano stati sottoscritti per 3749 unità nel 2013 ma sinora sono stati usati per poco più di un migliaio di addetti. Come dire che le parti già prefiguravano un più ampio utilizzo di quest'ammortizzatore sociale. Nel caso specifico, poi, nella "solidarietà" ruotano tutti gli 11mila addetti di Taranto e ciò consente di "spalmare" su più persone gli effetti della crisi. Inoltre, rispetto alla cassa integrazione straordinaria, che era la prima soluzione cui l'Ilva aveva pensato tant'è che l'aveva proposta per un massimo di 6400 unità nel 2014, i contratti di solidarietà si rivelano meno penalizzanti, sotto l'aspetto economico, per i lavoratori interessati.
E intanto oggi gli 11mila dipendenti del sito di Taranto hanno potuto riscuotere in banca lo stipendio di maggio. Già da qualche giorno, per la verità, era certo che gli stipendi sarebbero stati pagati e che non avrebbe creato ripercussioni il sequestro da 8 miliardi di euro sui beni e sui conti della capogruppo Riva Fire ordinato dal gip lo scorso 24 maggio per i danni ambientali provocati dall'inquinamento del siderurgico. Tuttavia, aver potuto materialmente ritirare i soldi della retribuzione per molti ha costituito quella certezza e quella garanzia che si aspettava.
Disinnescata la mina stipendi, lo scenario della fabbrica resta comunque denso di punti interrogativi. Ce ne sono almeno tre: che ne sarà del mercato, visto che la fermata annunciata oggi coinvolge una parte non irrilevante dello stabilimento; come e soprattutto con quali mezzi finanziari andranno avanti i costosi lavori di risanamento ambientale ordinati dall'Aia; infine, come evolveranno sia la battaglia giudiziaria contro il sequestro da 8 miliardi, sia il dibattito parlamentare per la conversione in legge del decreto 61, quello approvato il 4 giugno dal Governo che commissaria di fatto l'Ilva affidandola ad Enrico Bondi, già ad dell'azienda. Proprio contro l'ordinanza di sequestro del gip, domani a Taranto, davanti al Tribunale del Riesame, riprende il "duello" tra Procura e avvocati dell'azienda, tra i quali adesso c'è anche Franco Coppi, il penalista romano noto negli ultimi tempi per aver difeso, proprio a Taranto, Sabrina Misseri, accusata di aver ucciso insieme alla madre la quindicenne di Avetrana, Sarah Scazzi, e per questo condannata all'ergastolo in primo grado.

ed ancora Domenico Palmiotti, sempre sul sole24ore:
TARANTO. Dopo il Treno nastri 1, l'Ilva ferma altri impianti. Ai primi di luglio, e per un periodo di circa tre mesi, stop per l'altoforno 2, l'acciaieria 1, una parte dell'Agglomerato ed una parte dei sottoprodotti, più i servizi collegati. Era nell'aria già da qualche giorno questa fermata, dovuta alla crisi del mercato siderurgico, e ieri mattina il direttore delle relazioni industriali dell'Ilva, Enrico Martino, l'ha ufficializzata ai sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Sette-ottocento lavoratori diventano così esuberi temporanei. E aggiunti ai circa 1.100 che lo sono già, portano complessivamente a 2mila la forza lavoro inattiva. Sul piano produttivo, invece, è come se si fermasse quasi mezza Ilva: un'acciaieria su due, due altiforni su quattro. L'altoforno 1, infatti, era già stato fermato ai primi di dicembre per i lavori di risanamento Domenico Palmiotti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/DnNme

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Mario Diliberto su Larepubblicadi bari.it

La crisi di mercato ferma un altoforno Ilva e un'acciaieria. Mentre a Roma il procuratore Franco Sebastio rilancia il tema del risanamento della grande fabbrica. L’azienda ha annunciato lo stop dell’altoforno numero 2 a partire da luglio nel corso di un incontro con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm. A margine dell’incontro si è appresa anche l’intenzione dell’attuale commissario Enrico Bondi di azzerare il ruolo dei “fiduciari”, uomini della proprietà non alle dirette dipendenze del siderurgico sul cui ruolo sta indagando anche la Guardia di Finanza. La persistenza picchiata delle commesse, invece, ha convinto i manager della grande fabbrica ad anticipare la fermata dell’impianto.

Il blocco di Afo2 comporterà l’esubero di ottocento lavoratori che beneficeranno dei contratti di solidarietà. Così il numero delle tute blu tarantine fuori dal ciclo produttivo salirà in estate a duemila.  Oltre all’altoforno chiuderà a cascata l’acciaieria numero uno. Sull’Afo/2 saranno anticipati i lavori di ristrutturazione previsti dal cronoprogramma dell’autorizzazione integrata ambientale. E proprio sulla ristrutturazione dei reparti inquinanti si è soffermato nel pomeriggio il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio nel corso della sua audizione dinanzi alla commissione industria del Senato. Il magistrato ha fatto riferimento al sequestro record scattato nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale.

“La cifra di otto miliardi e cento milioni di euro sequestrati all’Ilva come equivalente per il risanamento  – ha detto – è una cifra al di sotto della realtà e che a malapena riuscirà a risanare. Solo per costruire le coperture dei parchi minerali – ha spiegato – occorrono svariati miliardi di euro. E questo solo per proteggere le prime abitazioni che sorgono a cento metri”. Il procuratore ha anche smentito che sia stata la città ad andare addosso alla fabbrica, durante il suo sviluppo, come aveva sostenuto anche l’ex premier Romano Prodi.

“Smettiamolo di dire che la città è cresciuta intorno all’Ilva. Il cimitero, ad esempio, – ha specificato – è lì da duecento anni”. Il magistrato ha anche parlato del recente decreto salva Ilva bis sostenendo che “tre anni per i lavori di risanamento sono un periodo troppo lungo” e  ha aggiunto che “in maniera indiretta il decreto rafforza la nostra iniziativa”. Infine ha confermato l’intenzione della procura di "definire l’indagine per disastro ambientale entro l’estate”.







«Lo stabilimento in mano a un direttoreombra»"

L'articolo completo lo trovate in edicola nel giornale. Al momento accontentatevi della versione parziale offerta dalla Gazzetta:
"TARANTO - Mentre l’Ispra, tramite l’ufficiale giudiziario, notifica all’Ilva, ai fini dell’applicazione della sanzione pecuniaria, l’accertamento di ben 11 violazioni all’Autorizzazione integrata ambientale, spunta dalle carte dell’inchiesta «Ambiente svenduto» addirittura un direttore ombra dello stabilimento. Nei trenta faldoni depositati martedì mattina dalla Procura al tribunale del Riesame, chiamato a valutare il ricorso presentato da Riva Fire e Ilva contro il decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Patrizia Todisco, c’è una informativa del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza riguardante il ruolo dei fiduciari all’interno dello stabilimento siderurgico. Il tenente colonnello Giuseppe Micelli ricostruisce nelle sette pagine consegnate alla Procura il lavoro di indagine compiuto sinora tramite perquisizioni e sequestri a Milano, nelle sedi delle due società, e a Taranto, con decine di interrogatori, sostenendo che non solo l’organo di vigilanza ha omesso di assolvere alla funzione ad esso demandata, ovvero segnalando al consiglio di amministrazione le inadempienze dei dirigenti riguardo alla normativa in campo ambientale, tanto che non sono mai stati adottati provvedimenti disciplinari.

Ma c’è di più. Secondo i militari delle Fiamme Gialle, «l’organo di vigilanza dell’Ilva ha adottato senza soluzione di continuità il medesimo comportamento, che esteriormente poteva apparire garantista della posizione dei dipendenti, ma che nella pratica è servito indirettamente a tutelare la posizione dei soggetti posti in posizione apicale». D’altronde la legge 231 del 2001, la cui violazione è stata contestata sia all’Ilva che a Riva Fire, esclude la responsabilità delle società se sono stati adottati modelli organizzativi, di di gestione e di controllo idonei a prevenire reati e se è stato istituito un organismo di controllo interno e autonomo, dotato di poteri di vigilanza». ...






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